Combattenti della Libertà, le foto dei partigiani di Castelfiorentino

C’era chi aveva già un’esperienza militare, come soldato dell’esercito. Chi aveva imbracciato le armi dopo l’8 settembre 1943, come partigiano. Ma c’era anche chi, a soli sedici anni, non esitò a falsificare la carta di identità per poter essere arruolato. Senza mostrare alcuna incertezza, neppure di fronte alle resistenze dei genitori. Furono centodiciannove giovani che una fredda mattina del 3 febbraio 1945 si ritrovarono di fronte al Teatro del Popolo di Castelfiorentino per partecipare alla battaglia finale lungo la Linea Gotica, la cintura difensiva che dalla Versilia si snodava lungo tutto l’appennino tosco-emiliano e che separava l’Italia liberata da quella ancora occupata dalle forze nazifasciste.Animati da un coraggio solo pari al loro entusiasmo, i centodiciannove volontari si dettero appuntamento in Piazza Gramsci e le fasi della loro partenza furono immortalate dal fotografo David Bastianoni, che lasciò una documentazione preziosa di quella giornata memorabile. I sorrisi, i gesti, le espressioni dei volti, ma anche i ricordi di quei momenti rimasero come il simbolo di un’Italia che cercava, dopo il fascismo, di dimostrare la sua volontà di riscatto.“Il sentimento di quello che avevano fatto i fascisti e i tedeschi – ha lasciato scritto Dino Assunti – ci fece venire un’ondata di riscatto e di ribellione. Nella mia famiglia, quando decisi di partire, era tutto un pianto, una disperazione. Si partì con i camion e noi di Castelfiorentino eravamo già tutti d’accordo ad andare in prima linea”.“Io ero un ragazzo allora – ha lasciato scritto Vasco Profeti  – e non ci pensavo neanche: ero del 1929, avevo appena sedici anni. La mia famiglia reagì molto male alla mia decisione di partire, perché ero molto giovane. Dissi però che sarei partito lo stesso e che non mi potevano fermare”.“Eravamo su diversi camion – prosegue Profeti, rivelando un particolare interessante - e uno di questi era guidato da un tipo di nome Eugenio, che tutti chiamavano l’Alpino”. Si trattava di Eugenio Giglioli, classe 1903, già volontario a soli dodici anni nella “Grande Guerra” 1915-1918 (come è emerso da alcuni documenti recuperati nel 2018 nell’archivio comunale) e che avrebbe partecipato come volontario anche alla Lotta di LiberazioneDei 119 volontari partiti il 3 febbraio, ben 73 erano di Castelfiorentino, 27 di Certaldo, 8 di Montespertoli, 2 di Montaione e 4 di Sarzana. Essi si unirono al ricostituito esercito italiano dei “Gruppi di combattimento” (il “Legnano”, il “Cremona”, il “Friuli” e il “Folgore”) per dare man forte agli angloamericani nell’ultima grande offensiva contro l’esercito tedesco in Italia.“Ricordare quei ragazzi, alcuni dei quali giovanissimi, che fecero quella scelta – sottolinea il Sindaco, Alessio Falorni – significa rendere onore non solo al loro coraggio, perché nessuno in quel momento poteva sapere se avrebbe fatto ritorno a casa, ma anche al loro desiderio di libertà, di riconquista della democrazia che volevano estendere alle popolazioni del Nord, rimaste sotto la dominazione dei tedeschi. Un sentimento, dunque, di autentica solidarietà nazionale. E’ questa la lezione che abbiamo il dovere, oggi, di ricordare a noi stessi, specie in un momento difficile come quello che stiamo vivendo, e il messaggio che dobbiamo trasmettere alle nuove generazioni”.

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