Con il 38% in meno di terreni fertili in quarant’anni la Toscana è diventata una regione più fragile ed esposta agli effetti estremi dei cambiamenti climatici con 3.568.000 residenti che vivono in aree allagabili e a rischio alluvione ma anche più dipendente dal punto di vista dell’approvvigionamento alimentare. Cemento ed abbandono hanno divorato quasi 700 mila ettari di superficie agricola che si è ridotta ad appena 1,1 milioni di ettari secondo l’ultimo censimento mentre hanno continuato ad espandersi le aree urbane con un incremento di 293 ettari di suolo consumato tra il 2020 ed il 2021, pari al 6,7% dell’intera superficie regionale. Sono i preoccupanti dati statistici elaborati da Coldiretti Toscana in occasione della giornata mondiale dell’Ambiente celebrata dalle Nazioni Unite, il 5 giugno.
Il risultato – sottolinea Coldiretti Toscana – è che in Toscana la totalità dei 273 comuni toscani secondo l’Ispra hanno parte del territorio in aree a rischio idrogeologico per frane anche come conseguenza della crisi climatica in atto con una tendenza alla tropicalizzazione che si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, il rapido passaggio dal sole al maltempo e precipitazioni brevi ed intense. Nel 2022 si sono verificati nei primi sei mesi dell’anno 8 eventi estremi secondo l’Osservatorio di Città Clima con le sole gelate tardive ad aprile che sono costate 8 milioni di euro di danni alle imprese agricole mentre l’alluvione nell’Alto Mugello ha messo in ginocchio le principali economie della montagna come la zootecnia, la gestione del bosco, la castanicoltura, la frutticultura ed il turismo. Per effetto delle coperture artificiali il suolo non riesce a garantire l’infiltrazione di acqua piovana che scorre in superficie aumentando la pericolosità idraulica del territorio secondo l’Ispra.
Per questo – continua Coldiretti Toscana – l’Italia deve difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell’attività nelle campagne. La perdita delle campagne pesa anche sull’approvvigionamento alimentare del Paese in un momento in cui peraltro l’incertezza e la guerra sta provocando difficoltà negli scambi commerciali favorendo le speculazioni. Tra il 2012 ed il 2020 la Toscana ha prodotto 105 mila quintali di prodotti alimentari in meno.
Il primo passo nella strada del recupero della capacità produttiva è – precisa Coldiretti Toscana – lavorare sulle infrastrutture e sull’innovazione a partire dal sistema degli invasi necessarie per raccogliere l’acqua e combattere la siccità, tema affrontato dal tavolo regionale voluto dal presidente Eugenio Giani di cui fa parte Coldiretti, ma occorre anche investire sulla digitalizzazione delle con lo sviluppo di applicazioni di agricoltura di precisione, dall’ottimizzazione produttiva e qualitativa alla riduzione dei costi aziendali, dalla riduzione al minimo dell’impatto ambientale con sementi, fertilizzanti, agrofarmaci fino al taglio dell’uso di acqua e sul consumo di carburanti. In tale ottica – continua Coldiretti Toscana – è importante anche accelerare sul riconoscimento del ruolo delle nuove tecniche di evoluzione assistita (Nbt) per investire sulla genetica green capace di tutelare l’ambiente, proteggere le produzioni agricole con meno chimica e difendere il patrimonio di biodiversità.
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