Sono trascorsi esattamente 100 anni dagli eventi che sono passati alla storia come i “fatti di Empoli”. Fu un evento drammatico e sanguinoso, nel quale persero la vita 9 persone innocenti e sicuramente ignare di quello che stava accadendo.
In questi decenni quella vicenda è stata fonte di distorsioni e strumentalizzazioni. Noi non siamo come quei marinai e non possiamo essere inconsapevoli di quale fosse il contesto in cui quei fatti si verificarono.
Il contesto era quello dell’esasperazione. L’Italia era appena uscita da una guerra sanguinosa che aveva portato a morire 600.000 soldati di ogni parte del paese e la cui fine non aveva portato a miglioramenti delle condizioni di vita delle classi popolari. Le speranze di rivolgimento sociale si erano infrante e la reazione squadristica aveva preso il sopravvento.
Nel 1921 lo squadrismo era in piena attività. Lo “squadrismo” non può essere separato dalla scientifica e selvaggia violenza mirata contro i luoghi della democrazia e della partecipazione: sedi dei partiti di sinistra e delle Camere del lavoro, fino all’assalto dei municipi governati dalle forze socialiste. Una violenza brutale, feroce, reazionaria.
Qualche giorno prima del 1 marzo 1921 era stato brutalmente ucciso Spartaco Lavagnini, segretario regionale toscano del Sindacato ferrovieri. Il clima era incandescente e lo Stato non solo non interveniva a fermare le violenze fasciste ma, anzi, le forze dell’ordine erano spesso schierate dalla parte degli squadristi.
Allora noi dobbiamo ricordare con la dovuta pietas i morti innocenti di quei drammatici accadimenti, ma non possiamo non ricordare anche che quei “fatti di Empoli” erano in realtà i “fatti d’Italia”. Ovvero la conquista del potere da parte del fascismo, che di lì a pochi anni, si trasformerà in un regime totalitario che ogni libertà vedrà soppressa.
Fonte: Anpi Empoli
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