Don Renzo, in un libro l'insegnamento del "prete che respirava la gente"

Una settimana dopo aver ricordato Monsignor Cavini, un altro prete riaffiora nella mente e soprattutto nel cuore della nostra Empoli. La Vela della sua Avane fatica a contenere la folla che si siede davanti al piccolo palco su cui è presente, accanto ai relatori, un suggestivo attaccapanni con su giacca e cappello di lui, Don Renzo Fanfani, il prete operaio, quello che sudava in fabbrica e non aveva paura a sporcarsi le mani sia fisicamente col lavoro che metaforicamente accanto agli ‘ultimi’. L’invito è a firma Paola Sani che sul suo grande amico con la tonaca ha scritto un libro stampato da Gabrielli Editori impreziosito dalla prefazione del cardinal Bassetti, vescovo metropolita di Perugia-Città della Pieve e Presidente della Cei.
Diciamolo subito. Questo di Paola è un bel libro che non è giusto racchiudere nella frase banale del “libro che non può mancare nella casa di ogni empolese” perché non gli renderebbe giustizia. E’ un qualcosa di più e di diverso ed a renderlo originale e prezioso, oltre ovviamente alla parte che l’autrice dedica a raccontare la vita di Renzo anche attraverso tante testimonianze dirette, è la corposa parte documentale che, per la prima volta, viene pubblicata. Trovandosi tra le mani tanti suoi scritti, l’autrice intuisce che sarebbe un peccato non renderli pubblici e la sua idea si trasforma ora nel grazie sincero di chi li può leggere. Riflessioni, lettere a vescovi o giornalisti (bellissima quella ai direttori delle due testate cittadine a difesa di Avane che era stata descritta sulle colonne di Nazione e Tirreno come il Bronx di Empoli e chiusa dicendo orgogliosamente che ”nella sua frazione sono venuti a parlare di filosofia, politica e Costituzione Moravia, Ingrao e Scalfaro”), discorsi pronunciati in occasioni pubbliche, carteggi, omelie, volantini, interventi in momenti ufficiali. Dalla loro lettura viene fuori il personaggio Renzo che la serata avanese e le parole dei relatori presenti riportano alla luce riuscendo a non farne il solito santino ma proponendolo nella giusta luce. “C’è un prima e un dopo Don Renzo”, dice Brenda Barnini che proprio al prete operaio assegnò il Sant’Andrea d’oro del 2014, fissando così l’importanza che non solo per la ‘sua’ Avane ma anche per la città la sua figura ha rappresentato. ”Ha respirato la gente”, aggiunge il Vescovo di Montepulciano Monsignor Stefano Manetti che sforna poi, in un piacevolissimo dialetto toscano, tanti aneddoti di seminario dopo una vocazione arrivata d’improvviso, durante il militare, quando Renzo butta il cappello in aria e consacra la sua vita a Dio con due stelle polari: il Vangelo della Chiesa e quello laico, la Costituzione, da lui sempre difesa. Il prete del confronto, quello che cercava volentieri chi la pensava diversamente per discutere e così arricchirsi, quello che vedeva in chiunque avesse bisogno e bussasse alla sua porta il volto di Cristo, quello dei gesti estremi che lo resero famoso in tutta Italia appendendogli addosso un’etichetta che, tutto sommato, non gli rendeva fino in fondo giustizia. Perché, come spiega bene il Vescovo Manetti, Don Renzo non era il prete comunista come molti (che evidentemente non hanno letto molto il Vangelo) amavano liquidarlo o inquadrarlo ma era un uomo “le cui radici sono state sempre ben salde nella Chiesa”, a fianco di chi aveva bisogno e nel pieno rispetto del valore supremo della dignità di ogni essere umano fissata, appunto, nel Vangelo e poi anche principi cardine della Costituzione.
Nello sfogliare sotto la Vela le pagine del volume l’occhio cade su un passo di una sua riflessione del 2004 sulle radici cristiane di Empoli: “L’Empoli del futuro non si farà andando incontro ai bisogni ed alle richieste di gente che già sta bene, ma rendendo esplicita la posta in gioco: un altro modello di umano e di relazioni fra gli umani”. Caro Renzo, diciassette anni dopo non si può dire che ci siamo riusciti visto il mondo in cui viviamo, ma di sicuro possiamo dirti che a Empoli abbiamo seguito questa strada e che giorno dopo giorno, povero dopo povero, fratello dopo fratello, proviamo a trasformare queste parole in fatti concreti. Come tu e Monsignor Cavini ci avete insegnato.

Marco Mainardi

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