"Saci rischia la chiusura": da Firenze l'allarme di Flc Cgil

Si tratta di una delle scuole americane più conosciute di Firenze, dove fu fondata nel 1975 (sede in via Sant’Antonino): un vero e proprio istituto di istruzione per studenti Usa, universitari e laureati, in cerca di studi d'arte accreditati (design e arte). Prima della pandemia, Saci aveva circa 300 studenti all’anno, poi col Covid (e le partenze degli studenti) arrivano le prime difficoltà, che peraltro hanno riguardato l’intero settore: i circa 35 dipendenti con contratto di lavoro subordinato (amministrativi e in maggior parte docenti, a cui aggiungere autonomi, contratti a  chiamata e contratti americani) sono stati messi agli ammortizzatori sociali (Fis), con lo stop alle lezioni eccetto che per un solo corso già pagato ed effettuato a distanza. Anche se qualche indizio negativo c’era anche prima della pandemia: nell’ottobre 2019 infatti era arrivata la decisione dell’azienda, improvvisa e sostanzialmente immotivata, di cancellare i programmi Mfa (Master in Fine Arts), programmi biennali master, con iscrizioni in aumento, che connotavano e differenziavano Saci dalle altre scuole. In ogni caso: a novembre 2020 (finalmente), in emergenza Covid, partono le prime trattative tra azienda e sindacato per provare a gestire la crisi e immaginare una ripartenza, ma senza esiti vista la vaghezza dei piani aziendali. Poco dopo, naufraga anche il tavolo per immaginare uscite incentivate. Fino alla doccia fredda di venerdì scorso: l’azienda ha comunicato improvvisamente la chiusura dei corsi del prossimo autunno, per i quali c’era già stata una cinquantina di preiscrizioni di studenti Usa.

“Così, oltre e non affrontare la crisi, si nega anche una prospettiva di ripartenza. Se ora a marzo dici che chiudi i corsi dell’autunno, mandando via studenti che già si erano preiscritti e ora andranno altrove, cosa vuol dire? Per noi, che c’è un segnale di abdicazione da parte del board di Saci ad immaginare un futuro per la scuola, e che il rischio chiusura purtroppo inizia a farsi concreto. Abbiamo chiesto all’azienda se vuole chiudere, ma senza avere risposte”, dice Leonardo Croatto di Flc Cgil. Che conclude così: “Siamo molto preoccupati, l’azienda deve fare chiarezza sul futuro. Al tempo stesso occorre accendere i riflettori su un settore - quello dello Study Abroad - che a Firenze è un grande motore economico: nel pre Covid, il grosso dei 12mila universitari americani in Toscana, i circa 2mila lavoratori, l’indotto per la città. Ma la crisi della pandemia ha picchiato duro e le scuole che non hanno alle spalle le grandi università americane potrebbero non farcela”.

Fonte: Cgil Toscana e Firenze - Ufficio stampa

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