Durante la gravidanza, Mariana ha avuto la fortuna di incrociare la Dottoressa Venturella Vangi, neonatologa dell'Ospedale di Careggi di Firenze specializzata nella diagnostica fetale, che svolge la propria attività anche all'Ospedale del Cuore a Massa della Fondazione Monasterio, che racconta: «Ad un certo punto ho notato che nel cuore del feto c'era qualcosa di anomalo, senza riuscire subito ad inquadrarlo. Con esami più approfonditi, ho scoperto due anomalie congenite del cuore, relative ai grandi vasi, molto rare e di grande difficoltà di diagnosi prenatale. In letteratura c'è stato solo un caso, molto tempo fa. Questo è il secondo al mondo».
La madre, alla ventesima settimana di gravidanza, è stata quindi accompagnata all’Ospedale del Cuore di Massa, dove da anni è presente un’Area Nascita destinata proprio ad accogliere, in un percorso che va fino al parto, le gestanti cardiopatiche o portatrici di feti affetti da cardiopatia: qui, sono stati eseguiti ulteriori esami ed accertamenti e la donna è stata inserita nello specifico percorso.
Al momento del parto, avvenuto appunto all'Ospedale del Cuore, l'équipe medica era – quindi – preparata per affrontare subito i problemi cardiologici del piccolo Cristian: un team coordinato dal Dottor Vitali Pak, cardiochirurgo pediatrico dell’Ospedale del Cuore, ha potuto operare il bambino quando aveva solo 8 giorni di vita.
«Una donna che non riusciva ad avere figli – commenta la Dottoressa Vangi –, ce l'ha fatta grazie a una eccellenza, quella della medicina concezionale di elevata qualità di Careggi, ed una accurata gestione a Massa, sia dal punto di vista ostetrico per la paziente, che da quello cardiologico e cardiochirurgico per il feto. Un ottimo esempio di diagnosi difficile e di management combinato di due strutture di eccellenza, Fondazione Monasterio e Careggi, che mostra come la collaborazione condivisa porti a risultati altrettanto eccellenti».
«In 25 anni di carriera – spiega il Dottor Vitali Pak, direttore dell'Unità Operativa Cardiochirurgia Pediatrica e del Congenito Adulto dell'Ospedale del Cuore – questo è stato il primo caso che mi sono trovato ad affrontare con l'associazione di due difetti congeniti così complessi. La diagnosi fetale è stata certamente molto difficile ed alla Dottoressa Vangi vanno i miei più sinceri complimenti. In sala operatoria, poi, abbiamo potuto eseguire una correzione definitiva di entrambi i difetti dopo pochi giorni dalla nascita, e con ottimo esito: è stato ricostruito l'arco aortico ed è stata chiusa la finestra aorto-polmonare. Siamo tutti molto felici di dire che il bambino adesso sta bene: dopo essere stato pochi giorni nel reparto della degenza con la sua mamma, è tornato a casa. In assenza di una diagnosi precoce, la donna non si sarebbe trovata qui da noi, e la storia rischiava di avere un finale diverso».
«Un esempio, questo, di buona sanità: un esempio dell’efficacia della collaborazione in rete tra strutture diverse della nostra regione – commenta Marco Torre, Direttore Generale della Fondazione Monasterio. Questa bellissima storia ci riempie di gioia e orgoglio, perché un neonato e la sua famiglia possono sorridere alla vita: una storia che esalta l’altissimo valore dei professionisti e la collaborazione tra due eccellenze cliniche, quella di Careggi e della Monasterio. La complessità del trattamento cardiochirurgico e interventistico delle cardiopatie congenite in età neonatale o pediatrica impone il riferimento quanto più tempestivo dei piccoli pazienti ad un centro di III livello come l’Ospedale del Cuore; ed è quindi veramente indispensabile la sinergia, la cooperazione e l’integrazione delle strutture e dei professionisti toscani. Da questo punto di vista, la Regione Toscana può vantare un’organizzazione di eccellenza attraverso la rete pediatrica, coordinata dall’Ospedale Meyer, che garantisce una costante condivisione tra i clinici delle diverse strutture, e una tempestiva e diffusa presa in carico dei piccoli pazienti».
E aggiunge Rocco Damone, Direttore Generale di Careggi: «L’organizzazione e il coordinamento fra strutture di eccellenza è sempre più determinante per garantire il successo assistenziale in casi di alta complessità, ma quello che fa la differenza è il fattore umano dei nostri professionisti, la competenza e la dedizione verso i pazienti: per questo ringrazio tutti gli operatori che hanno contribuito al buon esito di questo percorso assistenziale».
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