Sulla situazione delle scuole a quasi un anno dalla prima chiusura, si registra l’intervento del Sindaco di Cerreto Guidi Simona Rossetti, delegato all’Istruzione per l’Unione dei Comuni Empolese Valdelsa.
“Si avvicina il giorno in cui un anno fa fu deciso di chiudere le scuole. In quel momento, nonostante fosse già chiaro che si trattava di un problema enorme, c’era la speranza che dopo un po’ di tempo potessero riaprire. Ben presto, l’idea che le attività in presenza non sarebbero riprese nel giro di poco tempo divenne certezza. Tutti a vario titolo, amministratori, insegnanti, genitori, studenti, abbiamo iniziato a sottolineare la differenza tra didattica in presenza e didattica a distanza. I ragazzi più fragili, al chiuso delle case, fanno ancora più fatica.
Tutti d’accordo nel darsi come obiettivo a settembre il rientro in classe. Si comincia a misurare il misurabile, a fare piani Covid, a sistemare le classi. Nel nostro caso anche a fare le corse per concludere una nuova scuola primaria. Con piena soddisfazione di tutti, soprattutto dei ragazzi, si riparte. Dopo poco cominciano le prime quarantene, si fa i conti che sarà un anno lungo e molto diverso.
Gli studenti delle scuole superiori fanno subito i conti con una riorganizzazione complessa che mette a dura prova non solo loro, ma anche gli insegnanti per far coincidere tutto con percentuali che variano spesso. Insegnanti, psicologi ed educatori sanno bene che lo stress sui ragazzi c’è, i bambini hanno bisogno di continuità di relazioni, di vicinanza, di presenza, di ascolto. Siamo di nuovo a marzo. Nelle ultime settimane assistiamo ad una nuova crescita dei contagi, si ritorna arancioni, forse rossi.
Siamo stanchi, nervosi, vorremmo vedere la fine vicina. Oltre alla situazione sanitaria da gestire, le ripercussioni sull’economia cominciano a farsi evidenti, si rischia la crisi. Ma c’è chi, a mio parere, in tutto questo, va salvaguardato: i bambini e i ragazzi. Dobbiamo aver fermo un obiettivo importante, accanto alla tenuta dei nostri ospedali: la continuità educativa. Prima di tutto non possono essere prese le stesse misure per fasce di età diverse. La DAD alle elementari, per esempio, ha dei limiti sociali e strutturali (disponibilità accesso, condizioni in casa, disponibilità di un genitore presente).
Ora dobbiamo fare tutti gli sforzi possibili per gli studenti e farli proseguire. Parallelamente occorre che il ministero ripensi davvero, per il prossimo anno scolastico, un po’ di cose. Ecco alcune proposte concrete: riduzione del numero degli alunni per classe, avere gli insegnanti (con particolare riguardo a quelli di sostegno) il primo giorno di scuola, programmi da condividere maggiormente con le amministrazioni e il terzo settore, anche in altri spazi che la comunità offre, e organizzare didattica all’aperto (ovviamente quando la stagione lo consente) in luoghi opportunamente preparati con progetti specifici che sicuramente facilitino l’educazione”.
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