Tutti abbiamo apprezzato la rapidità con cui la Regione Toscana si è mossa in queste settimane per ripristinare quell’asse viario strategico che è la superstrada FIPILI. Una frana ha limitato la percorrenza ordinaria e prontamente si è intervenuti: reazione necessaria quanto adeguata.
Ora che l’emergenza sta rientrando, proviamo a fare una riflessione più ampia sullo stato in cui versa la viabilità collinare di competenza regionale, provinciale o comunale e sul territorio in cui questa viabilità si snoda. Non c’è bisogno di scomodare numeri e statistiche, per avere un quadro chiaro ed esaustivo basta girare per le strade toscane.
Negli ultimi decenni, nella maggior parte dei casi, si è provveduto a rifare il trucco alle strade, a mettere asfalto su asfalto per coprire un avvallamento, come se l’avvallamento fosse un evento unico e irripetibile, quando invece si trattava dell’avvisaglia di qualcosa che avrebbe poi avuto un’evoluzione.
Noi ci confrontiamo tutti i giorni con i tecnici delle amministrazioni e degli enti gestori della rete viaria, che spesso sono nostri colleghi, e sappiamo che sono coscienti del fatto che quella sia una misura che li mette nelle condizioni di poter riaprire una strada, che cura il sintomo, ma che nulla fa per affrontare la patologia. E sappiamo che, purtroppo, più di questo non possono fare, perché non esistono fondi strutturali sufficienti a far sì che un avvallamento venga adeguatamente trattato con un intervento risolutivo.
Per quanto siano affascinanti per il paesaggio che ci fanno ammirare, le strade collinari sono delle ferite sempre aperte su un territorio fragile, ferite che se non vengono costantemente curate, inevitabilmente danno luogo a patologie croniche. La mancata manutenzione dei sistemi di regimazione delle acque, come ad esempio le cunette stradali, fa sì che queste acque si concentrino dove possono, iniziando la loro lenta azione destabilizzatrice. Il primo segnale è un piccolo avvallamento, il secondo una grande crepa sul manto stradale, il terzo un gradino sulla carreggiata che impedisce la circolazione.
La stessa cosa può dirsi di un’area coltivata in cui non viene eseguita la manutenzione al reticolo campestre o ai sistemi di terrazzamento, ed in questi casi si ha perdita di suolo. La stessa cosa può dirsi di un’area boscata in cui la viabilità di penetrazione è lasciata a se stessa.
La stragrande maggioranza delle innumerevoli frane che intessano il territorio toscano ed il sistema viario in particolare è riconducibile a questa banale equazione: mancata manutenzione = dissesto.
Riteniamo sia necessario un cambio di rotta nelle politiche di tutela del territorio, che non debba passare attraverso la concentrazione di gran parte dei fondi disponibili su pochi grandi interventi, ma piuttosto attraverso una distribuzione diffusa di questi fondi su piccole sistemazioni o, se vogliamo, ristrutturazioni territoriali, progettate e coordinate da tecnici che il territorio lo conoscono, lo rispettano, lo tutelano. Se cominciamo a finanziare adeguatamente la ristrutturazione e la manutenzione degli assi viari e del territorio ad essi adiacente, siamo ancora in tempo per curare le ferite del le nostre aree collinari e montane e per salvare le infrastrutture che garantiscono lo sviluppo dei nostri territori. Non è casuale che i problemi di sviluppo economico di vaste aree della Toscana siano fortemente legati allo stato in cui versa il sistema di collegamento fra centri maggiori e minori, e citiamo le province di Grosseto e di Siena solo per fare un esempio che non attenua le criticità nelle altre province toscane.
Nelle interlocuzioni che abbiamo avuto in queste settimane con la Regione Toscana, è emerso che le risorse per la difesa del territorio ci saranno, ma chiediamo che queste vengano indirizzate su un maggior numero di interventi, ipotizzando anche strumenti di sopporto per i soggetti privati che abbiano proprietà gravanti su infrastrutture pubbliche, che da soli noi riescono a far fronte ad eventuali dissesti o a sostenere una manutenzione continua: un grande piano regionale fatto di micro-interventi.
Confidiamo dunque che la Regione Toscana prosegua l’azione di tutela del nostro territorio, andando oltre le emergenze e scommettendo su investimenti da eseguire in “tempi di pace”, che garantiscono un ampio margine di guadagno in termini economici ed in termini di sicurezza per i cittadini.
La spesa per la cura del territorio è un investimento che dobbiamo alle future generazioni.
Ordine dei Geologi
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