La sua scoperta sui quasicristalli "rappresenta la Toscana che vuole scommettere sul futuro". È lo scienziato italiano e tra i primi 10 al mondo, che ha contribuito alla descrizione del più alto numero di nuovi minerali
È stato assegnato a Luca Bindi, professore di mineralogia presso l’Università di Firenze, dove è anche direttore del Dipartimento di Scienze della Terra, il Premio Pianeta Galileo 2022-2023 per "il suo significativo impegno nella divulgazione scientifica, in particolare nella diffusione delle conoscenze acquisite nella ricerca di un primo quasicristallo naturale".
A consegnargli il riconoscimento questa mattina (giovedì 14 dicembre), nell’Aula Magna del rettorato dell’Università di Firenze, il presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo. Alla cerimonia sono intervenuti i componenti del Comitato scientifico di Pianeta Galileo, Stefano Campi, professore delegato del rettore dell’Università di Siena, Antonella Salvini e Alessandro Marconi, professori dell’Università di Firenze, oltre alla prorettrice dell’Università degli Studi di Firenze, Ersilia Menesini, al prorettore alla didattica dell'Università di Pisa Giovanni Paoletti e a Gabriele Marini, dirigente tecnico dell’Ufficio scolastico regionale. Presenti in sala le classi 3^H e 5^A del Liceo scientifico e linguistico Rodolico di Firenze e la classe 3^E dell’I.I.S. Tito Sarrocchi di Siena.
"Col Premio Pianeta Galileo il Consiglio regionale vuole avvicinare le ragazze e i ragazzi al mondo della scienza – ha affermato Mazzeo – . Il professor Luca Bindi, con le sue ricerche, in questi anni ha portato in alto il nome della Toscana nel mondo: la sua scoperta del 2009 sui quasicristalli ha avuto una grandissima risonanza nel mondo scientifico internazionale e rappresenta qualcosa di unico, rappresenta la Toscana che vuole scommettere sul futuro". "È bello che oggi ci siano qui tante ragazze e tanti ragazzi – ha continuato Mazzeo - che possono prendere come esempio il lavoro che il professor Bindi ha portato e sta portando avanti. Con il premio Pianeta Galileo andiamo nelle scuole secondarie superiori a raccontare quanta bellezza c'è nella scienza, quanto è importante conoscere e approfondire per essere donne e uomini più liberi".
"Sono veramente onorato per questo premio – ha detto Luca Bindi - . Nella mia carriera scientifica mi è capitato spesso di ricevere riconoscimenti, ma questo mi colpisce particolarmente sia per l'università che rappresento, sia perché è rivolto alla divulgazione, un’attività che reputo fondamentale per un docente". "Negli ultimi 15 anni – ha aggiunto - ho tenuto quasi 500 conferenze, dalle più grandi università americane alle scuole medie, rendendomi conto come concetti estremamente complessi, se trasmessi opportunatamente, possono arrivare a chiunque. Ma ciò che è più importante per me è trasmettere la passione per la ricerca scientifica".
Luca Bindi è tra l’altro autore del volume 'Quasicristalli. L'avventura di una scoperta', (Tab edizioni, 2021), tra i libri protagonisti dell’iniziativa "Primo incontro con la scienza" nell’ambito dell’edizione Pianeta Galileo 2022-2023. Il Premio Pianeta Galileo, istituito dal Consiglio regionale in convenzione con i tre atenei toscani e con l’Ufficio scolastico regionale, intende dare un riconoscimento a una figura di spicco nel campo scientifico che abbia coniugato un’importante attività di ricerca a un attivo interesse per la divulgazione e la comunicazione scientifica, soprattutto nei confronti delle giovani generazioni.
Come ha spiegato Stefano Campi "il professor Bindi corrisponde perfettamente al profilo ideale del vincitore del Premio: è uno scienziato che ha ottenuto dei grandi successi. La sua storia scientifica è affascinante e inoltre si dedica ad attività divulgative e di promozione della scienza". Mentre Alessandro Marconi ha evidenziato come lo scienziato fiorentino rappresenti un esempio di tenacia nell'utilizzo del metodo scientifico, "un valore estremamente importante da comunicare, soprattutto ai giovani".
Giovanni Paoletti ha sottolineato come il Premio Pianeta Galileo abbia "una valenza che ci fa riflettere sul ruolo, la funzione e l'impatto che la ricerca scientifica ha su tutti, a partire dagli studenti".
Infine Gabriele Marini, ha ricordato come l’ufficio scolastico regionale, insieme agli atenei toscani e al Consiglio regionale, si adoperi "da 19 anni per promuovere la cultura scientifica nelle scuole al fine di perseguire una partecipazione attiva in una società complessa, in cui lo sguardo della scienza è sempre più necessario".
Nel corso della cerimonia, in una lectio magistralis dal titolo 'The Twilight Zone, nuova tappa della ricerca sui quasicristalli', il professor Bindi ha raccontato la storia della scoperta dei quasicristalli in natura, cominciata grazie a un campione di roccia conservato nel Museo di mineralogia di Firenze. "Nel 2007, quando è iniziata la mia collaborazione con Paul Steinhardt, fisico teorico dell’università di Princeton, eravamo solo in due a occuparci di quasicristalli. Adesso ci sono circa 400 ricercatori specialmente negli Usa, che lavorano nel progetto dei quasicristalli naturali". Rivolgendosi agli studenti ha concluso: "Focalizzatevi su un progetto e credeteci, soprattutto se andrà contro la saggezza convenzionale, contro le regole conservative che sono presenti in maniera estremamente radicata nella scienza. Il mio augurio è che tra una ventina d’anni sarete qui al mio posto a raccontare la scoperta della vostra twilight-zone".
Luca Bindi. Professore ordinario di Mineralogia e Cristallografia presso il Dipartimento di Scienze della Terra, di cui dal 2020 è direttore, dal 2019 è anche Socio dell’Accademia dei Lincei. L’attività di ricerca, che consta di oltre 350 articoli su riviste internazionali, si è rivolta principalmente a studi cristallografici di minerali caratterizzati da particolari strutture complesse e non uniformi, integrando insieme la mineralogia con i settori più avanzati della cristallografia. È lo scienziato italiano che ha contribuito alla descrizione del più alto numero di nuovi minerali di tutti i tempi ed è fra i primi dieci ricercatori al mondo per numero di nuove specie mineralogiche descritte, oltre 120, di cui ben 15 di natura extraterrestre, essendo state individuate in frammenti di meteorite. Tra queste, degne di nota gli unici due quasicristalli naturali documentati in natura: i quasicristalli sono una particolare forma di solido nel quale gli atomi sono disposti in una struttura deterministica ma non ripetitiva, cioè non hanno una struttura periodica come avviene invece nei normali cristalli.
Fonte: Consiglio regionale della Toscana - Ufficio stampa
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