Stop al caporalato, nuove operazioni nelle aziende della provinca di Prato dedite al tessile-manifatturiero. Si tratta, per lo più, di aziende gestite da cittadini orientali, con alle dipendenze lavoratori stranieri, prevalentemente cinesi e pakistani.
Un'imprenditrice cinese è stata denunciataper intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro perché aveva occupato alle proprie dipendenze 5 extracomunitari in condizioni di sfruttamento, con paga enormemente bassa e orari di lavoro stravolti. Li avrebbe costretti a lavorare per 12 ore al giorno, 7 giorni a settimana, per 3,5 euro l'ora, senza ferie retribuite. Il lavoro veniva svolto in un ambiente non salubre e senza le condizioni di sicurezza necessarie, come indumenti da lavoro e dispositivi di protezione individuale.
Nel corso della complessa e prolungata attività, sono stati individuati ed identificati, complessivamente, circa 25 lavoratori extracomunitari privi di permesso di soggiorno.
In seguito alle attività ispettive, circa 40 persone sono state deferite in stato di libertà, di cui 21 imprenditori. A carico di ben 17 aziende, è stata disposta la sospensione dell’attività imprenditoriale. Sono state inoltre comminate, complessivamente, sanzioni pecuniarie per oltre 450.000 euro.
I Carabinieri, collaborati dalla locale ASL, hanno inoltre proceduto a controlli presso alcuni cantieri edili, in seguito ai quali due imprenditori sono stati denunciati all’autorità giudiziaria. Ad uno è contestato l’impiego, in nero, di un lavoratore extracomunitario privo di permesso di soggiorno. Il secondo imprenditore è invece ritenuto responsabile di aver formato un falso contratto d’opera occasionale. Nei confronti di un’azienda è stata disposta la sospensione dell’attività imprenditoriale.
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