Avicoop, società del gruppo Amadori, conferma l’intenzione di chiudere lo stabilimento di Monteriggioni in provincia di Siena, dove lavorano duecento lavoratrici e lavoratori, otto su dieci avventizi a tempo determinato e con un accesso ristretto agli ammortizzatori sociali, possibile solo nel 2025, e dunque ancora più deboli.
Il tavolo di confronto sul futuro dello stabilimento di macellazione e confezionamento di tacchini nel senese, aperto dalla Regione Toscana con la partecipazione di sindacati, istituzioni e proprietà, ieri sera era stato sospeso per una notte e una mattina in attesa di una risposta dell’azienda riguardo le proposte avanzate: prima fra tutte una garanzia, per almeno le prossime tre settimane, sul reddito degli addetti, che da tre mesi lavorano solo un giorno e mezzo a settimana.
"Ieri pomeriggio, mercoledì 12 Giugno - ricostruiscono gli ultimi avvenimenti dalla Regione Toscana -, l’azienda si era presentata al tavolo confermando la chiusura e quindi un abbandono della Toscana da parte del gruppo, presente solo in provincia di Siena. La Regione ha chiesto di sospendere la dismissione del sito e avviare un percorso, serrato, per trovare strumenti e possibilità di garantire la continuità produttiva dello stabilimento e la piena occupazione".
“L’azienda ha motivato la chiusura con la crisi di domanda che riguarda la produzione di tacchino e le perdite dello stabilimento – ha riferito Valerio Fabiani, consigliere del presidente Giani sulla crisi e il lavoro -. La società, che ha sede a Cesena, registra però utili e il bilancio 2022, l’ultimo depositato, ha chiuso l’esercizio con 107 mila euro di saldo positivo”.
La Regione ricorda tra l'altro che il gruppo Amadori, nello stesso anno, ha registrato un fatturato di oltre 1,7 miliardi, il 27,5 per cento in più di ricavi e utili netti per 67,5 milioni di euro.
"Alla richiesta di mantenere i livelli salariali e occupazionali attuali a piena produzione, per il tempo necessario ad individuare un percorso di riqualificazione - riferiscono ancora da Regione Toscana -, l’azienda ha risposto offrendo, per i tempi determinati, quattrodici giornate pagate nel prossimo cedolino, come anticipo su luglio e una tantum. Proposta irricevibile a detta dei sindacati, che oggi si sono riuniti in assemblea con i lavoratori: la proposta, aggiungono, lascia ancor di più l’amaro in bocca visto che la controparte è un’azienda leader di Italia il cui gruppo si vanta, a fini pubblicitari, di una salda responsabilità sociale d’impresa”.
“Chiudere una stabilimento come quello di Monteriggioni - così Stefania Saccardi, vicepresidente regionale -, avrà ricadute negative sull’attività agricola di una parte importante della Toscana: il nostro impegno è a salvaguardare produzione e tutela del territorio”
“Quella chiesta all’azienda sugli stipendi – ha quindi commentato Fabiani – era una misura di sostegno da avviare parallelamente ad un percorso, auspicato anche da Comune e Provincia, per garantire la continuità produttiva ed occupazionale, piena, in un territorio fragile: esplorando anche nuove possibili soluzioni industriali, con la Regione pronta a dare il proprio supporto in una riconversione del sito ma con un impegno forte anche di Amadori e dell’azienda, per la responsabilità sociale che un’impresa ha”.
“La risposta purtroppo – hanno riferito Fabiani e Saccardi - è stata nei fatti una chiusura e una non disponibilità. Ne prendiamo atto, con rammarico. Il tavolo e l’impegno a trovare una soluzione da parte nostra chiaramente rimangono e chiederemo adesso di poter parlare direttamente con i vertici del gruppo Amadori”.
Sul tavolo rimane la ricerca di ammortizzatori sociali per il futuro e il mantenimento in attività del sito. Fabiani però avverte: “Con la chiusura di Monteriggioni si potenzierà probabilmente l’attività nello stabilimento di Cesena: di fatto una delocalizzazione, che la legge proibisce”.
Le maestranze saranno in sciopero il prossimo 20 giugno con un presidio davanti alla sede Amadori di Cesena. Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil Siena, insieme a Cgil, Cisl e Uil, non escludono di adire anche le vie legali.
A seguito dell'incontro in Regione, la sindaca di Siena Nicoletta Fabio ha espresso, a nome di tutta l’amministrazione, "la massima solidarietà verso le duecento lavoratrici e lavoratori costretti a restare senza lavoro dopo una vita intera dedicata ad un’azienda punto di riferimento del territorio”.
“Questa decisione – ha aggiunto– è contraria ai riscontri e alle risultanze successive agli incontri istituzionali con azienda e sindacati e rappresenta dunque una rottura con le stesse istituzioni del territorio, che si erano impegnate in un percorso condiviso di riconversione del sito produttivo, assieme ai lavoratori. Siamo vicini ai lavoratori e alle loro famiglie e garantiamo la massima attenzione su questa dolorosa vicenda, che mette in grande difficoltà duecento famiglie da un giorno all’altro”.
Fonte: Ufficio Stampa - Regione Toscana
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