Lunedì 9 agosto 1948 Gino Bartali esaudisce la promessa di regalare al suo caro amico don Bruno Franci - parroco della chiesa senese di Santa Petronilla, poche centinaia di metri fuori Porta Camollia - la maglia gialla indossata nella 21a e conclusiva tappa, la Roubaix-Parigi, della sua seconda trionfale cavalcata sulle strade di Francia e con la quale ha fatto il suo ingresso al Parco dei Principi.
E’ una cerimonia pubblica, con un largo concorso di appassionati di ciclismo, di iscritti all’Azione Cattolica e di fotografi.
Il ciclista e il sacerdote sono ormai amici di lunga data: si sono conosciuti per la festa dell’Assunta del 1935 a Vallombrosa e da quel giorno hanno intessuto una fitta trama di rapporti.
Bartali è infatti un saldissimo credente che nella fede cristiana trova non solo gli insegnamenti e il conforto ma la stessa energia necessaria per il suo agire quotidiano, sia esso in gara, nella famiglia, nei gesti extrasportivi che lo hanno reso famoso in tutto il mondo.
L’energico don Franci – un bell’uomo, altissimo (quasi due metri) e sportivissimo per i tempi – la figura più adatta per capire l’essenza interiore del campione e forse – chissà - l’unico capace di individuarne le segrete fragilità.
Nel luglio 1937 il sacerdote senese è accorso a Marsiglia al capezzale del campione costretto al ritiro per la rovinosa caduta avvenuta nel corso della Grénoble-Briançon della grande boucle; e nel settembre dell’anno successivo Bartali gli ha dona una maillot jaune delle undici indossate nel suo primo trionfo. Bartali viene spesso a Siena a trovare l’amico e a pregare nella sua chiesa e gli appassionati non si lasciano sfuggire l’opportunità di scambiare due parole con il grande campione. Vi si reca anche alla fine di giugno 1948 prima di partire per Parigi.
A Gaiole in Chianti, in occasione della 25° edizione dell’Eroica sarà esposta la maglia gialla donata da Bartali il 9 agosto 1948; simbolo di una corsa che ha lasciato tracce profonde nella storia e nella letteratura italiana.
Gino Bartali lo vince quando ormai, a 34 anni ed a 10 dal suo primo trionfo, sembra ormai senza chanches. Giorno di riposo a Cannes, in giallo c'è Luison Bobet, il campione fiorentino è a 21' in classifica ma sono in arrivo le Alpi.
L'Italia, quel giorno, è scossa dall'attentato a Palmiro Togliatti, segretario del Partito Comunista Italiano. Ferite gravi, sommovimenti di piazza, il rischio di guerra civile è reale. La sera a Bartali telefona il Primo Ministro Alcide De Gasperi, amico e con lui in Azione Cattolica.
"Gino, qui la situazione è grave, una tua vittoria al Tour rasserenerebbe gli animi. Ce la puoi fare?" "Il Tour è difficile, domani a Briancon, però, penso di vincere".
Succede, ci sono di mezzo i Col d'Allos, Vars e Izoard, la giornata è terribile, tanta pioggia, strade impossibili, l'azione di Bartali devasta tutti, alla fine il primato è ad un passo.
L'impresa rasserena l'Italia, Togliatti si sveglia e rassicura sulle proprie condizioni, la sua prima domanda è su cosa ha fatto Bartali al Tour. Il giorno dopo sarà ancora vittoria e con primato in classifica. Poi la marcia di Gino diventa trionfale, sette tappe ed una maglia gialla finale, questa che vedete qui esposta, conquistata con oltre 26' sul secondo, il belga Schotte.
Cinque anni dopo, nel marzo 1953, Bartali regala a don Franci anche maglia tricolore di campione d’Italia 1952, gesto che Walter Molino riproduce sulle pagine della Domenica del Corriere.
Il restauro della maglia gialla del Tour 1948 fa parte di un più ampio progetto di restauro e di valorizzazione di tutte e tre le storiche maglie - tra le pochissime sopravvissute all’inesorabile passare del tempo - voluto da don Dino Arciero, parroco della chiesa di Santa Petronilla, e da un gruppo di appassionati di sport e di storia senese. Un restauro resosi necessario sia per salvaguardarne l’integrità - per decenni, infatti, le tre maglie sono state esposte nella chiesa nella cappella di Santa Teresa in una semplice teca, priva di protezione dagli agenti patogeni - sia per valorizzarle adeguatamente. Un progetto che però sarebbe probabilmente rimasto allo stato di desiderio senza il fattivo sostegno di Opera Laboratori.
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