Ancora una svastica a Montespertoli, sulla bandiera della pace: è il secondo episodio

Ancora una visita sgradita per l'associazione Prima Materia di Montespertoli: all'alba di giovedì 7 marzo una nuova svastica sventolava sui colori della bandiera della pace affissa alla rete del giardino. La bandiera era stata la nostra risposta colorata all'imbrattamento dello striscione “Restiamo Umani” sullo sfondo della bandiera palestinese, che era stata vandalizzata una settimana fa con due svastiche di vernice e quindi requisita dai Carabinieri.

Sporta la seconda denuncia, si riconfigura il reato di apologia del nazifascismo e la bandiera è stata requisita, ancora una volta, come oggetto del reato. Tre svastiche in una settimana su messaggi piuttosto comuni di pace e umanità. Noi non giochiamo a guardie e ladri e non ci interessa scoprire se sia l'opera di un balordo, di un ragazzino annoiato, di un estremista politico o di un gruppo organizzato (o di una -); non spetta a noi giudicare chi l'ha realizzata. Non condanniamo l'atto in sé, imbrattare un messaggio semplice e diretto da cui si può dissentire.

Ciò che deploriamo è l'utilizzo di un simbolo volgare, violento, che esprime ignoranza e che forse, più che una reale presa di posizione politica, tradisce una forma di debolezza o di mancanza di argomenti. Siamo un'associazione che si occupa di comunità e di musica, crediamo nel valore sociale dell'accoglienza e dell'inclusione, siamo abituati ad ascoltare ed integrare voci talvolta anche dissonanti, facendone la ricchezza del nostro repertorio di diversità e molteplicità. Siamo però anche profondamente antifascisti e antirazzisti, non tolleriamo la sopraffazione e non giustifichiamo in alcun modo il riferimento a modelli e simboli che inneggiano all'odio sociale e tanto meno all'antisemitismo. Qui non si tratta di “rievocazione storica”, questo è un becero insulto a chi ha lottato e lotta quotidianamente per libertà, rivendicazioni e diritti che troppo facilmente vengono negati. Qui si tratta di fare educazione e informazione di livello elementare, prima ancora che lotta politica. La giornata di oggi, 8 marzo, ci ricorda che la tensione collettiva verso la giustizia sociale, l'equità, la libertà e l'autodeterminazione non può allentarsi un solo momento, pena l'arretramento.

Che il rischio più grande che corriamo è di vedere “normalizzate”, quindi neutralizzate e infine calpestate, le conquiste frutto di mobilitazioni e sacrifici, qui come nel resto del mondo. E con queste la nostra capacità di riconoscere un'ingiustizia anche quando si consuma sotto i nostri occhi. Non si tratta solo di donne ma anche di minoranze sociali, gruppi razzializzati, comunità in lotta e via dicendo. In una parola, di umanità. Per questo, al gesto che più che un'intimazione o una minaccia pare una mera provocazione, rispondiamo con un invito: se lì dietro si cela un'obiezione o un dissenso, che si trovino altre forme d'espressione e perché no, di confronto. Prima Materia vorrà ribadire la sua posizione e il suo impegno sociale e siamo sicuri che non saremo soli: stiamo programmando un'iniziativa che coinvolgerà il corpo antifascista del nostro territorio per dare voce a questo sentire comune e condiviso.

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