Ieri (29 giugno) è stato discusso in consiglio comunale il Piano Economico Finanziario del servizio rifiuti e il regolamento per l’approvazione delle tariffe per l’anno 2021. Tra i motivi che hanno indotto i consiglieri di minoranza a votare a sfavore delle modifiche proposte, c’è la posizione già espressa nel mese di dicembre sulla trasformazione di Retiambiente in una società di gestione della raccolta dei rifiuti ed ancora più a monte sulle scelte strategicamente sbagliate che hanno portato alla nascita di Retiambiente.
Sulla vicenda è intervenuto il consigliere ed esponente di FDI Marco Rusconi: “Abbiamo già espresso il nostro no alla trasformazione in house providing di Retiambiente, anziché scegliere mediante gara il socio privato, come previsto dalla legge. Ed ancora di più, esprimiamo il nostro dissenso all’attuale struttura e composizione dell’ATO Costa, ambito territoriale che, con uno scellerato progetto politico, ha accorpato territori disomogenei nell’affermato auspicio di migliorare il servizio, ma nel reale disegno di creare delle enormi super strutture a governo fortemente centralizzato a Firenze. Se inizialmente poteva sembrare neutra o addirittura ragionevole la scelta di accorpare più ambiti territoriali, all’atto pratico è sotto gli occhi di tutti come questo abbia portato allo svilimento delle esigenze specifiche dei singoli territori e delle realtà più piccole, in favore dei poli di maggiore rilievo economico, esattamente come avvenuto in ambito sanitario.”
Rusconi entra poi nel merito della deficitaria situazione economica di Geofor: “All’interno del piano tariffario, nascosto nelle maglie di ciò che è stato predisposto, impatteranno anche i costi Geofor la quale,
come abbiamo potuto apprendere anche da recenti articoli di giornale, risulta essere piena di debiti che dovranno essere ammortizzati sui costi fissi di gestione e quindi spalmati sui piani tariffari attuali e futuri e,
a cascata, sulle tasche dei cittadini.”
I consiglieri si dichiarano infine dubbiosi in merito alla modifica del regolamento che prevede una scontistica per chi smaltisce per conto proprio rifiuti domestici: “Si dice che, chi smaltisce autonomamente
queste tipologie di rifiuto, ha diritto ad uno sconto sulla quota variabile nel limite massimo del 50%. Quindi paradossalmente, se qualcuno smaltisse più dell’80% dei propri rifiuti domestici, ad esempio attraverso un gestore privato o tramite compostaggio, andrebbe ad usufruire di uno sconto sulla quota variabile nella misura del 50%. A nostro avviso questo provvedimento non rispetta i parametri imposti dalla normativa
comunitaria che parte da un principio ben chiaro: “si paga in proporzione a quanto rifiuto si produce”.
Con questo modus operandi invece io vado a pagare una parte di tributo per rifiuti che ho già smaltito in altro modo e per i quali non ho avuto necessità di chiedere l’intervento del gestore. Potremmo arrivare al
paradosso in cui alcuni utenti andrebbero a pagare un tributo per una parte di servizio che non viene effettuato per niente. In questo modo lo smaltimento in autonomia è antieconomico mentre la norma
nazionale, precipitato di quella comunitaria, è stata pensata proprio per incentivare il privato a trovare modalità intelligenti di smaltimento ecologico. In sostanza, se il privato deve pagare la quota fissa e anche il
50% della variabile (di cui non usufruisce e che è calcolata sul costo del servizio), il gestore fa una locupletazione e almeno per una parte del servizio si ha una duplicazione del costo.”
Fonte: Gruppo consiliare Per un'altra Santa Croce
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