Rimettere il Comune al centro delle politiche abitative di Firenze, recuperando gli oltre 800 alloggi popolari oggi sfitti per carenza di manutenzione e dando vita ad una pianificazione che consenta di ottenere 5mila nuove case pubbliche entro i prossimi 5 anni.
Tutto questo attraverso la costituzione di una società benefit interamente pubblica, non quotata in borsa, che recuperi le risorse necessarie attraverso strumenti di finanza a impatto sociale.
Sono questi gli obiettivi e i pilastri sui quali si fonda la strategia per la casa pubblica lanciata dalla candidata sindaca di Firenze Democratica alle prossime elezioni amministrative, Cecilia Del Re, e illustrata nel corso di una conferenza stampa tenutasi presso la libreria Brac.
Un progetto sviluppato in collaborazione con il professore di Economia applicata presso l’Università di Firenze, Nicolò Bellanca, e con un gruppo di ricercatori accademici riuniti nell’associazione MetroPolit, che prende a modello quanto accade nella città di Vienna dove metà della popolazione abita in case pubbliche, con affitti calmierati e dove si realizzano mediamente 6mila nuovi alloggi pubblici ogni anno.
“Per affrontare un’emergenza complessa come quella abitativa – sottolinea Del Re -, che a Firenze non interessa più solo le fasce meno abbienti della popolazione ma anche parte del ceto medio, bisogna fare ricorso a strumenti innovativi. Occorre cambiare visione, passando da un Comune che gestisce le case popolari, a un Comune che si occupa di sviluppare la casa pubblica”.
“Dobbiamo cominciare a pensare Firenze come una metropoli europea – aggiunge la candidata sindaca -. Nella nostra Città metropolitana abbiamo bisogno di circa 1000 alloggi pubblici l’anno, dal costo medio di 100mila euro ciascuno. Questo significa lavorare per raccogliere e investire 500 milioni di euro nei prossimi cinque anni. Per farlo è necessario costituire una società benefit interamente pubblica e partecipata dal Comune di Firenze che sappia intercettare finanziamenti pubblici e privati e generare un impatto positivo sulla nostra città. Una società dalla quale, lo dico con chiarezza, la politica dovrebbe stare fuori, per non trasformarla nell’ennesimo carrozzone o poltronificiio”.
“Cinque anni fa – sottolinea il professor Bellanca - scrissi un documento firmato da altri 9 colleghi dove proponevamo l’idea della Grande Politica, capace di discontinuità anche per la capacità di reperire adeguate risorse. Un Green New Deal per Firenze. Quell’idea è stata adesso ripresa e perfezionata. Credo che possa costituire una delle poche novità dell’asfittico dibattitto cittadino”.
La Società Benefit vedrebbe il Comune di Firenze come socio di maggioranza e alcuni soci di minoranza come la Cassa Depositi e Prestiti e l’European Investment Bank, avrebbe la forma giuridica di una spa e potrebbe proporre al mercato Social Impact Bond in grado di razionalizzare la spesa e gli investimenti pubblici. Con questo modello, infatti, il Comune inizia a pagare un servizio soltanto dopo che esso ha superato un certo livello di performance; gli investitori quindi guadagnano solo se si realizza un’adeguata qualità, in caso contrario riprendono solo il capitale versato. Lo scopo è di riuscire a far impegnare su progetti fiorentini anche investitori istituzionali come i fondi pensione, i fondi comuni d’investimento e le compagnie d’assicurazione, oltre ai comuni cittadini. Questi ultimi inoltre, acquistando i social bond emessi, otterranno dal Comune l’esonero della quota municipale dell’IMU, sviluppando così un circolo virtuoso in grado di riportare i cittadini al centro delle politiche abitative pubbliche.
“Per arrivare a mille alloggi l’anno – conclude Del Re - si dovrà puntare sia sul recupero del patrimonio esistente, penso alle potenziali abitazioni della Caserma Lupi di Toscana e agli 800 alloggi sfitti per mancanza di manutenzione. Ma si dovrà anche provvedere all’acquisto di nuove abitazioni, possibilmente in centro, per fermare la turistificazione e lo spopolamento dell’area Unesco, e alla loro realizzazione ex novo, nell’ottica di riqualificare alcune zone della Città metropolitana. Si tratta di una strategia ambiziosa che punta a passare dal modello della casa popolare a quello della casa pubblica. Un salto culturale che metterebbe Firenze alla pari delle più virtuose capitali europee”.
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