Pisa nella Memoria, intitolata una rotatoria ad Anna Frank: cerimonia a San Rossore

83 anni fa le leggi razziali: "Pisa non dimentica"


Si sono svolte questa mattina le celebrazioni per ricordare l’anniversario della firma delle leggi razziali del 1938 nel “Giorno della Memoria”, organizzato da Comune di Pisa e Comunità ebraica di Pisa con il sostegno di Anpi Comitato di Pisa e Parco Regionale di San Rossore.

Presenti alle cerimonie, fra le quali l’intitolazione ad Anna Frank della rotatoria su viale delle Cascine, il sindaco di Pisa Michele Conti, il Presidente del Consiglio Regionale Antonio Mazzeo, l’Assessore regionale Alessandra Nardini, il Presidente della Provincia di Pisa Massimiliano Angori, il vice Prefetto di Pisa Alessandra Oliva, il Rettore dell’Università di Pisa Paolo Mancarella, il Presidente il Presidente del Parco di San Rossore Lorenzo Bani, il vicesindaco del Comune di Pisa Raffaella Bonsangue, il Presidente del Consiglio comunale di Pisa Alessandro Gennai, il Presidente della comunità ebraica di Pisa Maurizio Gabrielli, il presidente di Anpi comitato di Pisa Bruno Possenti e tutte le autorità militari del territorio con il picchetto interforze per la resa degli onori ai caduti.

L’intervento del Sindaco Michele Conti: “Il 5 settembre è una data infausta per la nostra città a causa della firma delle leggi razziali da parte del Re Vittorio Emanuele III nel 1938 avvenuta nel Parco di San Rossore. Per questo come Comune di Pisa, insieme alle altre istituzioni e alle associazioni della città, diamo un grande significato a questo “Giorno della Memoria”: è come se la storia ci avesse assegnato il compito e la responsabilità di fare più degli altri nell’assumere l’impegno di commemorare e nella lotta contro l’antisemitismo.

Per questo, ogni anno rinnoviamo come uomini e come rappresentanti delle istituzioni l’impegno a rafforzare la memoria, che deve arricchirsi di iniziative nuove e diverse, che si devono affiancare a quelle già consolidate e vive nella memoria collettiva dei Pisani come la commemorazione del terribile eccidio di via Sant’Andrea, dove il capo della comunità israelitica Pardo Roques e altre persone furono barbaramente uccise per mano di soldati tedeschi.

Quest’anno abbiamo deciso di intitolare ad Anna Frank, un simbolo internazionalmente riconosciuto, la rotatoria tra viale delle Cascine e l’Aurelia, scelta non a caso perché porta proprio a San Rossore dove avvenne la firma della vergogna. Pisa non dimentica”.

Nardini: "La Memoria è il vaccino più potente contro i rigurgiti nazifascisti"

Una pagina vergognosa, l’abisso più buio verso cui ci si spinse in quegli anni. Oggi abbiamo quindi un dovere, quello di ricordare e soprattutto quello di far conoscere alle giovani generazioni quanto accadde”. Così Alessandra Nardini, assessora con delega alla cultura della Memoria della Regione Toscana, che questa mattina ha partecipato alle manifestazioni organizzate dal Comune e dalla Comunità ebraica di Pisa nell’83esimo anniversario della firma di Vittorio Emanuele III, nella tenuta di San Rossore, sulla prima delle leggi della vergogna, le leggi razziali italiane volute dal fascismo per la persecuzione degli ebrei.

Furono anni di vergogna, ma il riscatto arrivò grazie alle donne e agli uomini della Resistenza, che decisero di schierarsi dalla parte giusta. Grazie a quella scelta e insieme al contributo prezioso degli Alleati, abbiamo potuto liberare le nostre città e i nostri paesi” - ha aggiunto l’assessora, che nei giorni scorsi ha partecipato anche alle celebrazioni per l’anniversario della Liberazione a Pisa e a Cascina.

Oggi ricordare - ha proseguito Nardini - significa dire con forza mai più. Mai più discriminazioni, mai più violenze, mai più soprusi. La Toscana è terra di diritti, terra di libertà, terra di uguaglianza. Sono orgogliosa di rappresentare una Regione che ha scelto come simbolo il Pegaso alato che fu del Comitato Toscano di Liberazione Nazionale. Affondiamo le nostre radici nei valori dell’antifascismo e della Resistenza e abbiamo come guida la Costituzione e i suoi principi”.

Insieme all'Anpi – ricorda l'assessora - abbiamo voluto estendere dal territorio pisano a tutto il territorio regionale il protocollo sullo studio e l'approfondimento della nostra carta costituzionale nelle scuole. Ed è stato particolarmente significativo consegnare ieri una copia della Costituzione alle nuove cittadine e ai nuovi cittadini di Cascina, farlo nel giorno della Liberazione, assieme a una copia della raccolta sulle stragi nazifasciste toscane."

Noi abbiamo il dovere - ha sottolineato Nardini - di riconoscere nella Memoria quello che con il linguaggio della pandemia potremmo chiamare il vaccino più potente che abbiamo contro i pericolosi rigurgiti nazifascisti a cui purtroppo ancora oggi nel nostro Paese e nel mondo dobbiamo assistere”.

Oggi essere a San Rossore - ha concluso - significa anche prendersi un impegno: dire con forza che Pisa, la Toscana e tutto il nostro Paese ripudiano la guerra e qualsiasi forma di discriminazione, sopruso e violenza; qui non c'è spazio per la violenza, per l'antisemitismo e per il razzismo. Noi vogliamo una società che sia libera, aperta, democratica, plurale”.

Mazzeo: "Non dimenticare mai. La memoria si fa impegno e la Toscana c’è"

"Il 5 settembre 1938 è una data nefasta nella storia del nostro Paese. Una data che ci riporta proprio qui in questi luoghi dove il Re d'Italia si trovava e dove firmò la prima delle leggi razziali proposte dal regime fascista. Una pagina di vergogna della nostra storia, che purtroppo ha faticato a diventare coscienza comune". Così il presidente del Consiglio regionale, Antonio Mazzeo, durante la deposizione della corona d'alloro alla lapide nel Parco di San Rossore che ricorda la firma delle leggi razziali e l'inizio delle persecuzioni contro gli ebrei.

"Oggi qui, a nome del Consiglio regionale che mi onoro di rappresentare, - ha spiegato Mazzeo - voglio esprimere la più ferma condanna di quelle ideologie che 83 anni fa resero possibile un tale scempio. Voglio altresì assicurare alla comunità ebraica pisana qui presente e a tutti i nostri connazionali che si riconoscono in quella comunità l'impegno delle istituzioni regionali a promuovere una cultura aperta, dove il concetto discriminatorio di razza non trova spazio e dove si combatte ogni forma di intolleranza per qualsiasi ragione motivata".

"Vittorio Emanuele III - ha sottolineato Mazzeo - firmò le leggi antiebraiche durante una seduta di caccia, vicino a un ponticello, senza neppure pensare a quello che stava firmando e alle conseguenze. Si comportò da indifferente, non provò nemmeno a cambiare il corso della storia, scelse di dare le spalle all'orrore che stava firmando e producendo”.

"Con quel regio decreto - ha ricordato il presidente - fu colpito un diritto fondamentale: quello all'istruzione. I bambini e i ragazzi della cosiddetta razza ebraica furono esclusi dalle scuole pubbliche. Un diritto che in questo tempo di pandemia abbiamo meglio compreso nel suo valore. La chiusura forzata delle scuole a tutti ci ha fatto capire l'importanza di un'educazione che è al tempo stesso acquisizione di saperi e palestra di socialità”. “Oggi dunque abbiamo uno sguardo più attento a comprendere il dramma che hanno vissuto quei bambini e quei ragazzi insieme alle loro famiglie. Non potevano più ritornare nelle classi dove avevano lasciato i loro compagni di studi e di giochi. Un'intollerabile violenza per giunta sulla pelle dei più piccoli e indifesi”.

L'altro frutto perverso di quel regio decreto – ha continuato Mazzeo - fu l'espulsione dei docenti ebrei dalle scuole e dalle università italiane. Educatori ed intellettuali che avevano contribuito alla formazione delle giovani generazioni si trovarono messi alla porta. Con grave danno prima ancora che di carattere economico per la loro vita, per la negazione della loro dignità di persone e di uomini”.

"Questa cultura di discriminazione e di intolleranza portò poi alle persecuzioni, alle deportazioni, ai lager” ha ricordato. “Un seme di violenza piantato quel giorno a San Rossore che avrebbe portato questi frutti maligni”.

Ecco perché oggi ricordando quel giorno, condannando ciò che ha significato - ha concluso Mazzeo -, vogliamo ribadire che questa memoria si fa impegno. Mai più una società che esclude, che discrimina, che usa violenza”.

Il Consiglio regionale c'è. La Toscana c'è con la sua cultura millenaria. Il futuro che vogliamo costruire da questo fiore di consapevolezza può prendere vigore. Per questo continueremo il lavoro fatto in questi anni come Regione contro ogni forma di razzismo e discriminazione”.

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