Il Governo, togliendo il Rdc-Reddito di cittadinanza, ha introdotto il Sfl-Supporto Formazione Lavoro (per i cosiddetti occupabili, dallo scorso settembre; si vincola l’erogazione di 350 euro mensili all’obbligo di iscrizione e frequenza a corsi di formazione professionale) e l’Adi-Assegno di inclusione (per i non occupabili, dal prossimo gennaio). La scelta di togliere il Rdc è figlia di una mancanza totale di confronto con le parti sociali. La Cgil ha criticato aspramente la decisione. E ora i risultati sono quelli che si temevano: per il Supporto Formazione Lavoro (rivolto ai cosiddetti occupabili) il sistema non funziona, tra persone bisognose lasciate senza sostegni, confusione, disorientamento e sistema della formazione che non dà sbocchi lavorativi; l’Assegno di Inclusione (rivolto ai non occupabili) darà ossigeno solo a metà delle 2.500 famiglie fiorentine che avevano il Rdc. “Si conferma che questa è una operazione di cassa, il governo ha fatto cassa sui più poveri. Hanno tolto quello che c’era a loro sostegno e non hanno preparato nulla, scaricano sugli enti locali e non sono nemmeno in grado di offrire una opportunità di lavoro. Siamo molto preoccupati per l’inevitabile crisi ed emergenza sociale che investirà il nostro territorio, proveremo a coinvolgere gli Enti Locali per provare a costruire una rete che salvaguardi le famiglie dallo spettro di trovarsi in mezzo ad una strada”, dicono Cgil Firenze, Sol Cgil Firenze, Inca Cgil Firenze.
SUPPORTO FORMAZIONE LAVORO
Agli sportelli Cgil a Firenze per attivare le procedure per il Sfl si sono rivolte 140 persone. In una analisi a campione su 50 di essi, è emerso che, a fonte dell’attivazione dei corsi, solo una minoranza ha ricevuto l’assegno; il resto si trova senza sostegno economico alcuno da più di tre mesi, anche nel caso di richieste che hanno tutte le caratteristiche per essere accolte.
Si nota che l’attivazione dei corsi è rallentata dall’ampiezza del catalogo, ovviamente più ampia è l’offerta e più difficile risulta il raggiungimento del numero minimo di allievi per corso. Si consideri che l’offerta a catalogo del Gol (Garanzia Occupabilità per i lavoratori) per la Toscana a settembre ammontava circa 2mila corsi corsi. E’ stata rilevata la soddisfazione degli allievi che già stanno frequentando per la qualità della formazione, ma anche una forte insoddisfazione per la mancanza di sbocco lavorativo a fine percorso.
Anche questa volta l’offerta formativa, nonostante i tentativi fatti anche dalla nostra Regione, non è stata tagliata sulla persona ma prevalentemente sulle esigenze delle imprese, che considerano erroneamente le cittadine e i cittadini che si rivolgono ai Centri per l’Impiego come soggetti sui quali è inutile investire. Incentivi e flusso di denaro verso le imprese non hanno prodotto il risultato annunciato in termini di aumento dell’occupazione.
Si registrano poi una grande confusione e disorientamento tra le persone coinvolte, che seguono con difficoltà (o non riescono a seguire) le procedure farraginose che collegano l’erogazione del sostegno, tanto necessario quanto insufficiente per i loro bisogni vitali, all’attivazione di corsi non sempre è possibile ritagliare sulla condizione della persona. L’obsolescenza delle competenze in effetti è solo una tra le cause delle nuove povertà.
Suscita tristezza il fatto che l’offerta formativa, finalmente sufficiente a coinvolgere la popolazione nel suo insieme, sia stata collegata a un aiuto economico scarso ma necessario per tante persone escluse dal mercato del lavoro per età, condizione personale, salute, bassissimo reddito.
Dei 50 casi di persone analizzate, fino a oggi solo due hanno dichiarato di essere tornate al lavoro: la prima grazie a un progetto dei servizi sociali, la seconda grazie alla mediazione del Centro per l’impiego. Ci chiediamo quale risultato abbiano portato le Agenzie per il Lavoro coinvolte in termine di contratti attivati, l’unica performance che conti qualcosa per chi non lavora e non ha reddito. Il coinvolgimento dei privati nei servizi pubblici per l’impiego non ci ha mai convinto: le Agenzie per il lavoro legittimamente lavorano per i propri clienti privati, che non hanno tra i loro scopi fondamentali l’inclusione lavorativa delle fasce più deboli della società, come gli ex percettori di reddito di cittadinanza. Questo conferma che la sostituzione, per i cosiddetti occupabili, del reddito di cittadinanza con una misura di sostegno alla formazione non ha funzionato.
ASSEGNO DI INCLUSIONE
Stessa drammatica sorte potrebbe riguardare coloro ai quali scade il Reddito di cittadinanza il 31 dicembre, e si trovano entro la fine dell’anno a richiedere la misura sostitutiva dell’Assegno di Inclusione in quanto non occupabili. Sono presenti molte criticità sia operative ma soprattutto sociali. L’assegno di inclusione interessa lascia scoperti quasi un milione di cittadini a livello nazionale che prima erano tutelati dal reddito di cittadinanza. Nell’area metropolitana fiorentina si sono rivolte alla Cgil circa 2.200 famiglie che percepivano il Rdc: si stima che meno della metà di queste avranno diritto all’Adi.
LA RIFLESSIONE
Si conferma ancora una volta che la mancanza in Italia di politiche di sviluppo incentrate sulla persona, e sulla buona qualità del lavoro tutelato, non possono essere sostituite da decisioni ideologiche e opportunistiche condizionate dai desiderata dell’impresa. Era un sacrosanto dovere della politica costruire un sistema universale di sostegno al reddito che tenesse conto della condizione complessiva della persona nella società reale, ma di fatto è stato smantellato anche quello che seppur con molte criticità avevamo.
Cgil Firenze, Sol Cgil Firenze, Inca Cgil Firenze
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