Toscana in arancione da domenica o da lunedì?
È questa la domanda che tormenta i ristoranti, i bar e i locali del territorio e che ancora non trova risposta.
“È inaccettabile la totale assenza di certezze – commenta Fipe-Confcommercio Pistoia.
Il Governo sembra voler alzare ogni volta l’asticella del disagio vissuto dagli imprenditori e dai lavoratori del nostro settore.
Se da una parte, infatti, sono diventati chiari i meccanismi delle fasce di emergenza che ci permettono di prevedere il passaggio, dall’altra resta aperta la domanda sui tempi in cui questo avverrà.
Il dubbio nasce perché da qualche settimana l’entrata in vigore delle misure contenute nelle Ordinanze è slittata dalla domenica al lunedì, ma cosa accadrà questa volta?
Nessuno sa risponderci perché non c’è una regola e con ogni probabilità lo scopriremo venerdì sera con l’Ordinanza del Ministero della Salute. E quindi con sole 24 o 48 ore di anticipo.
Non possiamo tollerare questa mancanza di trasparenza di fronte ad ogni passaggio: qui non si tratta di salute né di economia ma soltanto di umanità.
Gli oltre 21mila pubblici esercizi toscani che si trovano a dover chiudere per due settimane, lasciando a casa oltre 100mila lavoratori, hanno il diritto di sapere come muoversi.
La domenica è diventato il giorno in cui il 90% dei ristoranti richiama a lavoro tutto il personale e non possiamo non sapere fino al giorno prima se potremo o mano restare aperti.
Inoltre la prossima domenica è San Valentino - unico momento di Febbraio che la maggior parte delle persone sceglie storicamente di festeggiare fuori casa - e abbiamo già numerose prenotazioni. Per non parlare delle forniture speciali che molti ristoranti ordinano per realizzare un menù dedicato a questa giornata e che, nel caso in cui il passaggio diventasse effettivo il 14, non potrebbero essere utilizzate.
Il danno per la chiusura di domenica sarebbe inestimabile e sarebbe l’ennesimo colpo di grazia dato a un settore già allo stremo.
È estenuante muoversi con questa totale assenza di certezze, ancora di più in una fase in cui l’assenza di un vero proprio Governo fa sentire il suo peso nella mancanza di decisioni e di misure economiche a sostegno delle attività.
Proprio ‘incertezza’ sembra essere la parola d’ordine nella gestione della pandemia ma questa è totalmente incompatibile con l’attività d’impresa ed è grave tornare a usarla dopo quasi un anno dall’inizio dell’emergenza.
Siamo di fronte a un passaggio difficile e chiediamo solo di poterlo vivere senza ulteriori ansie e complicazioni.
Abbiamo bisogno di informazioni certe e precise sui tempi delle misure che saranno prese.
Il settore della ristorazione ha una dignità, vogliamo che sia rispettata”.
Fonte: Confcommercio - Ufficio stampa
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