Il mondo dei videogiochi, secondo un recente report di Idea, ha un valore totale di 2,2 miliardi di euro, di cui 1,79 miliardi legati al segmento software. I dati, riferiti al 2022, segnalano anche un bacino di utenza molto ampio, pari a più di 14 milioni di italiani.
Le software house sono uno dei motori delle aziende produttrici, ma anche di tutti i portali di gioco online, dalle app di gaming ai casinò a distanza autorizzati.
Per software house, nello specifico, si intende uno sviluppatore di prodotti videoludici: le grandi aziende internalizzano questo tipo di attività, mentre le piattaforme di gioco online si rivolgono a fornitori esterni, nati proprio a questo scopo e dotati di complessi team composti da grafici, informatici, autori di testi, e altre professionalità.
Solitamente, quando si pensa alle software house, anche i meno appassionati del settore hanno comunque dei nomi in mente, che corrispondono il più delle volte a Nintendo o Sony Interactive Entertainments, ma anche a Electronic Arts oppure ad altre aziende tra le più celebri.
Se Cina e Stati Uniti dominano il mercato (il 48 per cento dei ricavi totali del comparto proviene da questi paesi leader), vero è che anche in Italia esistono software house di tutto rispetto, da quelle note alle più recenti startup.
Le aziende del Belpaese note nel mondo per i loro prodotti si contano sulle dita di una mano o poco più, ma quello che è interessante è anche sapere che un’associazione come IIDEA (Italian Interactive Digital Entertainment Association) conta circa 70 soci sviluppatori, comprensivi di microimprese ma anche di realtà con oltre 20 dipendenti.
L’innovazione non è questione di numeri anche se, per cominciare il viaggio tra le software house italiane, alcune sono di spicco nel panorama internazionale.
Qualche esempio? Ubisoft Milano, nata nel 1988 come sussidiaria del gruppo francese Ubisoft, alle cui filiali si devono titoli come Mario + Rabbids Kingdom Battle, Far Cry 6, Assassins’s Creed, tutti ben noti agli amanti del gaming, così come lo sono Paperino:Operazione Papero e Tomb Raider, nati proprio in casa milanese per Game Boy.
Il capoluogo meneghino vanta anche altre eccellenze tra le software house rinomate oltre confine, come ad esempio Milestone e Ovosonico. Fondata nel 1996 a Milano, Milestone deve la sua forza alla specializzazione nei videogiochi dedicati al racing, tra cui risaltano titoli come Screamer - quando ancora il nome della neonata azienda era “Graffiti” - ma anche come i più recenti MotoGP 23 e Ride 5. Grazie a un team tutto italiano e a partnership con i publisher di tutto il mondo, Milestone rappresenta una delle perle dell’industria videoludica italiana, come anche la già citata Ovosonico. Forge Reply, per proseguire, con sede a Torino, è stata la prima azienda italiana certificata da Microsoft per app ludiche di Realtà Aumentata e Mixed Reality, mentre la genovese Artematica ha prodotto numerosi “advergame” e titoli di videogiochi ispirati ai fumetti, come Diabolik. Come si è detto esistono anche realtà minori, ma comunque innovative: in Toscana, ad esempio, in provincia di Pisa, si trova Dysotek, che vanta un buon catalogo di giochi interattivi, mentre in Sicilia, a Messina, è attiva NAPS TEAM.
Le start up, anche se produttrici di titoli meno noti, sperimentano e investono molto in innovazione, e in alcuni settori possono fare la differenza, specialmente nei contenuti. Nel gioco a distanza, tipo casinò, ad esempio, i grandi nomi internazionali come Novomatic, Microgaming, Playtech, NetEnt, sono ormai affiancati da aziende del Belpaese, come Cristaltec o la salernitana Tuko. In questo ambito l’attenzione si concentra anche sulla regolarità dei giochi e sulla loro casualità, ma i siti di slot machine online si contraddistinguono anche per l’originalità dei titoli, che si deve proprio al ruolo delle software house, più o meno note che siano.
Proprio per questo motivo sono nate anche delle scuole per formare professionisti del settore specializzati nelle varie mansioni, come ad esempio, sempre in Toscana e nello specifico a Firenze, il corso “Diventare Game Designer”, incentrato sia su profili creativi come il “Game Artist” che su profili tecnici, come il “Game Programmer”. Strutturato in tre anni, il corso è un esempio tra i numerosi presenti in Italia, sia online che in sede, promossi anche da piattaforme di e-learning come Udemy.
L’importanza di questo settore è stata del resto anche riconosciuta dalle istituzioni, tanto che il Ministero della Cultura ha dato il via a dei contributi pubblici destinati proprio agli editori e produttori di software videoludici. Il cosiddetto “Tax Credit Videogiochi” prevede uno sgravio fiscale del 25 per cento concesso ai produttori italiani di videogames, a patto che il valore culturale dell’attività sia riconosciuto da un’apposita commissione esaminatrice, e comunque per un ammontare massimo di 1 milione di euro annui. La previsione dei fondi da sbloccare può arrivare fino a 44 milioni di euro, mentre il Ministero ha già pubblicato una lista di “eleggibilità culturale” di riferimento.
Si tratta di un riconoscimento importante, soprattutto perché originato in sede istituzionale, per un comparto destinato a crescere negli anni, almeno secondo le stime.