Le tre opere, a firma femminile, illustrate alla sezione soci Coop di Empoli. Fino al 19 novembre anche i lettori possono votare e contribuire ad assegnare la menzione speciale "Selezione dei lettori"
Il premio letterario Pozzale di Empoli, intitolato al critico letterario Luigi Russo, ha fatto tappa oggi alla sezione soci del Coop.fi di Empoli, in Via Sanzio, dove sono state presentate le tre opere a firma femminile vincitrici dell’edizione 2023. Fra le 16 opere selezionate, a ricevere il premio, uno dei più antichi del panorama culturale italiano, saranno La Sibilla. Vita di Joyce, di Silvia Balestra, Dove non mi hai mai portata, di Maria Grazia Calandrone, Cassandra a Mogadiscio, di Igiaba Sciego. All’evento di oggi, aperto ad un pubblico numeroso, erano presenti Giulia Terreni, Assessore alla Cultura del Comune di Empoli, Matteo Bensi, Presidente del Comitato Organizzatore del Premio Letterario Pozzale Luigi Russo, Diana Bonfanti, membro del Comitato Organizzatore del Premio e Francesca Martini, Presidente della Sezione soci Coop Empoli.
L’evento è stato l’occasione per raccontare la storia del Premio che, proprio nel 2023, compie settanta anni: un traguardo significativo che si celebra in parallelo a quello dei cinquanta anni di Unicoop Firenze, nata nel 1973 dalla fusione tra Unicoop Empoli con Toscocoop. Un’occasione, quella di oggi, per conoscere più da vicino le tre opere vincitrici e per ricordare le origini popolari del Premio, fondato nel 1948 nella frazione di Pozzale, per comune volontà di operai, contadini e intellettuali di ricostruire il tessuto morale, civile e culturale dalle macerie della guerra.
Il Premio Letterario, che ha potuto avvalersi negli anni del sostegno e della partecipazione di personalità di primo piano del contesto contemporaneo, mantiene ancora oggi una vocazione popolare e tra gli obiettivi ha quello di avvicinare il grande pubblico; fino al 19 novembre, tutti i cittadini possono infatti votare il proprio libro preferito tra i tre vincitori del Premio Pozzale e contribuire ad assegnare la menzione speciale Selezione dei lettori, che sarà consegnata all'autrice vincitrice in occasione della Cerimonia di premiazione di sabato 2 dicembre 2023. È possibile votare on line sul sito del premio www.premiopozzale.it, presso le librerie cittadine o presso la Biblioteca comunale di Empoli.
"Ci tengo prima di tutto a ringraziare la sezione Soci Coop per aver scelto di ospitare un evento di presentazione dei libri delle tre autrici, vincitrici dell'edizione 2023 del Premio Pozzale Luigi Russo" ha dichiarato l'assessora alla Cultura del comune di Empoli Giulia Terreni. "Si tratta della settantesima edizione del prestigioso premio empolese, un'edizione che ancora una volta, per il secondo anno consecutivo, vede protagoniste tre scrittici. Un traguardo importante quello dei settant'anni del 'Pozzale' che cade nello stesso anno in cui Unicoop Firenze festeggia i suoi 50 anni dalla fondazione. Ecco dunque che questo evento rappresenta un'occasione di incontro importante fra il Premio e Unicoop Firenze, due realtà differenti che hanno una radice comune nel fatto di essere state create dalla comunità e di essere diventate protagoniste della storia della nostra città. I libri vincitori, presentati in questa occasione, sono volumi interessanti, scrigni di storie e spunti di riflessione che invito tutti a leggere e perché no a 'votare': fino al 19 novembre cittadine e cittadini di ogni età possono esprimere la loro preferenza, partecipando alla giuria popolare del premio".
"Siamo felicissimi di portare all'attenzione del pubblico dei soci Coop le tre opere vincitrici della Settantesima edizione del Premio" ha aggiunto il presidente del comitato organizzatore del Premio Letterario Pozzale Luigi Russo, Matteo Bensi. "Racconteremo tre storie che si intrecciano con la realtà e la vita, tre storie di memoria al femminile che aprono prospettive decisive per pensare il futuro di tutte e di tutti".
"Ospitare questo evento dedicato al Premio Pozzale Luigi Russo nella nostra nuova sala soci è davvero un onore, in particolare quest'anno in cui il Premio festeggia la settantesima edizione in parallelo al Cinquantesimo della nostra cooperativa, Unicoop Firenze". Così Francesca Martini, presidente della sezione soci Coop Empoli: "L'incontro di oggi è stato, per i nostri soci, un'occasione per entrare nel vivo delle tre opere vincitrici, per appassionarsi alla lettura e per partecipare come giuria popolare della menzione speciale 'Selezione dei lettori'".
I libri vincitori – Edizione 2023
Silvia Ballestra, La Sibilla. Vita di Joyce Lussu, Editori Laterza, 2022
Lungo tutto il secolo breve, una donna bellissima e fortissima pensa, scrive, agisce, lotta. Viaggia prima per studio, poi attraversando fronti e frontiere dell’Europa occupata dai nazifascismi: Parigi, Lisbona, Londra, Marsiglia, Roma, il Sud dell’Italia dove sono arrivati gli Alleati. Documenti falsi, missioni segrete, diplomazia clandestina. Joyce, insieme al marito Emilio Lussu e ai compagni di Giustizia e Libertà, sostenuta nelle sue scelte dalla sua famiglia di origine, è in prima linea nella Resistenza. Poetessa, traduttrice, scrittrice, ha sempre coniugato pensiero (prefigurante, modernissimo) e azione. Azione che prosegue nel dopoguerra con la ricerca di poeti da tradurre per far conoscere le lotte di liberazione degli altri paesi, in particolare dell’Africa e del Curdistan. Nazim Hikmet, Agostinho Neto, i guerriglieri di Amílcar Cabral che compongono canti di lotta durante le marce, sono alcuni degli autori che Joyce ‘scopre’ e propone attraverso traduzioni rivoluzionarie. Rievocando le scelte, gli incontri, le occasioni, ripercorriamo l’esistenza di questa donna straordinaria (laica, cosmopolita, ‘anglo-marchigiana’) e il suo essere, da sempre, riferimento per molte donne e molti giovani. Con un saggio e le fotografie di Valerio Nicolosi.
Maria Grazia Calandrone, Dove non mi hai portata. Mia madre, un caso di cronaca, Einaudi, 2022
Quando Lucia e Giuseppe arrivano a Roma è l'estate del 1965. Hanno con sé la figlia di otto mesi, sono innamorati, ma non riescono a liberarsi dall'inquietudine che prova chi è braccato. Perché Lucia è fuggita da un marito violento che era stata costretta a sposare e che la umiliava ogni giorno, e ha tentato di costruirsi una nuova vita proprio insieme a Giuseppe. Per la legge dell'epoca, però, la donna si è macchiata di gravi reati: relazione adulterina e abbandono del tetto coniugale. Prima di scivolare nelle acque del Tevere in circostanze misteriose, la coppia lascia la bambina su un prato di Villa Borghese, confidando nel fatto che qualcuno si prenderà cura di lei. Piú di cinquant'anni dopo quella bambina, a sua volta diventata madre, si mette in viaggio per ricostruire quello che è davvero successo ai suoi genitori. Come una detective, Maria Grazia Calandrone ricostruisce la sequenza dei movimenti di Lucia e Giuseppe, enumera gli oggetti abbandonati dietro di loro, s'informa sul tempo che impiega un corpo per morire in acqua e sul funzionamento delle poste nel 1965, per capire quando e dove i suoi genitori abbiano spedito la lettera a «l'Unità» in cui spiegavano con poche parole il loro gesto. Dopo Splendi come vita, in cui l'autrice affrontava il difficile rapporto con la madre adottiva, Dove non mi hai portata esplora un nodo se possibile ancora piú intimo e complesso. Indagando la storia dei genitori grazie agli articoli di cronaca dell'epoca, Calandrone fa emergere il ritratto di un'Italia stanca di guerra ma non di regole coercitive. Un Paese che ha spinto una donna forte e vitale a sentirsi smarrita e senza vie di fuga. Fino a pagare con la vita la sua scelta d'amore.
Igiaba Scego, Cassandra a Mogadiscio, Bompiani, 2023
A Roma, il 31 dicembre 1990, una sedicenne si prepara per la sua prima festa di Capodanno: indossa un maglione preso alla Caritas, ha truccato in modo maldestro la sua pelle scura, ma è una ragazza fiera e immagina il nuovo anno carico di promesse. Non sa che proprio quella sera si compirà per lei il destino che grava su tutta la sua famiglia: mentre la televisione racconta della guerra civile scoppiata in Somalia, il Jirro scivola dentro il suo animo per non abbandonarlo mai più. Jirro è una delle molte parole somale che incontriamo in questo libro: è la malattia del trauma, dello sradicamento, un male che abita tutti coloro che vivono una diaspora. Nata in Italia da genitori esuli durante la dittatura di Siad Barre, Igiaba Scego mescola la lingua italiana con le sonorità di quella somala per intessere queste pagine che sono al tempo stesso una lettera a una giovane nipote, un resoconto storico, una genealogia familiare, un laboratorio alchemico nel quale la sofferenza si trasforma in speranza grazie al potere delle parole. Parole che, come un filo, ostinatamente uniscono ciò che la storia vorrebbe separare, in un racconto che con il suo ritmo ricorsivo e avvolgente ci svela quanto vicende lontane ci riguardino intimamente: il nonno paterno dell’autrice, interprete del generale Graziani durante gli anni infami dell’occupazione italiana; il padre, luminosa figura di diplomatico e uomo di cultura; la madre, cresciuta in un clan nomade e poi inghiottita dalla guerra civile; le umiliazioni della vita da immigrati nella Roma degli anni novanta; la mancanza di una lingua comune per una grande famiglia sparsa tra i continenti; una malattia che giorno dopo giorno toglie luce agli occhi. Come una moderna Cassandra, Igiaba Scego depone l’amarezza per le ingiustizie perpetrate e le grida di dolore inascoltate e sceglie di fare della propria vista appannata una lente benevola sul mondo, scrivendo un grande libro sul nostro passato e il nostro presente, che celebra la fratellanza, la possibilità del perdono, della cura e della pace.
Fonte: Unicoop Firenze - Ufficio stampa
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