Una recente sentenza del Tribunale di Milano, accogliendo il ricorso della Cgil della Lombardia e di altre sigle, e attenendosi alle disposizioni di una sentenza della Corte Costituzionale, ha ordinato alla Regione Lombardia di modificare alcuni criteri della legge che permette la partecipazione ai bandi per l’assegnazione delle case popolari, in gran parte simili a quelli previsti anche dalla legge regionale toscana vigente.
I criteri riguardano i requisiti di aver risieduto in Toscana da almeno cinque anni e l’obbligo per i cittadini stranieri extra Unione Europea di presentare una dichiarazione del paese di provenienza che attesti di non possedere immobili, mentre per i cittadini italiani e dell’Unione è prevista solo una autocertificazione. In questo ultimo caso, la legge regionale Toscana lascia la facoltà ai singoli Comuni di accettare o meno l’autocertificazione al momento della presentazione della domanda di assegnazione, tanto che molti Comuni toscani guidati dalle destre la applicano nella maniera più restrittiva; modalità che la Suprema Corte e il Tribunale milanese hanno ritenuto irragionevoli e lesive perché il criterio della anzianità di residenza mette in secondo ordine le condizioni familiari, di disagio economico e abitativo e discriminatorie riguardo la richiesta di documentazione di assenza di proprietà immobiliari in paesi extra Ue al posto della semplice autocertificazione, fatto salvo il diritto di verifica da parte di Agenzia Entrate e delle autorità preposte.
La Cgil e il Sunia della Toscana esprimono soddisfazione per le decisioni della magistratura in materia, a conferma della contrarietà da sempre espressa dai sindacati su questi aspetti ambigui contenuti anche nella legge regionale toscana, che comunque è una buona legge e che garantisce la funzione sociale dell’edilizia pubblica quale volano fondamentale per l’emancipazione delle famiglie dalle difficoltà di condizioni economica e sociale.
“La sentenza del Tribunale ribadisce l’estrema importanza del diritto alla casa - dice Laura Grandi, segretaria del Sunia della Toscana -, e pone la massima attenzione per l’edilizia residenziale pubblica come un bisogno sociale ineludibile, un interesse protetto, cui l’ordinamento deve dare adeguata soddisfazione”.
La Cgil e il Sunia della Toscana auspicano che il Consiglio regionale che scaturirà dalle elezioni del prossimo 20 settembre adegui quanto prima la norma alle disposizioni ed indicazioni impartite dalla magistratura senza attendere ricorsi ad hoc, abbandonando definitivamente le soluzioni che creano solo disuguaglianze e conflitto tra i penultimi e gli ultimi, e avviando un piano straordinario per la costruzione di nuove case popolari per riaffermare in questo modo il ruolo fondamentale dell’intervento pubblico nel dare risposte concrete al disagio abitativo, divenuto ancor più grave a seguito della pandemia in corso. “Come prevede la sentenza - dice Maurizio Brotini, segreteria Cgil Toscana -, la casa è da ritenersi inclusa nel ‘catalogo’ dei diritti inviolabili, bene di primaria importanza. E per questo le leggi non possono essere discriminatorie, ma sancire principi uguali per tutti”.
Maurizio Brotini e Simone Porzio di Cgil Toscana e Laura Grandi di Sunia Toscana
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