L’amministrazione comunale intende costituirsi parte civile contro la Repubblica Federale di Germania al fine di risarcire la comunità di Montelupo di una ferita ancora aperta dal 1944 per questa ragione nei giorni scorsi la giunta comunale ha deliberato di affidare un incarico legale. Nello stesso contesto l’assessore alla memoria, Lorenzo Nesi, sta coordinando e supportando i familiari delle vittime sulle azioni da intraprendere per accedere ad eventuali ristori.
Si tratta di un’azione che intende ribadire il grave danno subito dalla comunità di Montelupo all’indomani della deportazione.
La società montelupina subì con la deportazione per causa politica del marzo 1944 una vera e propria ferita civile e sociale, che a oggi, a distanza di 79 anni, non risulta risarcita. I simboli di tale ferita si possono leggere nei numerosi cippi, monumenti, lapidi presenti sul territorio oltreché nella toponomastica cittadina.
Il Comune fin dal primo dopoguerra si è impegnato nel culto della memoria della deportazione, creando evidenze monumentali e iconografiche in paese e nei lager tedeschi, incidendo sulla toponomastica stradale, organizzando con continuità i pellegrinaggi in stretta collaborazione con l’istituzione scolastica locale e con l’Associazione nazionale ex deportati, accompagnando ogni anno circa 20 studenti a Mauthausen e sottocampi. Infine organizzando convegni e incontri, promuovendo la pubblicazione di libri, memorie e scritti locali sul tema. Impegnando quindi con costanza e continuità importanti risorse di bilancio stanziate ogni anno su idonei capitoli di spesa.
«L’Amministrazione si schiera con determinazione a fianco dei familiari dei deportati chiedendo giustizia per questi fatti che, ottant'anni fa, cambiarono il destino di decine di civili innocenti e delle loro famiglie, incidendo pesantemente sul tessuto sociale di Montelupo. Tengo a ringraziare l’On. Dario Parrini che tanto si è impegnato in Parlamento per offrire ai familiari un tempo congruo per presentare le richieste danni», afferma l’assessore alla memoria, Lorenzo Nesi.
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