"Dottori, infermieri, volontari: gli eroi che hanno salvato la mia mano"

Non ci si dovrebbe mai distrarre mentre si lavora con una sega circolare. Basta un attimo per rimetterci una mano. Lo sa bene Riccardo Parra, di Empoli, che per una banale disattenzione ha rischiato davvero molto. Fortunatamente per lui, ha avuto accanto eroi che lo hanno salvato. 

Nella lettera che ci ha inviato, racconta del suo incidente. E dei suoi angeli custodi.

 

TOC.

Tutto quello che ho percepito e stato una sorta di nocchino sulla mano e quell’indimenticabile “toc” arrivato alle orecchie.

Stavo facendo un lavoretto a casa con la sega circolare e mi sono innervosito perché non veniva come volevo; mi sono concentrato sulla precisione e mi sono dimenticato per un attimo della sicurezza. Il resto è quello che si sente sempre dire ma si pensa che a noi non succederà mai: uno stramaledetto TOC.

“Cavolo, ho toccato la lama” ho pensato; mi sono girato per sincerarmi di non essermi fatto niente e ho visto l’impossibile: la mano destra non era più al suo posto e il mio braccio terminava dritto come un fuso. Di primo acchito non ero impaurito, ero incredulo; non poteva essere vero!

Poi un lampo. Non dovevo correre perché stavo sanguinando forte, ed allora ho iniziato a camminare tenendo il braccio in alto ed il mantra è diventato: “Non devo svenire finché non arriva l’ambulanza, non devo svenire…”.

Suo e mio malgrado la prima persona a vedermi è stata mia suocera, credo che per qualche minuto sia letteralmente impazzita: riusciva solo a gridare e nient’altro. Io però, ora che ero sicuro che qualcuno mi aveva visto, sono tornato sui miei passi - sempre senza correre e con in testa il mio mantra sullo svenimento - per andare a sedermi nel primo posto in cui l’ambulanza mi avrebbe trovato in caso di svenimento. Arrivato in strada mi son seduto a terra; potevo solo sperare in chi mi avrebbe aiutato e cercare di non peggiorare le cose; ed è lì che è iniziato il miracolo.

I primi eroi - in ordine temporale - sono stati i parenti e amici che erano presenti: dopo un primo istante di panico sono riusciti a calmarsi e coordinarsi in maniera incredibile: chi parlava col 112, chi mi teneva il braccio e me lo stringeva con un laccio per il sanguinamento, chi mi metteva e toglieva di continuo il ghiaccio sul taglio e anche chi ha trovato la forza di andare a raccogliere la parte di me che avevo lasciato a terra per metterla in un sacchetto e poi in frigorifero.

I secondi eroi le Pubbliche Assistenze di Empoli: in un tempo che abbiamo potuto ricostruire con certezza in 9 minuti dalla prima chiamata è arrivata l’automedica seguita a ruota dall’ambulanza; io ce l’avevo fatta, non ero svenuto. In pochi minuti mi hanno spogliato, riparato dal freddo e fatto una fasciatura “vera” che mi ha accompagnato fino in sala operatoria. Tutto questo mentre si coordinavano con Pegaso.

Eroi numero 3: l’equipaggio di Pegaso. Dopo la medicazione l’ambulanza mi ha portato allo stadio di Empoli dove, come per miracolo, l’elicottero mi stava già aspettando. Al passaggio di testimone con le Pubbliche Assistenze medico e pilota di Pegaso hanno trovato anche il tempo di farmi un breve briefing e mettermi le cuffie per il rumore; il volo sarebbe durato 6-7 minuti. Ho sempre paura di volare, ma me ne sono fatto una ragione (o almeno ci ho provato).

Da qui in poi gli eroi non si contano più: sceso dall’elicottero e caricato su una nuova ambulanza con due infermieri ed un anestesista sono stato portato al piano -1 del Cto, sala rossa, in attesa di tampone Covid e dell’arrivo del chirurgo (era domenica). Erano passate 3 ore scarse dal toc.

Da quel giorno ho avuto la fortuna di imparare sulla mia pelle che al Cto di Firenze, e per l’esattezza nel reparto di Chirurgia e Microchirurgia ricostruttiva della mano guidato dalla dottoressa Sandra Pfanner, si fanno veramente le magie. Sono stato operato in circa 13 ore da un Equipe guidata dal dottor Marco Biondi coadiuvato dal dottor Poggetti Andrea e dalla Dott.ssa Giuditta Gelsomini che sono riusciti a rimettere la mia mano al suo posto.

La parte riabilitativa è stata affidata alla pazienza e competenza delle dottoresse Brizzi Elena e Fontana Ilaria del reparto riabilitativo della chirurgia della mano del Cto. Ad oggi (un mese dall’infortunio) sono ancora seguito personalmente sia dal chirurgo che dalle fisioterapiste e la mia mano, che ora è al suo posto, piano piano riprende a muoversi.

Ultimi ma non ultimi eroi è doveroso ricordare infermieri ed Oss del reparto di degenza ortopedica elettiva del Cto di Firenze che, nonostante il periodo Covid mi abbia messo nella difficilissima situazione di vivere tutto questo e i seguenti 18 giorni di degenza senza poter mai vedere i miei cari, si sono sempre adoperati a che non mi mancasse niente, e spesso con un piacevole sorriso che traspariva da dietro le mascherine.

Grazie a tutti.

Riccardo Parra

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