Alla ricerca del Castello perduto e… ritrovato? Nell’area circostante la pieve di San Pietro in Bossolo si scava e si trova la vita. Dalla terra ‘indagata’ nel corso della seconda campagna di scavo, promossa dal Comune, riemergono segni e tracce della presenza umana che in un tempo molto lontano, in un arco cronologico probabilmente compreso tra l’età tardoantica e il tredicesimo secolo, ha frequentato il sito di Tavarnelle, posto nelle immediate vicinanze del luogo di culto di origine romanica. Donne e uomini vi hanno lavorato, hanno acceso focolari e hanno consumato pasti, hanno insomma lasciato tracce del loro passaggio, come attestano i reperti rinvenuti e mostrati al pubblico in occasione della presentazione degli esiti dello scavo alla Pieve di San Pietro in Bossolo, avvenuta alcuni giorni fa. Laterizi, olle, ovvero pentole, e testelli, tutti acromi, sono i frutti del secondo atto dello scavo, appena concluso. “I frammenti – spiega l’archeologa Francesca Cheli, responsabile dei materiali dello scavo – appartengono a strumenti domestici impiegati per cucinare, utilizzati prevalentemente per cuocere le vivande”.
Il velo del mistero si assottiglia e la ricerca delle origini e dell’identità del luogo, affidato al team di archeologi e ricercatori dello Spin off universitario Laboratori Archeologici San Gallo incaricato dal Comune, si fa ancora più interessante. La campagna di indagine archeologica, realizzata nell’ambito di una concessione triennale rilasciata dalla Soprintendenza archeologica Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Firenze e Provincia di Pistoia e Prato, ha permesso di rilevare fino a questo momento la presenza di una serie di strutture murarie, riferibili a diverse fasi presumibilmente di epoca medievale. “Il nostro lavoro quest’anno si è svolto in due direzioni – ha precisato la direttrice dello scavo l'archeologa Chiara Marcotulli – siamo scesi in profondità e abbiamo ampliato l’area dello scavo, uno studio che ha dato risultati concreti permettendoci di determinare con certezza l’esistenza di un sito piuttosto esteso e con più fasi di vita. Le fonti scritte esistenti, per quanto lacunose, attestano la presenza di due castelli, relativi a periodi diversi e gravitanti intorno alla pieve: il primo nel 103 e il secondo nel 1213. Partendo da queste importanti informazioni il nostro obiettivo è quello di cercare di attribuire un’identità certa alle strutture messe in luce e auspicabilmente collegarle ad una delle due o a entrambe le fortezze. L’indagine che seguirà il prossimo anno ci aiuterà a rendere più chiare le origini ancora ignote di questo appassionante viaggio nel passato”. Del team fa parte anche l’archeologo Lapo Somigli, responsabile dei rilievi archeologici.
“Barberino Tavarnelle, un piccolo comune di 12mila abitanti, è caratterizzato da un territorio archeologicamente fertile i cui siti da scoprire e approfondire sono diversi secondo quanto ci dicono gli esperti con i quali stiamo collaborando anche sul fronte urbanistico - ha dichiarato l’assessore alla Cultura Giacomo Trentanovi - in questo caso per tre settimane l’area è stata scavata e studiata con gli strumenti, le attrezzature e le tecniche stratigrafiche, un altro passo in avanti è stato compiuto nel percorso di investimenti e progettualità culturali che abbiamo scelto di portare avanti per valorizzare il territorio come risorsa e strumento di conoscenza delle nostre radici”.
Fonte: Ufficio Stampa ASSOCIATO DEL CHIANTI FIORENTINO
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