La Toscana si mobilita per salvare la sanità pubblica ed universalistica

La battaglia deve essere comune, perché la sanità pubblica ed universalistica è qualcosa che appartiene a tutti. Da difendere e potenziare. La Toscana si mobilita ed oggi a Palazzo Strozzi Sacrati, sede della presidenza della Regione, si sono riuniti in tanti - una sala gremita - per parlare di sanità pubblica: direttori generali delle Asl,  parlamentari, consiglieri regionali e naturalmente il presidente Giani e l’assessore alla sanità Simone Bezzini, accanto a forze sociali e rappresentanti del mondo dell’associazionismo.

Il gruppo consiliare Pd ha approvato ad agosto una proposta di legge da spedire in Parlamento. Altrettanto ha fatto all’inizio di settembre la giunta regionale. “Si tratta di due disegni  di legge – spiega Giani - che hanno lo stesso obiettivo e dunque da unire, ovvero dare certezza al finanziamento del fondo sanitario, farlo crescere e portarlo almeno su valori pari alla media europea”.

“La sanità pubblica universalistica - afferma il presidente Giani - ha bisogno di più risorse per garantire risposte adeguate ai bisogni della popolazione, che peraltro invecchia e dunque ha maggiori necessità. La proposta - prosegue - è portare strutturalmente dal 6,45 al 7,5 per cento del Pil, con aumenti progressivi nei prossimi cinque anni, il finanziamento annuo statale del Servizio sanitario nazionale: circa quattro miliardi di euro in più ogni anno, da 128 miliardi a disposizione ora nel 2023 ad oltre 149 miliardi nel 2027. Se non si aumentano le risorse del fondo, con l’inflazione che galoppa, di fatto è come averlo tagliato”.“La presidente del Consiglio Meloni – spiega Giani – dice che il problema non è il finanziamento e che non sono utili più risorse se poi si gestiscono male. Le preoccupazioni sulle risorse per la sanità sono emerse anche qualche giorno fa a Torino, in occasione della riunione dei presidenti delle Regioni, al di là del colore politico”.“In Toscana occorrono - prosegue Giani - 400-500 milioni, di cui il sistema necessita e che non ci sono nel fondo nazionale e che dobbiamo tirare fuori con sforzo dal nostro bilancio. In ogni caso, la Toscana, assieme all’Emilia-Romagna, è la Regione che meglio le ha utilizzate, come di recente ha messo in luce la Corte dei conti”.

Ma le due proposte di legge toscane sulla difesa della sanità pubblica, da unire e fatte proprie nel frattempo anche da Emilia-Romagna e Puglia, non puntano solo ad accrescere il fondo sanitario nazionale. Si propone anche il superamento dei vincoli di spesa delle Regioni per il personale sanitario, così come per il salario accessorio, e la garanzia della copertura delle prestazioni assistenziali su tutto il territorio nazionale con riguardo alle persone non autosufficienti. Le risorse aggiuntive da trovare – 4 miliardi per il 2023, 8 miliardi per il 2024, 12 miliardi per il 2025, 16 miliardi per il 2026 e 20 miliardi annui a decorrere dal 2027 - si recupererebbero attraverso la lotta all’evasione fiscale, oltre che da uno sperato aumento del Pil.

“Quella di oggi è stata sicuramente una buona iniziativa: un confronto utile, importante, necessario. Perché quella dell’aumento delle risorse per la sanità pubblica  - sottolinea Vincenzo Ceccarelli, capogruppo in Consiglio regionale del Partito Democratico e primo firmatario della proposta di legge - non è una battaglia di una parte, ma deve essere l’obiettivo di tutti. Basta con la discrezionalità: il fondo sanitario nazionale deve avere un minimo fissato dalla legge in grado di metterci al pari dei paesi europei più avanzati. Ringrazio il presidente Giani per aver ospitato questo momento di ascolto e di dialogo, per la determinazione che ha mostrato nel portare avanti una proposta che nasce dal nostro gruppo consiliare. Come pure ringrazio tutti coloro che hanno partecipato e dato il loro prezioso contributo”.

“Le proposte sono in campo e hanno iniziato il loro iter in Consiglio regionale -  aggiunge il consigliere regionale Enrico Sostegni, presidente della Commissione sanità -. E’ una battaglia che dovrà continuare in Parlamento, coinvolgendo i parlamentari toscani di tutti gli schieramenti perché ci piacerebbe che una volta approvata in aula dal Consiglio, non sia lasciata in un cassetto ma sia calendarizzata, discussa e sostenuta. Per questo l’incontro di oggi è stato importante e ci auguriamo che possa ancora crescere il consenso per affermare il valore del sanità pubblica ed universalistica, per dare risposte ai cittadini”.

“La Toscana ha investito negli anni sul carattere pubblico del sistema sanitario – interviene l’assessore al diritto alla salute, Simone Bezzini -: lo ha fatto investendo in risorse e riforme. Chi le mette in contrapposizione commette un errore. Le risorse sono indispensabili per garantire accesso universale ai servizi e  alle cure, le riforme sono invece necessarie per dare risposte ai nuovi bisogni di una società che ha conosciuto un incremento delle aspettative di vita, per  accogliere il contributo positivo della ricerca scientifica. Ringrazio – aggiunge - i rappresentanti delle istituzioni, sindacati, ordini professionali e associazioni che stanno accompagnando la proposta di legge per accrescere le risorse a disposizione del fondo sanitario nazionale raccogliendo firme ed adesioni a supporto. Non mi stancherò di dire che senza una mobilitazione unitaria e popolare è difficile immaginare un futuro della sanità pubblica”.

"Senza investimenti e risorse adeguate una sanità pubblica e universale non può sopravvivere – riprende la parola e conclude il presidente della Toscana, Eugenio Giani -. In Toscana già aggiungiamo alle risorse nazionali risorse regionali: fare di più non è semplice”. “Agganciare  - prosegue - l’ammontare del fondo sanitario al Pil e stabilire un principio per cui non può essere meno del 7,5 per cento del prodotto interno lordo, che poi non è la vetta, perché ci sono Nazioni che arrivano anche al dieci, ma la media della spesa sanitaria in Europa, vorrebbe dire, per la Toscana, avere a disposizione almeno un miliardo di euro in più l’anno, da qui al 2027: 250 milioni già quest’anno. La Repubblica, in base alla Costituzione, tutela la salute come diritto fondamentale, ma per rendere effettivo questo diritto sono necessarie risorse adeguate”.

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