I danni all’ambiente e alle case registrati dopo i violenti nubifragi dello scorso ferragosto a Grassina, Antella e Bagno a Ripoli hanno cause precise: scarso presidio e manutenzione del territorio, oltre alla mancanza di opere di compensazione come le NBS, “Nature Based Solutions“, termine collettivo sempre più diffuso per indicare soluzioni basate su processi naturali in grado di rispondere all’urgenza di sostenibilità e alle sfide climatiche.
La Soil and Water Bioengineering (SWB o SWBE o Ingegneria Naturalistica) è la disciplina di cui si occupa da sempre il prof. ing. Federico Preti, docente di idraulica agraria e sistemazione idraulico-forestali presso il Dipartimento di Agraria dell’Università di Firenze e presidente dell’Associazione Italiana per l’Ingegneria Naturalistica (AIPIN) e della sezione Difesa del Suolo, che interviene per spiegare in che modo dovrebbero essere mitigati i danni dovuti a eventi climatici eccezionali sempre più frequenti.
“La pioggia è caduta in maniera intensa e localizzata, interessando il Chianti con più di 100 millimetri e lasciando a secco zone limitrofe. Questa concentrazione nel tempo e nello spazio non è funzionale neppure alla siccità, poiché la pioggia non riesce a penetrare nella falda e a dissetare la terra. Il fenomeno di ruscellamento cui abbiamo assistito, che si è trasformato in un vero e proprio fiume di fango sui centri abitati, potrebbe essere mitigato con mirati interventi ispirati alla natura, che regimino le acque, ne rallentino il deflusso e favoriscano l’infiltrazione dell’acqua nel sottosuolo”. “Ad esempio – prosegue Preti – nelle zone urbane dovrebbero essere utilizzate delle opere o fasce tampone con vegetazione erbacea, arbustiva e arborea che servano da ‘de-sigillatura’ delle superfici impermeabilizzate permettendo l’infiltrazione, il rallentamento e la regimazione verso le reti di scolo dell’acqua”.
Studi condotti dal team del prof. Preti hanno posto, inoltre, in evidenza un dato importante: negli ultimi decenni si è persa una capacità di laminazione diffusa, ad esempio in zone non urbanizzate o scoline agrarie e terrazzamenti pari al 10% di queste precipitazioni intense, che corrisponde a sua volta a un aggravio del rischio idraulico ben del 30%, da sommare a quello associato al cambio climatico. “Le precipitazioni eccezionali ci sono sempre state, ma le famigerate ‘bombe d’acqua’ ora sono più frequenti. Le casse di espansione lungo i corsi d’acqua più importanti devono recuperare proprio i volumi di prima. Tale laminazione deve essere concentrata nelle casse di espansione, possibile solo per i corsi d’acqua principali. Tuttavia, i maggiori danni che stiamo registrando derivano da eventi critici per bacini ‘piccoli’ per i quali la preallerta non è possibile. Le NBS rimangono la soluzione più efficace”.
Per cambiare o riqualificare l’ambiente, conclude Preti, serve agire in modo consapevole, come indicato nelle direttive europee che dettano criteri e metodi per la transizione ecologica e la riduzione del consumo del suolo. “La salute del territorio è fondamentale ai tempi del PNRR e del Green Deal”.
Fonte: Università degli Studi di Firenze
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