La Toscana è la seconda regione italiana, dopo l’Emilia Romagna, per livello di partecipazione al lavoro femminile e per differenza rispetto a quella maschile. Donne più istruite e più occupate, insomma, nella Toscana degli ultimi trent’anni dove ora, ben l’83% dell’occupazione femminile sta nel terziario contro il 60% di quella maschile. Una occupazione che si concentra in particolare nei settori della pubblica amministrazione, della sanità, dell’istruzione e del commercio e molto meno, invece, nell’industria e nel terziario privato avanzato, dove le possibilità di carriera restano ancora decisamente inferiori a quelle degli uomini. Le toscane, ad esempio, sono ancora poco rappresentate tra i dirigenti e gli imprenditori.
Nell’imminente ricorrenza dell’8 marzo, con il libro “La storia illustrata del lavoro femminile in Toscana”, scritto da Alessandra Pescarolo, Anna Badino, Natalia Faraoni e Giuseppe Meucci, la casa editrice Pacini Editore invita a una riflessione sul rapporto tra donne e lavoro. Nel volume, attraverso dati statistici e un ricco apparato fotografico, si disegna il quadro dell’evoluzione dell’occupazione femminile che, al netto delle criticità da più parti segnalate, fa comunque della Toscana un vero e proprio modello. Chiude il volume una appendice con le storie di undici donne, undici toscane, eccellenti e di successo in molti campi, dalla politica alla scienza, dallo spettacolo a letteratura e giornalismo: Clara Calamai, Fausta Giani Cecchini, Laura Diaz, Oriana Fallaci, Wanda Ferragamo, Margherita Hack, Maria Eletta Martini, Nicla Migliori, Ilaria Occhini, Emma Perodi e Paola Piaggio.
“Con questo libro – spiega Patrizia Alma Pacini, imprenditrice e amministratore delegato di Pacini Editore – , in occasione delle celebrazioni dell’8 marzo ci piace contribuire alle riflessioni sul ruolo della donna che questa giornata ogni anno porta con sé. Abbiamo così promosso, per tutto il mese, la campagna ‘Speriamo che sia femmina. Cultura innovazione conoscenza’, tre virtù al femminile e anche tre indirizzi su cui si muove la nostra casa editrice, attraverso la pubblicazione di numerosi titoli dedicati al mondo femminile o scritti da donne. Mi piace infine rimarcare – spiega Pacini – che la nostra industria, impegnata nella grafica e nell’editoria, può vantare la presenza di donne manager e responsabili in posizioni apicali nei diversi settori. Posizioni che sono state conquistate dalle nostre collaboratrici per capacità e merito, non assegnate secondo logiche di quote rosa”.
Alcuni dati rappresentati e analizzati nel volume raccontano una società ancora in cammino sul piano della parità tra uomini e donne in termini di occupazione. “La ‘fotografia’ presentata in questo volume - spiega Stefano Casini Benvenuti, direttore Irpet (Istituto Regionale Programmazione Economica Toscana), autore della prefazione – racconta una realtà precedente alla pandemia da Covid-19. Il nostro Istituto sta lavorando sul monitoraggio di dati e di effetti che, già ora, descrivono un peggioramento della situazione”.
Per quanto riguarda il volume, nella prefazione, Casini Benvenuti, rimarca come il ruolo delle donne sia stato “importante nella storia economica della Toscana per le diverse funzioni da esse svolte nelle diverse fasi e contesti in cui hanno operato. Nelle campagne prima, e poi anche nelle città, le donne hanno svolto una molteplicità di lavori: dalla gestione degli animali da cortile a quella dell’orto, dai lavori nei campi a quelli dell’industria rurale sino al più recente lavoro a domicilio per l’industria manifatturiera. Tutte attività in cui il tempo di lavoro si mescolava con quello della cura della casa, dei figli, degli anziani. Lo sviluppo impetuoso del terziario ha poi creato condizioni idonee a cogliere le nuove esigenze dando un contributo decisivo all’innalzamento del tasso di occupazione femminile”.
A parità di condizioni, come per esempio il titolo di studio, i livelli retributivi sono mediamente più bassi, mentre il part-time è esteso soprattutto alle donne: circa un terzo delle toscane lavora a tempo parziale mentre per gli uomini non si arriva al 10%. A carico delle donne è rimasta inoltre una parte importante del welfare familiare.
Il nodo della conciliazione tra tempi di cura e di lavoro rimane cruciale per le donne, continuando a penalizzarle e costringendole spesso a scegliere tra professione e maternità.
Nel saggio su “La condizione economica e lavorativa delle donne in Toscana”, l’autrice Natalia Faraoni evidenzia che “Dal punto di vista delle disparità di genere, è evidente come, in Toscana (e in Italia), la difficoltà di conciliare lavoro e cura dei cari sia soprattutto un problema delle donne”. “Guardando al tasso di occupazione femminile in Italia, quello delle madri tra i 25 e i 54 anni è del 57%, mentre quello delle donne in coppia senza figli è del 72,1%. I tassi di occupazione più bassi, inoltre – spiega la ricercatrice Irpet - , si registrano tra le madri di bambini in età prescolare. Un altro dato allarmante è quello delle dimissioni volontarie di maternità che permettono alla lavoratrice in attesa e alla madre con un figlio di età inferiore a un anno di lasciare il lavoro senza preavviso e accedere all’indennità di disoccupazione”. Secondo le statistiche Irpet 2019, in Toscana dal 2012 esse sono quasi triplicate e nel 2018 riguardano circa il 15% delle donne aventi diritto. “Anche in questo caso – prosegue Faraoni - , colei che opta per le dimissioni lo fa per ragioni legate all’inadeguata offerta di servizi (49,1%) e per l’impossibilità di trovare una soluzione appropriata, in termini di orari e di modalità di lavoro, con l’azienda (20,4%)”.
Nel caso in cui le neo-madri riescano a mantenere la propria occupazione, la maternità tende a influire negativamente sui salari e sulla carriera, anche se in questo caso un ruolo determinante giocano variabili come il titolo di studio, il tipo di contratto di lavoro e i redditi percepiti. Un’analisi delle dichiarazioni dei redditi delle donne toscane mostra come la scelta di diventare madri avvenga di preferenza nel momento in cui esiste una condizione economica più stabile. Dopo la nascita del figlio, però, le madri lavoratrici subiscono una caduta del livello retributivo, mentre le donne senza figli manifestano andamenti di crescita dei redditi più stabili.
Fonte: Ufficio Stampa
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