Multiutility, a Empoli la sinistra pensa a un referendum per tornare indietro

Leonardo Masi e Beatrice Cioni

E' stata approvata ieri in Consiglio comunale a Empoli la delibera per la nuova multiutility che gestirà la raccolta rifiuti, la distribuzione idrica e del gas, che prevede la fusione per incorporazione in Alia delle partecipazioni detenute in Publiservizi, Consiag e Acqua Toscana, società partecipate dai Comuni delle province di Firenze, Prato e Pistoia.

A votare contrario, dopo aver presentato emendamenti rifiutati, il gruppo consiliare Buongiorno Empoli - Fabrica Comune, con i consiglieri Beatrice Cioni e Leonardo Masi che oggi hanno esposto le osservazioni dei cittadini, mostrando anche i prossimi passi per opporsi a questo percorso intrapreso dal centrosinistra. In pochi giorni sono state esaminate 1.300 pagine fornite per il dibattito in Consiglio comunale, un tempo troppo breve anche per i più bravi.

"Le nostre modifiche chiedevano che la nuova holding non venisse quotata in borsa, richiesta respinta, e un emendamento sull'utilizzo degli utili, che fosse vincolato al miglioramento del servizio. Diventerà un ordine del giorno che accompagnerà la delibera", spiegano Cioni e Masi.

Le contrarietà della sinistra arrivano sia sul passaggio che impegna la gestione dell'acqua pubblica a finire in una società mista pubblico-privato che sarà quotata in borsa, contrariamente al referendum 2011 per l'acqua pubblica, oltre alla gestione in borsa, che sarà vincolata alle bizze dei mercati internazionali con grandi rischi per i servizi pubblici.

"Noi chiediamo che la nuova holding non sia un'azienda che 'andrà a gara', ossia potrebbe avere controllo anche da capitali stranieri. La decisione è stata giustificata dal sindaco Barnini per la ricerca di capitali per poi investire, ma il mercato finanziario richiede che gli utili arrivano in base alla rendita delle azioni. Non si torna indietro, i servizi essenziali devono essere tolti dal mercato", spiega Dusca Bartoli, ex consigliere comunale della sinistra, tra i firmatari delle osservazioni.

Le questioni aperte sono molte: ad esempio il capitale di Alia, che per il 45% è in mano ad Abab, comprendente Acea, holding analoga a quella che dovrà essere costituita ma con territorio operativo a Roma. "La revisione della valutazione della società avrebbe portato a un aumento del valore delle quote di Acea, con uno scarto di 20 milioni in più da conferire rispetto a quanto stabilito in precedenza con i patti parasociali", spiega Masi.

"Sono passati 20 anni di gestione mista pubblico-privato - ricorda Bartoli -, ci era stato prospettato un cambiamento epocale ma in realtà abbiamo le tariffe più alte d'Italia, non ci viene detto dove sono andati gli utili, tra le righe ieri è stato detto che il bilancio è negativo dalla parte politica che era stata promotore del cambiamento".

L'approvazione in Consiglio comunale decreta l'ultima parola sulle possibilità di inserimento dell'assise sulle decisioni della holding, poi il resto sarà in mano al cda. Per le bollette invece dovrà decidere un'autorità come Area, "che ha legato il gas al mercato della borsa, consentendo speculazioni", racconta Bartoli.

Dopo approvazione dovrà decidere il cda. Per bollette dovrà decidere autorità come Arera, che ha legato gas a mercato di borsa e quindi con speculazioni.

E se in altri territori come a Calenzano, che non vuole entrare nel territorio e che probabilmente gestirà i servizi pubblici acquistandoli come sta facendo attualmente Montecatini Terme, a Empoli la sinistra punterà a un referendum per annullare la delibera.

"Servono 50 firme per la proposta, bisogna effettuare delle domande pertinenti e tecniche. Se sarà approvato, dovrà essere confermato da altre 3.500 firme", spiega Tiberio Tanzini, tra i firmatari. Questa sembra l'ultima ratio per un processo che ormai cammina spedito su una strada già tratta.

Elia Billero

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