E’ davvero sconcertante che la sinistra voglia cancellare la libertà di espressione e di opinione nel nome dei diritti civili, come intende fare rimuovendo i legittimi manifesti dell’associazione Pro Vita e Famiglia onlus a Pisa. Si può essere d’accordo o meno con quanto sostiene lecitamente un‘associazione, un partito, una persona ma non si può, in democrazia, imbavagliarne le opinioni in quanto sgradite, come se fossimo in Unione Sovietica”. E’ quanto dichiarano l’europarlamentare leghista Susanna Ceccardi e la capogruppo della Lega in Consiglio Regionale della Toscana Elena Meini.
“Quando qualcuno alza il dito e dice ‘nessuno spazio deve essere concesso a chi non è d’accordo con me’, ci troviamo di fronte a una pericolosa deriva censoria che mette a rischio la nostra libertà di pensiero e di parola e ci rimanda a tempi bui - spiegano Ceccardi e Meini -. Una deriva censoria che questi seguaci dell’ideologia woke e della cancel culture purtroppo incarnano alla perfezione, con la loro intolleranza e il loro odio nei confronti di chi non è disposto a obbedire alla dittatura delle minoranze e ai nuovi, illuminati canoni del politicamente corretto, usati come una clava contro chiunque non sia allineato al pensiero dominante”.
“Tra l’altro è incomprensibile che la difesa della famiglia e della natalità possa essere valutata come un messaggio violento e sbagliato, tanto più in questi tempi di crisi demografica così profonda - aggiungono le due esponenti leghiste-. Noi auspichiamo che ci siano più campagne dei Pro Vita e Famiglia in tutte le città toscane e italiane e che Pisa non segua il pessimo esempio di Firenze e si dimostri una città libera, aperta, davvero democratica, in cui tutti hanno diritto di esprimere la propria visione e il proprio pensiero su qualunque tema, naturalmente nel rispetto della legge”.
"I manifesti antiabortisti di Pro Vita e Famiglia rappresentano ancora una volta un esempio di propaganda offensiva e colpevolizzante nei confronti delle donne, un attacco alla legge 194 sulla maternità consapevole, una forma di violenza psicologica". A dichiararlo è Alessandra Nardini, assessora regionale della Toscana alle pari opportunità, commentando la campagna di affissioni dell'associazione nel comune di Pisa e in provincia, nei comuni di Pontedera, Cascina, Lajatico e Peccioli. Prosegue Nardini: "Non si tratta di libertà di espressione, ma di chiedersi se è tollerabile che questi messaggi siano veicolati utilizzando perfino spazi di affissione pubblica, messaggi volti a minare l'autodeterminazione delle donne e un diritto faticosamente acquisito come quello all'interruzione volontaria di gravidanza e a decidere del proprio corpo. Per questo - conclude Nardini - credo che il sindaco di Pisa e i sindaci degli altri Comuni coinvolti dalle affissioni di questi manifesti dovrebbero rimuoverli, come richiesto anche dalle donne della CGIL e dello SPI e da altri esponenti politici locali. L'associazione in questione è nota per le sue aggressive campagne antiabortiste e per la crociata contro la cosiddetta ideologia gender, firmando in passato manifesti che ritraevano un bambino forzato a truccarsi. Evidentemente, c'è chi decide di dedicare la propria vita a rovinare quella degli altri, attaccando libertà e diritti. Sono fermamente convinta che a disposizione di questa deprecabile missione non debbano assolutamente essere messi a disposizione gli spazi pubblici".
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