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Cina, operatori di mining abbandonano il Paese per evitare le restrizioni di legge

Secondo quanto riferiscono diverse fonti locali, alcuni importanti operatori di mining di Bitcoin hanno interrotto le attività di estrazione criptovalutaria in Cina in seguito alla crescente pressione esercitata dalle autorità sul settore delle criptovalute.

Più nel dettaglio, è BTC.Top ad essere il primo importante operatore di mining di Bitcoin a interrompere le operazioni in Cina, citando proprio i rischi normativi come determinante della propria decisione. Tuttavia, BTC.Top è ben lungi dall’essere il solo: altri operatori di mining, come Huobi Pool e HashCow, stanno infatti adottando misure drastiche, fino ad arrivare all'interruzione dei servizi di trading di criptovaluta.

Le scelte degli operatori di mining cinesi

La pressione intensificata sul settore delle criptovalute in Cina ha visto diverse società di criptovalute interrompere in tutto o in parte le loro operazioni all'interno del Paese, con alcuni player che già guardano all'estero quale nuova destinazione delle proprie attività.

Tornando a BTC.Top, decimo pool di mining di Bitcoin e responsabile dell'1,7% del tasso di hash globale della rete nelle ultime 24 ore, i vertici hanno già annunciato di voler spostare le proprie operazioni in Nord America.

Secondo un post Weibo di Jiang Zhuoer, il fondatore dell'azienda, BTC.Top sospenderà dunque le sue attività in Cina a causa delle restrizioni di legge, precisando poi che il ruolo della Cina nell'industria mineraria di Bitcoin probabilmente diminuirà in futuro con il trasferimento di più pool in Europa o negli Stati Uniti.

Huobi Global, che gestisce uno scambio di criptovaluta e un pool di mining, ha altresì annunciato che "alcuni prodotti di investimento a leva e pool di mining sono temporaneamente non disponibili per i nuovi utenti di alcuni Paesi e regioni specificati", aggiungendo che "la maggior parte degli utenti non ne sarà influenzata".

Ricordiamo che Huobi Pool è il quinto pool di mining a livello globale, con l'8,7% del tasso di hash della rete Bitcoin nelle ultime 24 ore. Huobi ha già cessato la negoziazione di derivati in Cina.

Nel frattempo, HashCow, altro importante operatore di mining di Bitcoin, con almeno dieci impianti nella Cina continentale, sta continuando le sue attività ma, secondo quanto riferito, la società interromperà gli acquisti di nuove piattaforme minerarie e rimborserà ai clienti il costo delle attrezzature minerarie non spedite.

Tuttavia, questi operatori non termineranno certamente di presenziare il mercato, ma si limiteranno piuttosto a spostarsi in altre nazioni. Dunque, le attività dell’ecosistema criptovalutario continueranno, con buona pace di chi vuole investire in Bitcoin usando piattaforme affidabili come bitcoin profit, per esempio.

Quali reazioni per i mercati

Gli ultimi sviluppi seguono gli annunci del Consiglio di Stato cinese nel voler "prevenire e controllare risolutamente i rischi finanziari". Tra l'elenco di tali rischi, l’autorità ha previsto anche il mining di Bitcoin, quale settore chiave da monitorare.

Si considerai che è la prima volta che il governo cinese parla esplicitamente del mining di Bitcoin, un'attività considerevole per la seconda economia più grande del mondo. Secondo alcune stime, il Paese rappresenta fino al 65% del tasso di hash della rete.

Maggiori dettagli sono poi seguiti quando l'Economic Information Daily, un quotidiano statale incentrato sull'economia e sponsorizzato dalla Xinhua News Agency, ha pubblicato un articolo in prima pagina che sottolinea la necessità di combattere le attività illegali all'interno del settore.

L'articolo sottolinea che "le attività di mining di Bitcoin spesso utilizzano" progetti di big data "come copertura per frodare i governi locali per ottenere supporto, consumano molte risorse energetiche e non sono in linea con l'obiettivo della neutralità del carbonio".

Ricordiamo anche che la scorsa settimana tre importanti associazioni di pagamenti in Cina - la National Internet Finance Association of China, la China Banking Association e la Payment and Clearing Association of China - hanno ribadito il loro impegno a sostenere la regolamentazione introdotta nel 2017 che vieta alle istituzioni finanziarie del paese di trattare con criptovalute.

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