Sanità nel Mugello, Omoboni: "Difficoltà nell'accesso ai servizi. Servono misure decise"

Paolo Omoboni

Il presidente della Società della Salute del Mugello e sindaco di Borgo San Lorenzo, Paolo Omoboni, interviene sul tema sanità nel territorio del Mugello avanzando una lista di proposte, con una nota che pubblichiamo di seguito.


"O porti una soluzione a sei parte del problema". Confucio aveva ragione da vendere, per questo da quando da pochi mesi sono Presidente della Società della Salute ho cercato di capire bene la situazione in cui si trovano gli oltre 63mila mugellani.

Una situazione "bipolare": da una parte nell'ambito dell’integrazione socio-sanitaria, continuiamo a investire come Società della Salute 9 mln di euro nel 2023, con previsione di arrivare a 10 mln del 2025, dall’altra parte ci scontriamo con le difficoltà dei mugellani sull’accesso ai servizi sanitari essenziali, ad iniziare dalla carenza di medici di famiglia e dei pediatri, dei tempi di attesa per le visite specialistiche.

Perché quando a Palazzuolo sul Senio, un comune di mille abitanti, si rischia di rimanere senza un pediatra o senza un medico di base e in altri comuni del Mugello il servizio c’è solo una volta ogni 15 giorni, quando per una visita di neuropsichiatria infantile per la propria figlia servono mesi, bisogna provare a immaginare delle risposte concrete, anche se non sono i comuni a poter decidere e organizzare.

1) Il Sistema Sanitario Nazionale è sottofinanziato: Nella manovra del governo la spesa sanitaria (in rapporto con il PIL) passa dal 7.2% nel 2023 al 6.2% nel 2025, e dai 130.734 milioni stimati per il 2023 a € 129.518 milioni nel 2025. Siamo al 16esimo posto in Europa e fanalino di coda dei paesi del G7 su quanto spendiamo in sanità per ogni cittadino.

2) Il personale sanitario è poco e poco pagato:

In Italia abbiamo 4,1 medici per 1.000 abitanti, contro i 4,6 della Spagna, i 4,5 della Germania, Per gli infermieri, abbiamo 6,6 infermieri per 1.000 abitanti contro i 12,1 della Germania e 11,3 della Francia.

Non solo: negli ultimi 20 anni in Spagna e Germania la disponibilità di medici è aumentata in media del 40%, in Italia solo del 16%.

Una situazione frutto del blocco del turnover (scattato dal 2005, su 100 medici in pensione, 10 non sono stati sostituti) e della cattiva programmazione.

Capitolo stipendi: un medico in Italia guadagna circa 70mila euro lordi all’anno, rispetto agli 84mila euro di un medico francese (il 20 in più) e ai 146mila euro di un medico tedesco (più del doppio). Un infermiere in Italia guadagna 1,6 volte in meno rispetto a quanto guadagna un infermiere in Germania (29mila euro contro. 47mila euro).

E in tutti i principali Paesi europei si è visto un aumento dello stipendio medio negli ultimi 10 anni, in Italia invece una riduzione.

Per i medici che lavorano oggi negli ospedali, tra chi andrà in pensione e le mancate sostituzioni dei pensionamenti negli anni precedenti, mancheranno 42 mila medici. Nei prossimi 5 anni potrebbero entrare nel sistema lo stesso numero di medici, ma c’è un “ma” enorme.

Infatti dopo la Laurea in Medicina occorre una borsa di specializzazione, requisito necessario per accedere alla professione medica. Ne sono state messe a concorso 14.000 nel 2021-22.

Ma chi è in graduatoria sceglie prevalentemente alcune specialistiche più attrattive, in pochissimi scelgono Radioterapia o Medicina d’emergenza e urgenza (più della metà dei posti scoperti). E questo lo vediamo ogni giorno nei nostri Pronto soccorso.

Per quanto riguarda gli infermieri, tra pensionamenti e necessità per attuare il PNRR, serviranno circa 60mila infermieri.

Se guardiamo un po’ più in del nostro naso, nel 2050 ci saranno oltre il 50% in più di persone over 65 anni, e per mantenere lo stesso rapporto operatore sanitario/cittadini over-65 sarà necessario aumentare di circa il 50% il numero di operatori sanitari (medici specialisti, medici di famiglia e infermieri).

3) In questo quadro di carenza nazionale, chi sceglie l’ambito del Mugello rispetto ad altri ambiti più appetibili e con meno chilometri da fare?

In Mugello si fanno miracoli a mantenere presidi essenziali come questi: in molti comuni sono stati aumentati i massimali, da 1500 a 1800 pazienti pe ogni medico, ma il sistema nei prossimi anni, compreso i medici, così non può reggere.

Di fronte a questo scenario servono misure decise e radicali, e seguendo Confucio, ecco alcune proposte e soluzioni che toccano vari livelli:

Approvare una nuova La legge sulla montagna (esisteva un Decreto legge mai convertito, “Disposizioni per lo sviluppo e la valorizzazione delle zone montane”) che prevedeva alcune giuste misure per la sanità di montagna (accesso preferenziale alla posizione di direttore sanitario ai medici che hanno esercitato la propria attività nei territori di montagna, credito d’imposta per medici e operatori socio sanitari che, per fini di servizio, prendono in locazione o acquistano un immobile ad uso abitativo nei Comuni montani). Un testo base che va ripreso e migliorato: vanno aumentate le risorse per chi decide di trasferirsi e lavorare nei comuni montani, così come devono essere previsti incentivi economici seri (aumento stipendio) per chi presta servizio nei comuni delle aree interne, non sul numero degli assistiti, ma della “valenza territoriale" del servizio prestato

Finanziare progetti di medicina di gruppo, dove i medici di una zona si mettono insieme, condividono strutture e in caso di assenza, anche i pazienti, garantendo ambulatori anche nelle frazioni

Dare nei bandi delle Aree Interne, specifiche risorse, come in questi anni, per i servizi di sanità territoriale, così da integrare l'attività dei Medici di famiglia con telemedicina e teleconsulto, risorse umane e attrezzatura negli ambulatori.

Utilizzo della guardia medica sempre più in sinergia con Medici di medicina generale, in modo da garantire una maggior copertura del servizio a livello territoriale e ridurre il ricorso al Pronto Soccorso per la situazione risolvibili in ambulatorio o con la semplice consulenza di un medico.

Potenziare lo psicologo di comunità, nell’ottica anche della prevenzione del disagio giovanile, nelle scuole e nel tempo libero: l’impatto sulla salute mentale, post covid, fortemente sotto-diagnosticato in particolare nelle fasce più giovani, fatica a trovare adeguate risposte assistenziali oltre alle barriere culturali presenti e molti radicate.

Aumentare il finanziamento del Sistema Sanitario Nazionale per portarlo a valori in linea con i principali paesi europei

Superare il numero chiuso nella Facoltà di Medicina e finanziare le borse di specializzazione prevedendo incentivi per quelle specialistiche che risultano meno appetibili (su tutti l'emergenza urgenza).

Paolo Omoboni, Presidente Società della Salute del Mugello

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