Un milione di euro. Questa circa la richiesta da parte dei familiari di Guerrina Piscaglia, scomparsa nel 2014 e per il quale è stato condannato a 25 anni di reclusione per omicidio e occultamento di cadavere padre Gratien Alabi. La richiesta arriva al religioso, alla diocesi di Arezzo-Cortona-San Sepolcro e ai Canonici regolari premostratensi.
L'atto di citazione al tribunale civile di Arezzo è stato depositato oggi, dove il 24 novembre è fissata un'udienza della causa.
La donna sparì da Cà Raffaello (Arezzo), località di Badia Tedalda tra Toscana e Emilia-Romagna il primo maggio 2014.
"L'abito talare - scrivono gli avvocati - fu una vera e propria conditio sine qua non della relazione sessuale prima e dell'evento morte poi" poiché "pose padre Graziano nella condizione di poter più agevolmente compiere il fatto dannoso". Inoltre il vescovo, che aveva la facoltà di rimuovere il frate assegnato alla parrocchia, essendo peraltro stato informato della relazione da una lettera di una parrocchiana, avrebbe dovuto attivarsi in tal senso, "conscio della pericolosità della relazione" tra Alabi e Guerrina.
Si sottolinea come fosse "evidente che Padre Graziano uccise Guerrina a seguito della degenerazione del rapporto che aveva con lei, rapporto insorto tra i due in ragione della funzione pastorale affidatagli".
"Fu proprio celandosi dietro il carisma dell'uomo di chiesa e abusando delle sue incombenze che Graziano manipolò Guerrina sino a perdere il controllo" e "fu proprio in ragione delle stesse funzioni che Graziano trovò più conveniente strangolare Guerrina piuttosto che andare incontro alle conseguenze disciplinari della sua condotta".
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