Al centro dell'accusa una scena del film Six Underground, dove sarebbero stati "utilizzati 40 piccioni". Stralciata la posizione del regista
Per la preparazione di una scena di un film, sarebbero stati maltrattati dei piccioni. È con l'accusa di maltrattamento di animali che si è aperto il processo al regista statunitense Michael Bay riguardo al film Six Underground, girato a Firenze nell'estate del 2018 e prodotto da Netflix. Insieme al regista sono imputati Edoardo Martino, socio dello Zoo Grunwald società che fornisce animali alle produzioni cinematografiche, il dipendente Costei Padurariu e il colombofilo Giancarlo Alpini. Stralciata la posizione di Bay, perché non aveva ricevuto l'atto di citazione, mentre per gli altri tre l'udienza è stata rinviata al 26 settembre.
Nella scena sotto accusa viene ripresa un'auto sportiva che corre in corso dei Tintori, nel centro della città, e si imbatte in alcuni piccioni in volo. Per la preparazione, secondo la pm Christine Von Borries, la scena "veniva ripetuta sei o sette volte" e per realizzarla "erano stati utilizzati 40 piccioni". L'imputato della società che fornisce animali alle produzioni cinematografiche, secondo quanto ricostruito dall'accusa, "posizionandosi vicino alla telecamera si sarebbe occupato personalmente di prendere un piccione e di scagliarlo con violenza sul parabrezza e il paraurti della vettura sportiva verde ad ogni passaggio". Per la pm, il regista "supervisionava e dava le direttive in ordine alle riprese".
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