Licenziamenti nelle concerie e Keu, Mainardi (Cgil): "Ottimismo dalle aziende"

Loris Mainardi, segretario Filctem Cgil Pisa

Il distretto del Cuoio tra le ombre della crisi e la luce di un nuovo ottimismo


È da poco finito il periodo di ferie, e anche nel distretto conciario del Comprensorio del Cuoio è ripreso il lavoro. Nel settore restano ancora alcuni nodi da sciogliere, che appesantiscono la produzione e le prospettive future. In primis la crisi economica provocata dal Covid-19, l'avvicinarsi della fine del blocco dei licenziamenti e i contatti con l'estero, ancora a singhiozzo.

Il secondo punto sono le ombre lasciate dall'inchiesta Keu, ancora in corso, partita cinque mesi fa da Santa Croce sull'Arno. Nonostante queste premesse, emerge uno spiraglio di ottimismo, dato da quella voglia di ripresa che si respira in tutta Italia, indotta probabilmente anche dalla campagna vaccinale.

Loris Mainardi, segretario Filctem Cgil Pisa

"Siamo rientrati come ci eravamo fermati. Chi aveva lavoro ce l'ha, chi non l'aveva non ce l'ha" spiega riguardo alla ripresa del lavoro post ferie Loris Mainardi, segretario Filctem Cgil Pisa. "Quello che registriamo è che sta aumentando l'ottimismo delle imprese sulla prossima stagione invernale, che dovrebbe partire tra gennaio e febbraio". Riguardo al lavoro fuori dai confini nazionali, "dall'estero ancora si muove veramente poco - continua Mainardi - è un mercato legato moltissimo allo spostamento delle persone anche per turismo e, ahimè, ancora non è ripreso. Si spera che con l'avanzare della vaccinazione anche il turismo extra continentale possa tornare ai livelli precedenti".

Blocco dei licenziamenti, qual è il termine ultimo per il settore conciario? "Per questo settore termina a fine ottobre" precisa il segretario Filctem Cgil Pisa. Una volta tramontata la misura, attuata durante l'emergenza Covid-19, il governo dovrebbe mettere in campo un ammortizzatore sociale unico, "che dovrebbe aiutare tanto - prosegue Mainardi - ma comunque vuol dire perdere posti di lavoro. Noi anche come comitato d'area stiamo lavorando per cercare di capire come andranno le cose. Devo ammettere che questo ritrovato ottimismo da parte delle imprese, che fino a qualche mese fa non c'era, ci fa ben sperare. Ci auguriamo che questi segnali di ripresa, per il prossimo inverno, si tramutino in concretezza e quindi in ordini".

Torniamo a parlare dell'inchiesta Keu della Dda di Firenze, emersa nell'aprile 2021 e che ha rappresentato un vero e proprio terremoto per il distretto conciario di Santa Croce sull'Arno, nel mirino delle indagini. Incertezze non solo per le numerose persone indagate tra politici, imprenditori e vertici aziendali, ma anche per l'irregolare smaltimento del Keu, il rifiuto finale dato dagli scarti della concia, oggetto di analisi e ricerche in più parti della Toscana prese sotto esame.

"C'è ancora tanto da capire, devo essere onesto - dice Mainardi, che già era intervenuto sul tema ad aprile - siamo tutti in attesa della chiusura delle indagini, per avere le idee un po' più chiare. Come comitato d'area e tavolo di distretto, dove sono presenti imprenditori, sindacati e comuni, ci stiamo organizzando per la ripartenza. Vorrei che fosse chiaro, l'inchiesta sembra quasi un attacco al sistema ma in realtà si parla di errori di qualche individuo, se errori ci sono stati, non di tutto il sistema". Col passare dei mesi, ormai cinque, in molti hanno tenuto a specificare questo punto, affinché il distretto conciario del Cuoio, tra i primi posti in Toscana con oltre 2 miliardi di fatturato e più di 5 mila lavoratori, non cadesse in ginocchio a causa delle presunte condotte illecite di pochi.

Tornando nell'ottica del lavoro, i fattori della crisi sopra elencati hanno determinato anche il rischio chiusura per qualche azienda, sia di piccole che di medie dimensioni, nel distretto del Cuoio. Alcune di queste, spiega Mainardi, stanno aspettando la fine dell'anno per capire se continuare oppure no. C'è anche un discorso di cambiamento nella forma delle stesse concerie: ci sono quelle che si sviluppano in grandezza, tecnologia e numero dei dipendenti e quelle tradizionali, più contenute in struttura e produzione. "Interfacciarsi con le grandi firme vuol dire anche avere delle strutture importanti e di conseguenza le piccole e medie aziende su questa cosa sono in sofferenza, oltre che all'approvvigionamento delle materie prime. Da questo punto di vista però c'è una discreta collaborazione, soprattutto all'interno della filiera".

Reagire, rialzarsi e trovare la combinazione giusta per sciogliere tutti questi nodi. Come, lo si capirà con ancora un po' di tempo. "Tutto è legato alla fine dell'inchiesta Keu - conclude il segretario Filctem Cgil Pisa - cosa può accadere e quanta forza di reggere ci sarà".

Margherita Cecchin

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