“Ricordare il passato per essere oggi custodi della democrazia e della libertà”. Sono le parole pronunciate dal sindaco Alessio Spinelli in occasione della commemorazione in ricordo dei sette operai della Saffa che l’8 marzo 1944 furono deportati nei campi di concentramento per non farne più ritorno: Oreste Ceccarini, Gino Tocchini, Gino Bracci, Giulio Baccini, Pietro Fornaciari, Bruno Di Gaddo e Sirio Sostegni, in memoria dei quali lo scorso anno sono state impiantate le sette pietre d’inciampo davanti al Monumento ai Caduti in piazza XX Settembre.
Alla cerimonia, che si è tenuta proprio al Monumento ai Caduti per poi spostarsi davanti alla lapide in via Dante in cui è stata deposta una corona di alloro, hanno partecipato anche la vice sindaca Emma Donnini, l’assessore alla memoria Daniele Cei e i consiglieri comunali Alberto Cafaro, Marco Cordone, Antonella Gorgerino, Sabrina Mazzei, Fabrizia Morelli, Irena Pagliaro e Sabrina Ramello.
Presenti inoltre l'Associazione Nazionale Carabinieri, l'ANPI, lo SPI-CGIL, l'ANMIL, la Pubblica Assistenza e l'associazione #Fucecchioèlibera, mentre in rappresentanza delle scuole di Fucecchio hanno partecipato le alunne e gli alunni delle classi 3B e 3F dell’istituto comprensivo Montanelli Petrarca. E proprio gli studenti sono stati protagonisti della cerimonia prendendo la parola per raccontare, in prima persona, le storie di coloro che furono deportati nei campi di concentramento per poi chiudere la commemorazione suonando le note di Schindler’s List.
“Ricordare il sacrificio di quei giovani è necessario per promuovere una memoria diffusa che ci faccia percepire anche gli orrori di oggi – spiega il sindaco -. Dobbiamo ricordare ogni giorno che le limitazioni alla libertà e le dittature non nascono improvvise con un'adunata di milioni di persone ma nascono dall'indifferenza della maggioranza dei cittadini che si voltano dall'altra parte, o che non danno peso a fatti che invece rappresentano la spia di un pericolo, di una società che sta cambiando senza rendersene conto. E' sempre più necessario che ogni istituzione, ogni associazione, ogni cittadino conosca la storia e comprenda gli errori del passato per evitare la nascita di nuove e più pericolose privazioni della libertà”.
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