Un dipinto olio su tela del XVII secolo raffigurante “Sant’Orsola”, frammento della pala d’altare originariamente raffigurante nella sua interezza “La Crocifissione di Cristo con Sant’Orsola e Santa Lucia”, trafugata nell’aprile del 1979 dalla Chiesa di San Michele Arcangelo di Carmignano (PO), è stata restituita dal Comandante del Nucleo Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale (TPC) di Firenze, Cap. Claudio Mauti, al Parroco della Chiesa Don Elia Matija.
L’indagine che ha permesso il recupero del bene, coordinata dalle Procure della Repubblica presso i Tribunali di Genova e Firenze, è scaturita a seguito di segnalazione, da parte dell’Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Prato della presenza, presso una Casa d’Aste del nord Italia, di un dipinto raffigurante una Santa, con ogni probabilità un frammento di una pala d’altare all’epoca custodita presso la Chiesa di San Michele Arcangelo di Carmignano (PO). Attraverso l’interrogazione della “Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti”, la più completa banca dati di opere d’arte rubate esistente al mondo gestita dal Comando TPC, è stata accertata la perfetta corrispondenza tra l’opera posta in vendita con una porzione della pala d’altare raffigurante, nella sua interezza, “La Crocifissione di Cristo con Sant’Orsola e Santa Lucia”, già al tempo catalogata presso la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la città Metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato e denunciata quale provento di furto nell’aprile del 1979 dall’allora parroco Don Aldo Magnarelli.
L’accertato scempio causato all’opera originale rende concreta la possibilità che ulteriori ritagli della stessa possano esser stati immessi nel mercato dell’arte. Il risultato di oggi è non solo un esempio concreto della sinergia tra il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale e gli Uffici Beni Culturali delle varie Diocesi, ma anche dell’importanza sia della catalogazione delle opere d’arte ecclesiastiche, sia delle informazioni fornite in sede di denuncia, le quali alimenteranno la “Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti”, strumento indispensabile per i militari del Reparto specializzato dell’Arma per recuperare, anche a distanza di decenni, beni di cui si erano perse ormai le tracce, restituendoli alla comunità
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