Dare seguito a quanto deliberato dal Consiglio. È questa la ratio della proposta di legge che abroga dalla 20/2006 il contenuto dell’emendamento introdotto il 26 maggio 2020. E lo ha spiegato in commissione Ambiente, guidata da Lucia De Robertis (Pd), il presidente della Giunta, Eugenio Giani, che lo ha definito “superfluo alla luce delle valutazioni attuali, dell’esaustiva relazione resa dall’assessore Monni in Aula ad aprile e anche dal fatto che non ha prodotto alcun effetto”.
Il lungo dibattito che ha preceduto il voto – arrivato all’unanimità – ha chiarito la “tempestività” con sui si è mossa la Giunta. “Abbiamo recepito l’esatta volontà del Consiglio e quindi di tutte le forze politiche” ha ribadito Giani.
Sulla polemica della sua mancata presenza nella seduta di commissione precedente, il presidente ha chiarito: “È la prima volta che partecipo ad una riunione di commissione. Non sono mai stato invitato e non potevo sapere che era richiesta la mia presenza”. Circostanze confermate dalla stessa presidente De Robertis: “Al presidente e all’assessore non era stata inviata alcuna convocazione, perché non vi era necessità della loro presenza, stante il dibattito che c’era stato in Consiglio. Abbiamo deciso di aggiornare la prima seduta su richiesta dei commissari di minoranza, che avevano posto domande cui il funzionario della Giunta presente non poteva obiettivamente rispondere”.
Il testo licenziato passa ora all’esame dell’Aula
Nel corso della seduta è stata riproposta, dal vicepresidente della commissione Alessandro Capecchi (Fratelli d’Italia), dalla capogruppo della Lega Elisa Montemagni e dal portavoce dell’opposizione Marco Landi, la domanda inerente i motivi per cui la Regione ha deciso di difendersi contro l’impugnativa del Governo. E il motivo per cui, dopo alcuni mesi, si è invece deciso di abrogare la norma oggetto della stessa impugnativa.
La risposta l’ha fornita l’avvocato generale della Regione, Lucia Bora, che ha spiegato come sia prassi costituirsi in giudizio. “Si difendono gli atti qualsiasi essi siano - ha precisato - e dopo si verifica la possibilità di un superamento dei motivi del contenzioso”. Bora ha anche fatto presente che l’impugnativa è arrivata ad agosto, e che i tempi previsti per la risposta regionale sono strettissimi. “Abbiamo scritto una memoria difensiva e basilare, non un parere – ha aggiunto -, perché la redazione dell’emendamento in questione non aveva coinvolto gli uffici della Giunta e perché c’era da difendere il sistema di depurazione misto molto diffuso in Toscana, potenzialmente messo a rischio dall’impugnativa”. “Non è mai accaduto – ha poi concluso – che la Regione non si sia difesa da una impugnativa. Essa, poi, non ha il potere di abbandonare il ricorso, quanto di far presente cosa accadrà”.
Anche l’assessore all’Ambiente Monni, presente ai lavori, ha confermato la posizione dell’avvocatura regionale: “Il ricorso è un atto dovuto. La pratica difensiva va utilizzata ed è stata impostata per difendere la legge nel suo complesso”.
Circa le richieste avanzate dai commissari di minoranza sulle domande di autorizzazione, presentate alla Regione, e basate sull’emendamento del 2020, che a detta del vicepresidente Capecchi “sarebbero almeno tre”, l’assessore ha chiarito: “Agli uffici non arrivano richieste di applicazione di una norma” ma per aggiornare ancora meglio quanto già illustrato in Aula ad aprile, Monni si è detta disponibile a “ricostruire il quadro autorizzativo nel suo complesso, integrando quanto detto su Aquarno”.
Capecchi (FdI): “Senza l'inchiesta il Pd avrebbe continuato a tacere”
“Finalmente Giani si è fatto vedere in commissione Ambiente, del resto la firma sulla proposta di legge per cancellare l'emendamento della 'vergogna' è sua. Se non fosse stato per l'inchiesta della magistratura a tutt'oggi nulla sarebbe cambiato perché il Pd avrebbe continuato a tacere e niente sarebbe venuto alla luce. Questo nonostante il ricorso del Governo alla Corte Costituzionale contro gli articoli incriminati della legge regionale 32 e, come appreso stamani in commissione, nonostante una relazione negativa dell'ufficio ambiente su una richiesta di modifica della stessa legge (modifica poi direttamente trasformatasi nel noto emendamento) risalente al 2018! Non ci sono più dubbi ormai, è evidente che la giunta Rossi era a conoscenza delle controversie dell'emendamento incriminato ma ha comunque deciso di procedere per farlo approvare”. È quanto afferma il consigliere regionale FdI e vicepresidente della commissione Ambiente Alessandro Capecchi.
“Ciò che mi preme sottolineare è che la fretta è stata cattiva consigliera già lo scorso anno, quando l'allora presidente del consiglio regionale Eugenio Giani fece approvare l'emendamento che ha fatto scoppiare la vicenda legata all'inchiesta 'keu', oggi era necessario non ripetere lo stesso errore – sottolinea Capecchi -. Per questo la scorsa settimana, prima di andare a votare la proposta di legge, ho voluto richiedere un ulteriore passaggio in commissione Ambiente alla presenza dell'assessore competente e del presidente Giani. Agli uffici è stato chiesto di mettere in piedi nel giro di pochi giorni una modifica di legge su un argomento complesso e delicato come quello dello smaltimento dei reflui civili e industriali, con impianti che naturalmente hanno un notevole impatto sull'ambiente”.
“Questo tipo di smaltimento deve essere regolato, non si può continuare ad andare avanti con le deroghe e per quanto riguarda gli accordi di programma concessi agli impianti è necessario verificare che vengano effettivamente messi in atto. Oltre al fatto che gli uffici regionali del legislativo e gli uffici sotto la direzione ambientale interpretano la norma in modo differente. Questa diversa interpretazione deve essere sanata al più presto nell'interesse di tutti i toscani”, ha fatto notare il consigliere.
Fonte: Toscana Consiglio Regionale
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