“Per non dimenticare e tenere vivo il ricordo delle vittime della strage di Pratale, uno dei 5872 episodi italiani di eccidi di civili perpetrati dalla ferocia nazifascista, occorre prima conoscere, studiare, avere consapevolezza dei fatti, degli accadimenti che segnarono la nostra storia e ne delinearono il patrimonio identitario, continuare a raccontare il dolore condiviso di un’intera comunità vuol dire valorizzare le radici, le origini, la memoria storica senza la quale non esiste futuro”.
Così Marco De Paolis, Procuratore generale militare presso la Corte militare d'appello di Roma, si è rivolto agli studenti e alle studentesse dell'Istituto comprensivo “Don Lorenzo Milani”, riuniti ieri nell’Auditorium della scuola secondaria di primo grado “Il Passignano” di Tavarnelle Val di Pesa. L’incontro è una delle iniziative organizzate dal Comune nell’ambito del conferimento della medaglia d'oro al merito civile per i fatti di Pratale e il lavoro svolto negli anni dal Comune per l’attività puntuale ricerca, valorizzazione e diffusione della memoria sulla strage e coinvolgimento della comunità, avvenuto lo scorso 9 aprile presso la sede della Prefettura Firenze.
Il Procuratore De Paolis è stato invitato dall’amministrazione comunale in questa prestigiosa occasione che si è conclusa poche ore fa con l’apposizione della medaglia d’oro al gonfalone del Comune in piazza Matteotti, riconoscimento nazionale conferito nei giorni scorsi dal Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella, attraverso il Prefetto di Firenze Francesca Ferrandino al sindaco. Il procuratore ha svolto un ruolo fondamentale nell’individuazione dei presunti responsabili della strage di Pratale che ha tolto la vita a dodici contadini in una radura tra le colline del Chianti, fucilati a colpi di mitraglie da soldati nazisti in ritirata.
“Il mio lavoro per la strage di Pratale, consumata il 23 luglio 1944, in prossimità di Sambuca Val di Pesa, è scaturito dalla volontà dell’amministrazione comunale che voleva far luce sull’efferatezza di questo episodio, - racconta - nel 2012 ricevetti una lettera da parte dell’allora sindaco del comune di Tavarnelle Val di Pesa e da quel momento iniziai ad attivare un percorso di indagini e ricerche negli archivi italiani e tedeschi che in due anni hanno portato all’accertamento giudiziario di alcuni militari che appartenevano al reparto che ha compiuto la strage”. Grazie all’indagine del Procuratore si resero noti i nomi, le generalità e i gradi dei militari appartenenti alla Compagnia coinvolta nell’eccidio. Si tratta di una squadra alle dipendenze della seconda Compagnia del dodicesimo Reggimento, quarta Divisione Cacciatori Paracadutisti. Il comandante della quarta divisione era il generale di Brigata Trettner Heinrich, nato il 19 giugno 1907 a Minden (Germania), mentre il comandante del dodicesimo Reggimento era il maggiore Timm Eduard, nato il 15 febbraio a Konigsberg (Germania).
“L’indagine – precisa - ha permesso di individuare prima il reparto autore dei fatti, poi la struttura e la composizione dei compartimenti militari e infine i presunti responsabili”. I militari individuati quali appartenenti al reparto autore dell’eccidio con incarichi di comando e che erano stati indagati come presunti responsabili dei crimini, sono: Bruno Wittenauer, nato il 19 giugno 1919 a Gernsbach (Germania), Tenente-Comandante; Rudolf Kurz, nato il 29 giugno 1916 a Kiel (Germania), Sottufficiale aspirante Ufficiale, comandante di squadra; Bernhard Schulze-Holtenhausen, nato il 15 maggio 1922 a Reken (Germania), Caporalmaggiore; Herbert Flessenkemper, nato il 21 gennaio 1918 a Wuppertal (Germania), paracadutista; Georg Ogorek, nato il 10 giugno 1917 a Breslau (Polonia), paracadutista; Rudolf Moser, nato il 26 febbraio 1919 a Alpbach (Austria), paracadutista.
“Nonostante la loro individuazione e le prove raccolte – tiene a sottolineare il Procuratore - per essi non è stato tuttavia possibile celebrare un processo poiché erano tutti già deceduti al momento in cui è stata condotta l’indagine”
La strage è nata da un disegno di guerra che rispondeva ad una puntuale direttiva di combattimento e ad una strategia di imbarbarimento dei metodi di guerra messi in atto dai nazifascisti, un atteggiamento spietato contro la popolazione locale, fatto di istigazione alle atrocità, secondo il quale i civili erano considerati nemici alla stregua dei militari e che mirava esclusivamente a seminare terrore e stroncare ogni atto di resistenza.
“Il dolore dei familiari non va in prescrizione, non può essere cancellato - continua - e non può essere certamente placato dalla conoscenza di questa verità ma sapere i nomi di coloro che tolsero la vita ai dodici contadini, portando alla devastazione di intere famiglie, sostiene e incoraggia il compito che siamo chiamati a realizzare e a difendere tutti i giorni: promuovere conoscenza e memoria e trasmetterla alle nuove generazioni”.
Alla presenza di Mirella Lotti, del sindaco, dell’assessore alla Cultura e della dirigente scolastica Anna Maria Pia Misiti, il Procuratore ha parlato ai ragazzi a cuore aperto e con commozione rispondendo anche alle tante domande e sollecitazioni degli studenti. “Tra i 500 procedimenti che ho portato avanti in quindici anni di attività non ho mai incontrato militari che abbiano mostrato segni di pentimento, - ha rivelato agli studenti – hanno tutti rivendicato la barbarie dei crimini compiuti, una drammatica constatazione che ha evidenziato la radice e la presenza diffusa di quel disvalore che nel secondo conflitto mondiale fu all’origine di misfatti, sofferenza, morte, dolore, ed è la disumanità, la volontà di affermare se stessi e il senso di superiorità rispetto all’altro con la violenza, la crudeltà, la spietatezza”. “Le indagini sono state tutte complesse e hanno richiesto un impegno considerevole da parte mia, un lavoro al quale ho dedicato tanti anni della mia vita, la Toscana e l’Emilia Romagna sono le regioni che registrano il maggior numero di crimini nazifascisti nel secondo conflitto mondiale, una delle stragi che mi ha colpito di più è quella di Sant’Anna di Stazzema – prosegue – è stata la più difficile da affrontare per l’entità della tragedia collettiva e la drammaticità delle testimonianze che sono state lancinanti”. Sono 4mila le vittime civili e circa 200 le stragi che la Toscana annovera nell’estate del 1944.
Nella stessa giornata di ieri, oltre al libro per ragazzi edito da Mondadori “L'uomo che dava la caccia ai nazisti. Le indagini su Marzabotto, Sant' Anna di Stazzema e le altre stragi compiute durante la guerra”, il Procuratore ha presentato nella rinnovata biblioteca comunale “Ernesto Balducci” di Tavarnelle il volume “Caccia ai nazisti Marzabotto, Sant'Anna e le stragi naziste in Italia: la storia del procuratore che ha portato i colpevoli alla sbarra”, accompagnato dalla prefazione di Liliana Segre (Rizzoli, 2023).
MARCO DE PAOLIS
Marco De Paolis è procuratore generale militare presso la Corte militare d’Appello di Roma. Magistrato militare dal 1988, dal 2002 al 2008, è stato procuratore militare capo a La Spezia, e dal 2010 al 2018 ha diretto la Procura Militare di Roma. Tra il 2002 e il 2018 ha diretto le indagini su oltre 500 procedimenti per eccidi di civili e militari italiani commessi dopo l’8 settembre 1943, portando a giudizio 17 processi e ottenendo 57 condanne all’ergastolo per i responsabili delle più gravi stragi compiute in Italia e all’estero durante la Seconda guerra mondiale. De Paolis è stato il giudice che ha dato il via alle investigazioni e alle indagini sulla base di centinaia di fascicoli che per 30 anni erano rimasti chiusi nel cosiddetto Armadio della vergogna, contenente dati, storie, nomi, testimoni, fotografie relative agli eccidi nazifascisti che coprirono di sangue l'Italia nel periodo 1943-1945.
Fonte: Ufficio Stampa Associato del Chianti Fiorentino
Notizie correlate
Tutte le notizie di Barberino Tavarnelle
<< Indietro