Luciano Artusi svela in un libro tutti i segreti dei tabernacoli fiorentini

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Secondo Cicerone l’oratore perfetto “è solo colui che, qualunque sia l’argomento che dovrà essere illustrato con la parola, saprà parlare con cognizione di causa, con ordine, con eleganza, con buona memoria e nello stesso tempo con una certa dignità di gesti”.

Chi ha avuto il piacere di seguire Luciano Artusi nelle sue passeggiate storiche per Firenze, avrà riconosciuto in lui, non solo le virtù di un buon oratore, ma anche una profondo legame con la città di Firenze.

Tra Luciano e Firenze esiste un legame viscerale che si declina in una serie infinite di sfumature; già autore di libri e guide, l’Artusi è la voce storica della città antica e non necessità di presentazioni. Il suo impegno nella divulgazione storica e delle tradizioni è un tratto distintivo di Firenze. Non è raro incontrare Luciano in una delle sue passeggiate guidate all’insegna della curiosità. Molti si sono innamorati della sua prosa schietta e cortese, così anche Elena Petrioli, autrice e guida turistica, che insieme a Luciano, ha dato vita al volume: “Tabernacoli Fiorentini”, di Luciano Artusi, Patrizia, Messeri, Elena Petrioli (ed. Scribo) presentato oggi, 20 aprile in sala d’Arme a Palazzo Vecchio.

Insieme agli autori, sono intervenuti Alessia Bettini, vicesindaca e assessora alla Cultura del Comune di Firenze, Sara Ragazzini, storica dell'arte del Servizio Belle Arti e Fabbrica di Palazzo Vecchio, Ulisse Tramonti, presidente Amici dei Musei e Monumenti Fiorentini OdV, Mons. Stefano Jafrancesco, parroco di santa Maria e santa Brigida al Paradiso, Mirco Rufilli consigliere delegato del sindaco per la valorizzazione della Fiorentinità.

Il progetto, come ha spiegato Luciano Artusi: “Nasce dall’idea di Elena Petrioli di scrivere un libro a quattro mani, promossa anche da Ulisse Tramonti, presidente Amici dei Musei. Alla fine siamo riusciti a dare corpo ad un libro pieno di notizie, frutto anche di mie ricerche archivistiche che hanno portato alla luce molte curiosità e cose inedite”.

In una città sempre più massificata attraversata da flussi turistici spesso carichi di cliché e musei feticcio, si accende un focus sui Tabernacoli, un ambito artistico di Firenze, ancora poco noto al grande pubblico ma non per questo non importante.

I tabernacoli fiorentini viari sono ovunque, basta cercali, anzi, spesso sono loro a trovarci tra gli angoli e i “chiassi” dei quartieri fiorentini. Sono testimonianze di devozione privata e pubblica, e vanno dal XIV secolo ai giorni nostri. All’interno troviamo affreschi, raffiguranti Madonne con Bambino, Santi, ma anche sculture, opere in certi casi realizzati da artisti della bottega di Giotto, Luca della Robbia ed altre maestranze fiorentine. Sono quasi un migliaio.

Alcuni tabernacoli sono ex voto, altri veri e propri simboli di commistione tra arte e tradizione popolare, quello del Madonnone, zona via Aretina, in cui Lorenzo di Bicci raffigura la Madonna quasi come una maestà; quello della “Quarconia” tra via de’ Cimatori e dei Cerchi, quello delle Fonticine con figure in terracotta invetriata che risale al 1522.

Perché un libro sui Tabernacoli?
“Sono un patrimonio d’arte aperto a tutti ma spesso nascosto. E’ un ambito nel quale Elena Petrioli già lavora da tempo. Li abbiamo studiati e fotografati tutti. Alla ricerca storica abbiamo affiancato una campagna fotografica, realizzata da Patrizia Messeri ( già premio Porcellino). Le foto che abbiamo pubblicato restituiscono un punto di vista inedito ed originale; basti pensare che alcuni tabernacoli non sono mai stati visti se non dalla strada, spesso ad altezze che non rendono giustizia circa la godibilità dell’opera d’arte”.

In che zone di Firenze possiamo incontrare i tabernacoli?
“In tutta la città. Quelli più antichi si trovano nei quattro quartieri storici, ma non mancano anche fuori le mura e tabernacoli fatti da artisti moderni.

C’è un tabernacolo, in particolare, che ha svelato sorprese?
“Ce ne sono diversi. Uno, ad esempio, il tabernacolo di via de Ginori, svela una rara iconografia di una Madonna con bambino, dove il Cristo non mostra i classici simboli della Passione – melograno, cardellino – ma una vera crocifissione”.

A chi consiglierebbe questo libro?
“In primis ai fiorentini. Infine, a tutti quelli che come me condividono la passione per la ricerca e la divulgazione”.

Nel corso della presentazione il Presidente del Calcio Storico, Michele Pierguidi, ha presentato la donazione da parte di Metrocittà di nove statuette di ceramica raffiguranti altrettante figure del corteo della Repubblica Fiorentina. Le statuette sono state rinvenute da Ricciardo Artusi durante l’ultimo trasloco di Villa Poggi, un tempo sede dell’APT, e sono databili fra i decenni ‘70/’80 del secolo scorso; non se ne conosce la datazione certa né l’autore, ma si tratta di opere di pregio che sono state fatte riparare dallo “Studio Santo Spirito” della restauratrice Francesca Lotti, laboratorio specializzato di ceramiche, gessi e stucchi.

I manufatti andranno ad arricchire l’allestimento museale della Sala del Caminetto, posta al piano primo del Palagio di Parte Guelfa, sede del Calcio Storico Fiorentino, dove si trovano altre opere attinenti alla tradizionale storica manifestazione.

Parallelamente alla donazione della CMF si assisterà anche all’offerta di un’opera dell’artista fiorentina Anna Cecchetti, destinata al Salone Brunelleschi, sempre all’interno del Palagio, omaggio della pittrice e della città a Luciano Artusi, un grande protagonista del Calcio Storico.

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Alfonso D’Orsi

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