Morta a 18 anni investita dal treno, un anno dopo chiesta l'archiviazione del caso. La famiglia si oppone: "Vogliamo la verità"

Un grido di dolore per una ricostruzione di una tragica vicenda che, a loro dire, fa riferimento solo alla tesi del suicidio senza però indagare a fondo su alcune zone d'ombra presenti. Non si danno pace Dritan e Ronaldo Pasho, rispettivamente padre e fratello della 18enne Adelaida Pasho trovata morta dopo essere stata colpita da un treno nei pressi della stazione di Castelfiorentino la sera del 10 novembre 2022, esattamente un anno fa. I familiari chiedono nell'anniversario della scomparsa che sia fatta più luce sul caso per il quale il pubblico ministero ha chiesto l'archiviazione al gip.

La famiglia sconvolta da questo lutto era già stata colpita in precedenza da un altro dolore lancinante. Sì, perché i Pasho di Castelfiorentino sono gli stessi che hanno assistito prima alla scomparsa dei coniugi Shpetim e Teuta (Dritan è il fratello del primo) nel 2015 e poi hanno assistito al macabro ritrovamento dei loro corpi nelle valigie gettate tra Sollicciano e la Fi-Pi-Li.

Il caso di Shpetim e Teuta non ha assolutamente a che fare con quello di Adelaida, che era loro nipote. Ma la scomparsa della giovane ha gettato ancora più nello sconforto la famiglia. Che adesso, ricevuta la notizia della richiesta di archiviazione, ha deciso di rendere pubblico il suo appello affinché si continui a indagare per chiarire una volta per tutte cosa è accaduto quel 10 novembre 2022.

"Adelaida aveva chiamato la mamma per dirle che sarebbe uscita: 'Faccio la doccia ed esco', ha detto al telefono - spiega Dritan, che non era in casa in quel momento -. La telecamera di sorveglianza in piazza Cavour a Castelfiorentino riprende il passaggio a livello nei pressi del ponte Falcone e Borsellino e ha inquadrato lei che andava fino ai binari". Data la distanza non è stato possibile seguire tutti gli ultimi istanti, fino alle 20 quando purtroppo accade la tragedia. Sul posto erano presenti la polizia ferroviaria e i vigili del fuoco della squadra di Petrazzi, perché sotto al treno è scaturito un incendio al momento dell'impatto. La ragazza era senza documenti, l'identificazione ha richiesto del tempo.

Quali elementi ha in mano la famiglia per chiedere che vengano fatte ulteriori indagini? "Non si trova il telefono - spiegano padre e figlio -, non sono state fatte ricerche sulle celle agganciate dal numero, né sulle ultime chiamate fatte. Non ci ha lasciato un messaggio come avviene in questi casi. E poi è stata colpita dall'ultima carrozza, non torna". Il sospetto è che possa esserci stato qualcuno in quello stesso momento, forse un tentativo di rapina. Le telecamere non hanno inquadrato nessun altro, ma il punto dell'impatto era già più lontano rispetto al campo d'azione.

Padre e figlio, difesi dall'avvocato Elisa Baldocci, contestano come sono state svolte le indagini: "I risultati dell'autopsia sono arrivati 7 mesi dopo. Inoltre noi siamo stati sentiti solo il giorno dopo la morte. Il pm (il sostituto procuratore Andrea Cusani) non ci ha mai ricevuto. Vogliamo la verità, dateci le prove che sia un suicidio".

I due, spiegano, si sono recati negli uffici della polfer per rendere dichiarazioni spontanee per agevolare le indagini nei giorni successivi alla scomparsa di Adelaida, ma a loro dire il caso non è stato più rimesso in discussione. La famiglia ha già chiesto di opporsi all'archiviazione del caso.

Elia Billero

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