Il castoro, dopo cinque secoli di assenza, è tornato in Italia. A constatarlo è uno studio dell'Università di Milano e dell'Istituto di Ricerca sugli Ecosistemi Terrestri del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Firenze, pubblicato sulla rivista Animal Conservation, al quale ha partecipato anche il Crea.
La ricolonizzazione dell'animale, scomparso dopo caccia eccessiva e distruzione dell'habitat, è partita dall'Austria e si sta espandendo in Trentino Alto-Adige e Friuli Venezia-Giulia, ma è stata anche causata da alcune reintroduzioni non autorizzate in Italia centrale. Le nuove popolazioni dovranno dunque essere attentamente monitorate perché potrebbero causare danni alle attività umane, non solo nelle regioni citate ma anche in Toscana, Umbria e Marche. Proprio nel Centro Italia è stata evidenziata dallo studio la maggiore potenziale espansione del castoro, riscontrata dopo l'analisi sui dati disponibili della presenza dell'animale in Europa.
Da un lato la sua presenza potrebbe ridurre il rischio idraulico e dunque l'intensità degli eventi di piena ma in altri casi potrebbe causare danni alle coltivazioni. Inoltre dighe e tane potrebbero deviare flussi d'acqua danneggiando infrastrutture come canali artificiali, strade e ponti. Arginare dunque le possibili conseguenze negative si rivela fondamentale nelle zone individuate come le più favorevoli all'espansione, tra cui come detto anche la Toscana. Qui, nei primi mesi del 2023, in particolare nella provincia di Arezzo, furono trovati segni lasciati sui tronchi degli alberi proprio dal roditore più grande d'Europa.
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