Le polemiche sull’obbligo di esibire il green pass per tutti i lavoratori del settore privato, scattato il 15 ottobre scorso, hanno portato in piazza un universo eterogeneo di contestatori, molti dei quali sono studenti universitari. Anche a Firenze, dove hanno avuto luogo manifestazioni molto partecipate, i giovani e gli studenti universitari hanno rappresentato sin dall’inizio delle proteste una frangia rilevante del movimento No green pass.
Infatti, già il 13 settembre, data in cui è cominciato il primo semestre di UniFi, si erano verificate contestazioni di fronte al rettorato fiorentino. La rettrice Alessandra Petrucci ha ricevuto una delegazione in rappresentanza dei manifestanti No green pass. “Sono consapevole dell’alto senso di responsabilità che gli studenti hanno dimostrato in questo lungo e difficile biennio ed è proprio a quello che faccio appello anche adesso – sono state le sue parole –. Riflettiamo tutti insieme se ammettere nei nostri luoghi di cultura coloro che sono in possesso del green pass sia dettato da una volontà discriminatoria, come sostenuto da alcuni, o piuttosto, come io fermamente credo, da finalità etiche volte a garantire migliori condizioni di salute per tutti. Come sottolineato recentemente dal Presidente della Repubblica: vaccinarsi contro il Covid 19 è un dovere sia civico che morale”.
A quaranta giorni dall’inizio delle lezioni, dunque, che aria si respira nelle aule dell’Università di Firenze e in che modo l’ateneo fiorentino sta affrontando le varie difficoltà che, ormai, sembrano più legate a motivi ideologici che sanitari?
A fare il punto della situazione è proprio la rettrice Petrucci. “L'impegno dell'Università di Firenze – dichiara – è di riportare i propri studenti in aula, nelle biblioteche e negli spazi studio. Restituire la socialità e il dialogo in tutte le sue forme negli ambienti universitari è la priorità della nostra squadra di governo. Sappiamo però che occorre procedere per gradi, con la massima prudenza, perché il tema della sicurezza in questa fase è ancora prioritario. Nei giorni scorsi abbiamo aggiornato le linee guida operative per le attività istituzionali. Si tratta di misure che seguono le indicazioni ministeriali e fissano la capienza delle aule al 50% dei posti disponibili. Abbiamo introdotto, inoltre, un meccanismo della turnazione che consentirà a un più elevato numero di iscritti che lo desiderano di poter frequentare in presenza. Sono allo studio ulteriori aggiornamenti (aumento della capienza delle aule, accesso alle aule studio, presenza ai tirocini e alle esercitazioni) che potranno migliorare la frequenza e la partecipazione degli studenti alla vita universitaria”.
Dal momento che l’emergenza Covid ha introdotto, non solo nell’Università ma a tutti i livelli dell’istruzione scolastica, la didattica a distanza e relative tecnologie, è lecito chiedersi come la Dad stia mutando il modo di vivere il mondo universitario da parte di studenti e docenti. In altre parole, si sente la mancanza del tradizionale approccio face-to-face passata o la modalità duale è ormai vissuta come un'evoluzione delle lezioni in presenza?
“Il desiderio di riappropriarsi degli spazi credo che appartenga a larghissima parte dei docenti e degli studenti – conferma la rettrice –. Non può essere lo schermo o la comunicazione mediata dal computer il luogo in grado di restituire la pienezza e la ricchezza che derivano dal confronto in presenza. La tecnologia tuttavia ci permette di offrire un servizio a quanti per le ragioni più diverse (economiche o di salute per esempio) non hanno la possibilità di recarsi in una sede universitaria”.
Infine, è d’obbligo una riflessione su studenti e docenti contrari al green pass. Le proteste, appunto, non sono mancate all’interno di UniFi e hanno coinvolto non solo i giovani ma anche il personale docente: il professor Marco Villoresi, docente di letteratura italiana, aveva dichiarato in una lettera che non avrebbe esibito il green pass a lezione; una presa di posizione che ne ha comportato la sospensione dalla didattica.
“Prima di tutto l'Università deve applicare quanto la legge stabilisce – afferma categorica Petrucci –. Poi consideriamo che contrastare con mezzi validi un virus che si diffonde in modo così veloce ci permette di guardare alla ripresa in sicurezza della vita accademica e personale. Quindi, pur nel rispetto della diversità di opinioni che si sono manifestate riguardo all'obbligo del certificato verde per l'accesso alle sedi, ritengo che si debba guardare ai fatti e collaborare tutti insieme per uscire al più presto dall'emergenza”.
Giovanni Gaeta
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