Amianto nel Pisano, Enel condannata: deve risarcire gli eredi di una dipendente deceduta

Lavorò dal 1969 al 1983 alle centrali di Serrazzano e Larderello, nel comune di Pomarance. Ventisei anni dopo il pensionamento, nel gennaio 2017, le venne scoperto un mesotelioma pleurico epiteliomorfo che, dopo mesi di agonia, nel settembre dello stesso anno, la portò alla morte a 81 anni. Adesso per la famiglia di Luigia Cheli arriva una novità: Enel dovrà corrispondere un risarcimento pecuniario, dato che Cheli è rimasta esposta all'amianto per quattordici anni.

Il tribunale di Roma ha condannato Enel per la morte da mesotelioma, causato proprio dalla presenza di amianto. Luigia Cheli lavorò alle centrali "con varie mansioni, da addetta alle pulizie delle turbine, dei trasformatori (di vapore in energia), e della sala macchine, che avvenivano quando i macchinari erano aperti a stretto contatto con le polveri di amianto, presenti anche nei magazzini generali e nella mensa aziendale, essendo i forni coibentati con il pericoloso minerale". Luigia Cheli aveva anche il compito di lavare le tute degli operai e rammendare e imballare le balle e i contenitori di borace.

Lo rende noto l'Osservatorio nazionale Amianto: all'erede e figlia della vittima, Daniela Barsotti, assistita in giudizio dal presidente dell'Osservatorio, avvocato Ezio Bonanni, sarà corrisposta la somma di 130.642 euro come risarcimento.

Cheli era nata nel 1936 a Volterra e abitava a Monteverdi Marittimo). Nell'istruttoria della causa è emerso che l'amianto era presente in diversi comparti sia nella centrale geotermica di Larderello, la prima al mondo ad aver sfruttato l'energia geotermica nella produzione di elettricità, che in quella di Serrazzano, "e che la signora Luigia fu esposta alla fibra killer e tenuta all'oscuro della lesività delle fibre e della loro capacità di provocare cancro".

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