Sanremo è musica, ma pure polemica. Il palcoscenico musicale più importante d'Italia riverbera messaggi in ogni parte del nostro Paese, non sempre con segnali d'approvazione. È il caso del sindaco di Castelfiorentino Alessio Falorni che in un lungo post su Facebook ha voluto dire la sua dopo una dichiarazione del rapper Dargen D'Amico, in gara al Festival con Onda Alta. Non è stata la presa di posizione sul 'cessate il fuoco' a Gaza a far decidere di scrivere la lunga lettera aperta ("del tutto condivisibile"), ma una frase a metà, che però ha toccato nel profondo l'amministratore pubblico: "Ho fatto tante ca**ate, ma non ho mai pensato di avvicinarmi alla politica".
Ecco la risposta di Falorni:
"Mentre sulla mia scrivania passano problemi che vanno da aree sotto disastro idraulico, a famiglie disagiate del territorio, non posso non riflettere sul fatto che in realtà dovrebbe essere considerata una frase schifosa, in un Paese che voglia dirsi civile e in un mondo che conservi un minimo di serietà. Abbiamo in Italia avallato, con alterne vicende partitiche, una idea assolutamente malsana per la quale la politica sarebbe questa attività semi o totalmente illecita, gestita da piccoli uomini che perseguono attraverso frasi roboanti di richiamo ai valori, i propri altrettanto piccoli interessi personali.
In realtà, è una idea che può essere avallata solo da un piccolo popolo.
La politica, cioè l'occuparsi della POLIS, della comunità, in tutte le sue sfaccettature, prendendone in carico problemi e risolvendoli, dovrebbe essere considerata una delle più nobili attività, forse la più nobile in assoluto. [...] Abbiamo lasciato che di questa nobile attività se ne occupassero gli uomini più ignobili, e di questo, caro Dargen D'Amico, siamo complici esattamente come per te siamo complici delle morti nel Mediterraneo.
Perché è esattamente con questi messaggetti del ca**o, sparati nell'aere su un palcoscenico nazionale come Sanremo, giusto per grattare la pancina al "pueblo", che convinciamo i cittadini, soprattutto quelli futuri, che questa attività vada fuggita come la peste. Che se ne debba occupare "qualcun altro", in quanto non ci riguarda. Ed è esattamente per questo motivo che gli unici a occuparsene restano proprio solo e soltanto i piccoli uomini con proprio personale tornaconto.
Gli effetti di questo sono sotto gli occhi di tutti. Ed è un calcio in bocca a quella generazione, quella di mio nonno, partigiano che per la Resistenza ci rimise sette centimetri di gamba, che invece la politica la metteva anche nel caffellatte, perché sapeva che era lo strumento per cambiare il mondo.
Io vorrei, amico Dargen, che non ti dovessi vergognare di fare politica, ma anzi tu ne facessi più spesso (come in effetti l'hai fatta con la tua prima esternazione), te e come te tutti quelli che questa idea malsana la coltivano e la avallano a ogni piè sospinto. Mi divertirei di più anche io, invece di vederla praticata solo dalle medesime facce, in Italia, che conducono ai medesimi risultati mediocri. Avremmo idee meno stereotipate, e quindi più profonde, su ciò che non va, e anche su quel che davvero possiamo fare per provare a cambiarlo. Ne risulterebbe un Paese migliore. Ma mi rendo conto che non sia, paradossalmente, politicamente corretto far notare quanto ho scritto. Anzi, che risulti pure un po' palloso. Quindi, avanti con questi teatrini, e questo pensiero debolissimo, a uso e consumo dei gonzi".
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