Cento poesie per Vinci. Un inedito viaggio nell’anima vinciana con gli occhi di Daniela Monachesi

Daniela Monachesi

Accade di rado che un intero libro di poesie sia dedicato a un luogo: oltre cento, molte delle quali in forma di sonetto, nello stile del suo ideatore (Jacopo da Lentini) e che l’autore, l’autrice in questo caso, non sia neppure originaria del luogo.
Tutto questo, invece, è accaduto con “A Vinci, un dono poetico” (Ibiskos Ulivieri, ottobre 2022, € 15,00) una silloge composta da Daniela Monachesi, scrittrice marchigiana, che venuta a Vinci in varie occasioni, ospite peraltro di due edizioni della Veglia dei Poeti, se n’è innamorata, a tale punto da voler lasciare un segno indelebile della sua amicizia e passione. Anche perché, come spiega nella presentazione dell’opera: «La bellezza della campagna e la sorprendente operatività del genio Leonardo fanno di Vinci un luogo particolarissimo, dove s’incontrano spontaneità naturale e creatività artistica: sono stati i pilastri dell’esistenza di ogni essere umano e della stessa società».

Non si ferma qui però la sua ammirazione perché, come ha tenuto a sottolineare all’interlocutore: «La cortesia è anche nei modi degli abitanti di Vinci. Ho potuto fare esperienza in varie occasioni di persone simpatiche, gentili e pronte a dare un aiuto».
Che dire, come vinciano e lettore? Non può che fare piacere un simile commento, che talvolta resta difficile addirittura riconoscersi in questi versi struggenti, carichi d’intuizioni e commoventi immagini.
La conoscenza del luogo da parte dell’autrice è peraltro approfondita con note storiche che sfido siano di effettiva acquisizione da parte di tutti gli abitanti.
La visione del poeta svela quello che la quotidianità offusca agli occhi dei vinciani, vince sulla consuetudinaria abitudine alla bellezza che magari fa perdere il senso autentico delle cose. Non c’è quindi la nostalgia del ricordo degli anni trascorsi o dell’irraggiungibile momento di bellezza, ormai perduto, che anima spesso lo spirito di poeti locali, bensì l’invito a vivere il presente, nella pienezza della storia narrata dalle antiche pietre dei vicoli, dall’aria sincera e genuina della campagna circostante, ascoltare il messaggio attuale di monumenti antichi.
Per fare tutto ciò, occorre la disponibilità del lettore, se vinciano, innanzi tutto a vincere l’abitudine e sforzarsi a comprendere come gli altri ci vedono; se forestiero può essere un incredibile strumento di promozione e valorizzazione del luogo, un’originale guida in poesia.
Penso, per esempio, a quanti ideali percorsi culturali tra le strade e i monumenti di Vinci si possano costruire e narrare con i versi della marchigiana Monachesi, utilizzando il linguaggio comune all’anima di tutti i popoli: la poesia.

Il libro “A Vinci, un dono poetico” sarà presentato nel corso della prima serata dell’XI Festa della Poesia di Vinci, alla Biblioteca Leonardiana, venerdì 17 marzo 2023 dalle 21.15; curatrice della serata la professoressa Maria Virginia Porta, presente l’autrice che interloquirà con i vinciani e il pubblico.

Si deve ricordare che Daniela Monachesi non è nuova a esperienze vinciane, oltre ad avere partecipato alle Veglie in poesia. Nel novembre 2019 è, infatti, uscito un altro bellissimo libro “I voli del bambino Leonardo” (Ibiskos Ulivieri, 2019) sulla vita del genio di Vinci. Il testo è indicato per l’infanzia, ma può piacere anche a chi vive la seconda giovinezza degli anni “anta”. È stato premiato al Concorso Internazionale Firenze capitale d’Europa narrativa ragazzi 2020, anche per le bellissime illustrazioni che pregevolmente lo accompagnano.
Mi è piaciuta moltissimo l’illustrazione dell’arco delle “processioni” che si trova in prossimità del castello, che nel tempo medievale delimitava il cosiddetto giardino del prete. Ed ecco ora, nel volume appena uscito, anche il “Sonetto a un arco antico

È l’arco antico delle processioni
Si rallegrava di preghiere e cani
A Vinci un tempo di celebrazioni
Con passi l’uno dietro l’altro lenti

Festeggiato Giovanni Evangelista
Con il freddo e la neve di Dicembre
Gioia tanta per Giovanni Battista
Nel mese di Giugno con brezza di ombre

Rifinito da un minuscolo tetto
I lati opposti a pietre secolari
Unisce e commuove per tenerezza

E cosa Leonardo in sé avrà detto
In attimi dalla bellezza rari
Certo in cuor suo abitava dolcezza

In questi versi in forma di sonetto si nasconde l’animo dell’educatrice, oltre che dell’appassionata di storia. Con brevi versi l’autrice racconta dell’antica processione dei Santi Giovanni, che uscita della chiesa passava per l’arco delle processioni fino al Castello e, poi in giù, fino al Tabernacolo della Vergine di Borgo. Il riferimento a Leonardo è centrato. La festa dei Santi Giovanni, celebrata a Vinci il 27 dicembre, fin dal XV secolo, era la festa più importante nell’infanzia del Genio. In questo sonetto, quindi, quanti spunti ci sono per raccontare un popolo, una tradizione, un monumento e l’infanzia di un bambino: un vero e proprio “dono poetico” a Vinci e ai vinciani di leggere quel monumento secolare con occhi diversi.
A Vinci, infatti, sottolinea l’autrice:

PARLANO LE PIETRE
Le pietre d’un vicolo antico
creano dura la dolcezza
di parole in millenario corso.
Sanno di levigati, grandi massi,
in legni d’umanità mai arsi.

Vivono in campi a frumento,
nelle notti blu a fiammelle,
le secolari memorie di Vinci.

Nell’andato autunno, su loro,
si fermò l’aria dal tepore muto,
l’ultimo d’un sole antico.
E dalla terra soffia innata
la radice di bellezza naturale.

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