L’allarme di Confcooperative Federsolidarietà: "Emergenza infermieri, a rischio Rsa e strutture socio-sanitarie"

Più di sei mila posti letto a rischio nelle strutture e nei servizi socio-sanitari della Toscana, quasi il 50% dei 12.800 attualmente occupati. Che potrebbero evaporare fra poco meno di un mese per mancanza d’infermieri. Mettendo letteralmente a rischio l’esistenza di intere residenze sanitarie assistite e scaricando sul sistema ospedaliero pubblico, sempre in affanno per l’emergenza pandemica, centinaia di anziani bisognosi di un’assistenza continuativa. “Siamo davvero sull’orlo del baratro”  dice senza troppi giri di parole Alberto Grilli, il presidente regionale di Confcooperative-Federsolidarietà, la principale federazione di riferimento della cooperazione sociale. “Già adesso il 90% delle nostre realtà è in seria difficoltà a rispettare i requisiti minimi previsti dalla normativa regionale in materia di accreditamento proprio per mancanza d’infermieri  - continua -  e con il nuovo concorso bandito dalla Regione, con oltre 2.300 ammessi all’ultima prova, si arriverà quasi sicuramente al 100%”.

All’origine dell’emergenza ci sono proprio quei concorsi della Regione, necessari per reclutare nuovi infermieri da mettere a disposizione delle strutture pubbliche in conseguenza dei bisogni originati dalla pandemia. E soprattutto, la scarsità di personale infermieristico in Toscana, quanto meno in riferimento alle nuove necessità dovute al Covid-19.  “Quello che è accaduto è abbastanza semplice da spiegare  - continua Grilli -: i concorsi banditi  hanno drenato infermieri da un pezzo del sistema sanitario e socio sanitario regionale, quello gestito dal privato ma, soprattutto, dalla cooperazione sociale, ad un altro, quello a gestione pubblica senza la possibilità di sostituirli perché infermieri professionali sul mercato del lavoro toscano non ce ne sono più”. Erano già pochi prima della pandemia e sono diventati una rarità adesso, quanto meno in raffronto ai bisogni, “perché  –  continua il presidente regionale di Federsolidarietà -  ci sarebbe stato bisogno di adeguare la programmazione dei posti nel corso di laurea all’affettivo bisogno dell’intera sistema, considerando non solo le necessità occupazionali delle Asl ma anche delle strutture convenzionate”. Non è accaduto e ora le conseguenze rischiano di essere davvero pesanti se si considera che in Toscana, se si parla solo di assistenza agli anziani non autosufficienti in struttura, le RSA sono 322 e che due terzi di esse sono gestite dalla cooperazione sociale o dal privato.

Ma l’emergenza che rischia di esplodere nelle prossime settimane non è un fulmine a ciel sereno per l’Amministrazione regionale. La prima lettera, firmata da Confcooperative-Federsolidarietà Toscana, insieme alle altre centrali cooperative indirizzata all’allora Assessore regionale alla sanità è del 17 marzo 2020, praticamente una settimana dopo il lockdown. Vi si poteva già leggere che “per ciò che riguarda la carenza di infermieri, a fronte delle assunzioni straordinarie da parte del sistema sanitario regionale, le cooperative sociali si trovano nella grave situazione di perdere figure professionali con un bagaglio esperienziale e di competenze non facilmente sostituibile e di dover fronteggiare l’impossibilità di rispettare gli standard organizzativi previsti dalla normativa regionale”. Un’altra comunicazione, indirizzata stavolta al presidente Giani e ai nuovi assessori Bezzini, Nardini e Spinelli è del 26 novembre 2020. E a seguire il 4 dicembre, il 19 marzo 2021 e il 14 aprile. “Abbiamo formulato in questi mesi tante proposte per risolvere quest’emergenza che, a nostro parere, sarebbe stato necessario discutere in un tavolo di lavoro ad hoc, che però non è mai stato convocato” dice Grilli. E ora la situazione è diventata esplosiva: “Già qualche cooperativa ha ipotizzato anche di consegnare le chiavi delle strutture ai prefetti per l’impossibilità materiale di rispettare i requisiti previsti dall’accreditamento  – continua il presidente di Confcooperartive-Federsolidarietà Toscana -.

Vie d’uscita? Nell’immediato è necessario che le Asl assicurino l’assistenza sanitaria in quelle RSA e nelle strutture e servizi socio sanitari in cui gli infermieri si sono licenziati per andare a lavorare nel pubblico. Non ci sono altre soluzioni, dati i tempi divenuti strettissimi. Nel medio periodo, invece, è urgente riprogrammare i posti nei corsi in scienze infermieristiche, facilitandone l’accesso, tenendo presente però che per laurearsi occorrono tre anni, e anche programmare flussi d’ingresso per infermieri provenienti dall’estero.

Fonte: Ufficio Stampa

Notizie correlate



Tutte le notizie di Toscana

<< Indietro

torna a inizio pagina