Sequestro nell'inchiesta Keu, i commenti dalla Toscana

In merito alla notizia di questa mattina sul sequestro operato nei confronti dell'imprenditore Francesco Lerose, arrestato nell'ambito dell'inchiesta Keu per lo smaltimento di rifiuti nocivi dalle concerie del comprensorio del cuoio, stanno giungendo commenti da parte del mondo politico e istituzionale. Eccoli qui raccolti.

Ceccardi (Lega): "Smaltimento rifiuti in Toscana grande business per 'Ndrangheta"

“Le indagini della Dia e dei carabinieri fanno emergere nuovi, inquietanti, scenari sulla gestione dei rifiuti in Toscana, su cui ha allungato le mani la ‘Ndrangheta”. Lo afferma l’eurodeputata della Lega, Susanna Ceccardi.

Da quanto emerso finora, secondo gli inquirenti, l’imprenditore Francesco Lerose si sarebbe arricchito, illecitamente, per svariati milioni di euro.

“Vedremo - aggiunge Ceccardi - se i beni saranno definitivamente confiscati, ma, mentre la vicenda giudiziaria segue il suo corso, si confermano due aspetti gravissimi: l'entità del business che si è creato intorno allo smaltimento dei fanghi di scarto, come dimostrato anche da altre inchieste, e la presenza della ‘Ndrangheta nella nostra Regione. Un mix potenzialmente letale, che mette anche a rischio la salute dei cittadini toscani. Del resto, non vi è solo l’inchiesta sul keu ad averci messo in allarme”.

“In questo quadro - conclude Ceccardi - devono essere ricordate ancora una volta le responsabilità del Pd, che vede alcuni propri esponenti direttamente coinvolti nell’inchiesta keu. Ma, finora, a cominciare da Giani, si è scelta la via di un silenzio sempre più inaccettabile”.

Calleri (Fondazione Caponnetto): "I rifiuti piacciono ai mafiosi"

"Continuiamo ad essere antipatici e ad avere ragione in relazione alle infiltrazioni criminali spesso mafiose che riguardano lo smaltimento illegale di rifiuti in Toscana. Fermo restando il fatto che ovviamente fino a sentenza definitiva non bisogna criminalizzare nessuno, il sequestro di oggi, ad opera della Dia e dei Cc Forestali e del Noe, certifica l'interesse dei clan calabresi, in particolare del Grande Aracri, già dai noi segnalati,per il settore dei rifiuti. Questo sequestro è in continuità con l'inchiesta Keu e dimostra che nonostante sia piombato il silenzio sul caso, il lavoro di chi indaga continua. I rifiuti rimangono purtroppo un qualcosa che piace ai mafiosi e secondo le nostre analisi, in Italia e pure in Toscana ci sono il 95% di probabilità per gli imprenditori puliti di imbattersi in gruppi criminali. Siamo quindi in una situazione di Red Alert. Battiamo un colpo e non sottovalutiamo la situazione. La Fondazione Antonino Caponnetto c'è ed è disposta a dare una mano per contrastare il fenomeno coi propri esperti. Basta volerlo".

Lo dichiara Salvatore Calleri Presidente della Fondazione Antonino Caponnetto.

Mazzetti (FI): "Eco-reati e illegalità prosperano senza leggi e procedure di trattamento/smaltimento precise"

“Che le mafie e le eco-mafie oramai abbiano radici ovunque in Italia è un dato di fatto e un problema fin troppo sottovalutato, a partire dalla Toscana. La nostra regione, con il suo ciclo dei rifiuti incompleto, fa gola e le infiltrazioni sono sempre maggiori, come dimostrano anche gli sviluppi odierni dell’inchiesta keu, per la quale ho già chiesto una commissione d’inchiesta parlamentare alla Camera così da far luce sul ciclo dei rifiuti, le infiltrazioni e sovrapposizioni tra politica e mafie. Per quanto ho fatto e proposto, ritengo che gli spazi per l’illegalità si aprano qualora manchino strumenti normativi adatti, che seguano le esigenze delle imprese e le particolarità dei singoli rifiuti, o procedure ben definite di trattamento. Il ciclo dei rifiuti in Toscana, soprattutto dei rifiuti speciali, è altamente problematico, anche per colpa di scelte sbagliate o assenza di scelte e volontà politica, e questo offre opportunità di loschi affari a persone spregiudicate. Confidiamo nelle indagini e cerchiamo di cambiare visione e strategia sui rifiuti”. Lo dichiara Erica Mazzetti, Deputata di Forza Italia.

Meini (Lega): "A fine mese la relazione della Commissione d'inchiesta"

"Gli ultimi sviluppi legati all’ormai conclamata presenza della criminalità organizzata in Toscana - afferma Elena Meini, Consigliere regionale della Lega e Presidente della specifica Commissione d’inchiesta - testimoniano, ulteriormente, qualora ce ne fosse ancora bisogno che, purtroppo, la nostra Regione sia particolarmente appetita dall’ndrangheta. Ormai il cerchio si sta sempre più restringendo su determinati soggetti e plaudiamo all’operato degli inquirenti e della Magistratura, invitandoli a proseguire sulla strada intrapresa. Ci ha particolarmente colpito, poi quanto dichiarato dalla Fondazione Caponnetto che rileva come ci possa, addirittura, essere il 95% di probabilità che i nostri imprenditori si possano imbattere con gruppi criminali; un dato, ahimè altamente significativo, che, oltre a far riflettere seriamente, deve comportare necessariamente la massima attenzione sulla grave criticità. A fine mese - sottolinea la rappresentante della Lega - sarà pronta la relazione finale che tirerà le somme al termine dei lavori della Commissione d’inchiesta da me presieduta (sarebbe stato necessario più tempo vista la complessità e delicatezza dell’argomento, ma continueremo a monitorare la questione anche in futuro). Il documento, ovviamente, sarà a completa disposizione di chi indaga, confidando che il nostro contributo possa essere fattivo. Le infiltrazioni mafiose - conclude Elena Meini - sono un cancro della nostra società e tutti insieme dobbiamo, dunque, operare per estirparlo dai nostri territori".

Capecchi-Torselli (FdI): "Bene il lavoro delle forze dell’ordine, ma la pubblica amministrazione deve fare la sua parte"

"Non possiamo che complimentarci con il lavoro della Dia regionale che è intervenuta, nell’ambito dell’inchiesta sul Keu, sul patrimonio di alcuni imprenditori. Abbiamo la garanzia che le forze dell’ordine sono presenti e seguono l’evoluzione patrimoniale e imprenditoriale di determinati gruppi, ma anche la pubblica amministrazione deve fare la sua parte rafforzando e potenziando i controlli. Da mesi abbiamo proposto un protocollo operativo fra enti locali, forze dell’ordine, Prefetture e Regione affinché, attraverso l’incrocio dei dati, si impediscano le infiltrazioni malavitose anche con l’utilizzo di prestanome. Si dovrebbero estendere tali protocolli operativi anche alle banche dati che riguardano i soggetti privati coinvolti nel passaggio di attività economiche, sulla scorta dei protocolli che sono in corso di elaborazione per il settore pubblico" dichiarano il Consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Alessandro Capecchi, componente della Commissione d'inchiesta sulle infiltrazioni mafiose e criminalità organizzata, ed il capogruppo di Fdi in Consiglio regionale, Francesco Torselli.

"L’incrocio dei dati è fondamentale. Ad oggi il sistema della certificazione antimafia riguarda solo gli appalti pubblici, ma se un’organizzazione criminale, un affiliato o un prestanome rileva attività private questo non viene registrato. Gli Sportelli Unici Attività produttive (Suap) si limitano esclusivamente a verificare le caratteristiche formali dei subingressi o delle cessioni delle aziende. Dietro ad ogni cessione di attività o acquisto, come ad esempio ristoranti, alberghi o altre attività legate al commercio, c’è un notevole flusso dei denaro, ecco quindi che l’incrocio dei dati dell’Antimafia con le banche dati dei Comuni può diventare uno strumento efficace per compiere un adeguato monitoraggio. Si potrebbe così compiere un’efficace attività di contrasto nei confronti di quelle società che operano come prestanome. Accenderemmo così vere e proprie spie sul territorio, visto che, spesso, le operazioni della criminalità organizzata non riguardano una singola attività ma interessano interi settori o zone" fanno notare Capecchi e Torselli.

"Vogliamo anche richiamare l’attenzione sul pericolo di infiltrazioni della malavita organizzata per i progetti legati al Pnrr e alla loro concreta realizzazione. Visti i tempi molto ristretti, con cui tali progetti devono essere realizzati, si sta decidendo di semplificare e sburocratizzare ma si vorrebbero eliminare anche passaggi fondamentali di controllo e verifica. Occorre, invece, da parte del pubblico un controllo ancora più rigoroso e capillare sul territorio" sottolineano Capecchi e Torselli.

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