Un ciclo di webinar per riscoprire un movimento artistico culturale che, anche se poco conosciuto in Italia, è stato tra gli elementi cardine della coscienza degli afroamericani a inizio del '900 negli Stati Uniti, fattore di emancipazione grazie alla cultura che ne scaturì nella New York degli anni ‘20 da una sala da ballo del quartiere di Harlem per poi dilagare in tutta la nazione: l' “Harlem Reinassance”. È questa la storia che hanno deciso di raccontare con un documentario in tre puntate gli animatori dell'Associazione di Promozione Sociale fiorentina Renny-Renaissance che già dal nome che si sono dati hanno voluto ispirarsi allo storico Renaissance, che tutti chiamavano abbreviandolo Renny, appunto. Il documentario, auto prodotto con il supporto di Reon Studio e inserito tra le iniziative della Festa della Toscana, andrà in onda sulla pagina Facebook di 'Renny Club Firenze' (https://www.facebook.com/RennyClubFirenze) le domeniche del 28 marzo e 11 e 18 aprile a partire dalle 17,00”.
"Ancora una volta - afferma la presidente della Commissione Cultura del Consiglio regionale Cristina Giachi - la Festa della Toscana ci aiuta a scoprire le grandi battaglie per i diritti civili del nostro passato. Da 20 anni continua a far scaturire creatività e stimoli per la realizzazione di nuove iniziative e, come in questo caso, di stretta attualità, visto gli episodi di razzismo di questi mesi negli Stati Uniti. Capire come siano nate e sviluppate le strade per l'emancipazione e la libertà dalla segregazione razziale in quella che oggi è comunemente definita come la culla della democrazia moderna è quanto mai utile e interessante. Io ritengo che la cultura sia medicina, nutrimento, strategia e lavoro da cui far ripartire la società anche dopo questa pandemia"
“Siamo un movimento culturale che parla di diritti acquisiti e delle battaglie fatte per conquistarli – afferma Antonio del Villano presidente di Renny Renaissance APS – e per questo abbiamo deciso di partecipare alle iniziative che si svolgono nell'ambito della Festa della Toscana”. Una Festa che, dal 2001, celebra il giorno in cui nel 1786 il Granducato di Toscana fu il primo stato al mondo ad abolire pena di morte e tortura, divenendo espressione ed esempio di civiltà. “I toscani dunque erano uomini liberi: non schiavi, dando alla vita un grande valore, e non veniva usata violenza neppure se considerati colpevoli di reato. Tutte cose – fa notare Del Villano - che oggi diamo per scontato, ma che nell'800 e fino alla seconda metà del '900 in America non lo erano affatto”.
Dopo le deportazioni che videro decine di migliaia di africani portati in America come schiavi nelle piantagioni di cotone a cavallo di due secoli, nell’800 ci fu una grande migrazione che li portò a lasciare gli Stati del Sud, connotati per i pregiudizi razzisti, per prospettive di vita migliori nelle grandi città degli stati del Nord come New York, Detroit, Chicago. E lì si concentrarono nei loro sobborghi. Il quartiere di Harlem di Manhattan era uno di quelli. “L’Harlem Renaissance – spiega ancora del Villano – è la sfaccettatura di un più grande movimento, 'The new negro movement’, che lo scrittore Alaine Locke descrive in un’antologia raccontando appunto di una nuova generazione del popolo nero, un popolo che per secoli è stato definito senza cultura, senza storia, senza nessuna eccellenza e un nuovo popolo libero di esprimersi e quindi finalmente sentirsi libero e parte di una comunità. E dal momento che il movimento Harlem Renaissance prese il nome dal locale che erano soliti frequentare, la sala da ballo Renaissance, appunto, anche noi abbiamo voluto chiamare così la nostra struttura che dal 2018, in via Baracca a Firenze, si prefigge di ripercorrere quello spirito e quella ingenua baldanza che poi lasciò il segno per sempre”.
Grazie a quel locale infatti, in un periodo di segregazione razziale dove bianchi e neri non avevano spazi in comune, i bianchi andavano quasi di soppiatto, attirati da quella musica, per poter ballare e per la prima volta bianchi e neri ballarono insieme. Renaissance era un ritrovo a tutto tondo con biblioteca e un teatro, un Casino e una palestra con una squadra di basket. E il progetto dell’associazione fiorentina si ispira a quella storia dove musica, ballo e cultura divennero mezzo contro la discriminazione razziale.
Fu grazie a quel movimento che poi divennero molto popolari i club di Jazz e di Blues (portando alla ribalta musicisti del calibro di Louis Armstrong, Ella Fitzgerald, Count Basie). “Parlando della Toscana – conclude del Villano – non possiamo non attribuire alla scelta del nome per il nostro luogo anche la coincidenza del Rinascimento fiorentino e quindi l’esaltazione della città d’arte”.
Fonte: Regione Toscana
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