Alzi gli occhi verso lo scaffale posto sopra al tavolo pieno di carta modelli e vedi un codice di procedura civile. La risposta a cosa ci faccia in una sartoria un libro che di solito sta negli studi legali è nella storia imprenditoriale dell'empolese Francesco Raugei, una storia ancora agli inizi ma che merita già di essere raccontata.
Gli ingredienti sono tanti: la passione per il bello, il gusto nell'abbigliamento, la ricerca di un qualcosa che la strada intrapresa (laurea in Giurisprudenza, professione di avvocato ed anche insegnamento) non era - e forse non è - capace di regalargli e, perchè no, quel pizzico di sana follia che in fondo, a poco più di trenta anni, puoi pure permetterti di avere e che spesso finisce per essere quel valore in più che ci vuole.
Può ad un avvocato dare più soddisfazione una camicia rispetto ad una toga? La risposta sta in 'Cifre camicie sartoriali', la creatura ancora giovane di Francesco Raugei.
"Sono un avvocato ed esercito ancora, ma probabilmente questa non è mai stata la scarpa per il mio piede. Insegno anche materie legali a scuola, ma la mia passione è sempre stata un'altra, la camicia".
Per indole ed anche professione ha sempre indossato quelle su misura con le cifre ricamate e, pur di cercarne come piacevano a lui, è sempre stato pronto anche ad andare fuori Empoli macinando chilometri.
Il destino lo porta a Rignano dove "conosco la persona per me fondamentale in questo percorso, Piero Barcucci alla cui camiceria sono andato da cliente".
Lì nasce un qualcosa di speciale, non solo un rapporto fra sarto e cliente ma un qualcosa di più che il tempo finirà per rendere un passaggio decisivo della sua vita.
"Con Piero il feeling è a prima vista, un camiciaio del quale mi innamorai perchè aveva non solo la sartoria da esposizione ma anche il laboratorio dove si potevano scegliere tessuti, un luogo dove ho passato ore ed ore. Mi prendevo mezza giornata libera ed andavo da lui, uno stanzone dove per me il tempo si fermava".
In una delle tante chiacchierate fra un modello ed un tessuto, Piero confessa a Francesco che, per problemi di salute, ha in mente di mollare tutto ed a quel punto inizia a frullare in testa una pazza idea.
"Mi presi un po' di tempo ed un giorno, quando andai a prendere delle camicie, gli dissi che gli avrei dato una mano perchè tutto quello non era giusto che andasse perduto. Nel 2018 trascorsi le ferie a Rignano per imparare ed a settembre facemmo un accordo. Creai il mio brend 'Cifre' che vuol dire 'camiceria italiana Francesco Raugei Empoli', pur senza lasciare professione e scuola".
Inizia così una strada che ha anche il sapore della Empoli anni '80, quella fatta dalle donne che cucivano in casa, un mondo soppiantato dal commerciale e, soprattutto, dalle lavorazioni cinesi. Francesco punta proprio sulla qualità del prodotto fatto a mano, non ha dipendenti ma solo sarte e modelliste che lavorano per i suoi clienti, una filiera all'antica.
"Piero mi ha fatto da cicerone per molti mesi, portandomi dai suoi fornitori ed introducendomi in questo mondo. Lui era contento di questo ed è un periodo che ricordo con grande nostalgia perchè, durante il lockdown, purtroppo è morto, una cosa per me umanamente straziante. Non l'ho più rivisto causa il momento che stavamo vivendo ed a quel punto ho preso la decisione di andare avanti anche nel suo nome e nel suo ricordo".
In un magazzino di via Giuntini compare nel luglio 2020 il marchio 'Cifre', nel ricordo di Piero, spinto dalla passione e da quella vocina che gli sussurrava 'provaci' e che aveva deciso di ascoltare, in barba al momento storicamente più complicato per iniziare una nuova attività. "Ho dato lavoro a sarte e modelliste bussando fisicamente alle porte delle signore, spiegando loro il mio progetto, dando a qualcuna i miei macchinari".
Un sogno che piano piano diventa realtà perchè il prodotto piace, il passaparola fa la sua parte, gli amici sono i primi a dargli fiducia e le camicie di Francesco vestono sempre più persone. Il motivo? Sono su misura, lui sa come trattare e 'coccolare' il cliente e, pur essendo di qualità, non hanno un costo eccessivo.
Polo, pigiami, boxer ed anche mascherine (quelle di Cifre le ha scelte anche l'Empoli calcio) non mancano nel campionario aziendale che, in ossequio ai tempi, si trova anche sul sito internet ("li ovviamente vendo cose standard sperando poi di avvicinare il cliente") e sui social.
A mezza voce per comprensibile cautela, dice che conta, ormai prossimo al suo primo anno di attività, di vedere un segno più nel bilancio, ma c'è qualcosa in questo momento di più bello ed affascinante da gustare: l'aver fatto di una passione una professione.
"Scegli un lavoro che ami e non dovrai lavorare neppure un giorno in vita tua", diceva Confucio. Su quale sia il suo lavoro fra sarto, avvocato o professore, Francesco ne sceglie un quarto. "Direi più imprenditore visto che curo tutto, dal primo approccio col cliente a quando gli consegno il capo finito, dopo aver preso le misure, scelto il modello, il tessuto, fatto la prova di vestibilità. Un servizio completo del quale chi viene resta soddisfatto".
A questo punto torniamo alla domanda iniziale per Francesco Raugei: toga o camicia? La risposta è scontata.
Marco Mainardi
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