In quella foto alla conclusione della cerimonia di consegna del Sant'Andrea d'oro 2019 manca solo la maglia azzurra, poi c'è racchiusa tutta la sua vita: la sua famiglia, la Sindaca a simbolo della nostra città, il fazzoletto dell'Aned al collo, l'essere fisicamente nel cuore di Empoli. Sauro Cappelli non è più in Empoli, nel suo giro, nel suo Comune, nella sua via dei Neri. Dove sia ora a nessuno è dato saperlo, di sicuro c'è che quaggiù ci manca già una persona che con la nostra città ha avuto un legame forte, dando tanto e ricevendo altrettanto.
Il senso delle Istituzioni, l'antifascismo e l'amore per Empoli sono stati i pilastri su cui ha fondato la sua vita.
Entrato in Consiglio comunale nel 1970, lascerà la politica nel 1995 dopo 21 anni da Assessore. In un'intervista nel 2014 su questo blog, alla domanda se gli fosse dispiaciuto non aver mai fatto il Sindaco rispose: "No, quando entrai nel Pci non mi sarei mai sognato nè di essere messo in lista nè tantomeno di fare l'Assessore. Io ho solo la quinta elementare e credo che, per uno come me, aver ricoperto quel ruolo sia stato il massimo".
Una frase che testimonia la sua semplicità, il senso delle istituzioni di una persona che, nonostante il suo lungo corso in politica, non si sentiva sufficientemente pronto alla carica più importante, anteponendo così Empoli alle legittime ed umane ambizioni che ognuno ha. Al di là dei ruoli ufficiali, è sempre comunque rimasto un punto di riferimento per i politici locali tanto che la stessa Brenda Barnini ha ricordato come, quando iniziò il cammino verso la candidatura a Sindaco, andò a cercarlo passando con lui un'intera giornata.
L'antifascismo è stato poi l'altro suo tratto caratterizzante, un valore che ha legato a quello della Memoria, come testimonia il suo impegno con l'Aned e, soprattutto, la passione che metteva quando impugnava il microfono per parlare in pubblico o ai ragazzi di una scuola.
E quando il microfono non glielo davano se lo prendeva e parlava quanto voleva. E chi si sognava di dirgli di accorciare i tempi? E chi si sognava di mettere in dubbio che il capo-pullman di uno dei mezzi che faceva parte dell'annuale viaggio della Memoria fosse lui?
Sì, perchè, fino a che ha potuto, di quella carovana aveva sempre fatto parte, perchè viaggiare nella memoria e difenderne il valore vuol dire contribuire a che nessuno dimentichi mai cosa è stato il nazi-fascismo ed onorare allo stesso tempo il ricordo di chi, da quel viaggio, non fece mai ritorno.
E poi Empoli, quella nel cui centro ha sempre vissuto assieme alla moglie Anna (61 anni insieme, 61 anni nella casa di via dei Neri) e dalla quale si è separato solo quando, rimasto vedovo, si è avvicinato al figlio Carlo a Pistoia per poggiarsi meglio sul 'bastone' della sua vecchiaia. Se qualcuno volesse provare a descrivere cosa sia il senso di attaccamento ad una città, lui è uno di quelli a cui dovrebbe guardare. A Empoli ha dato tanto, da Empoli ha ricevuto altrettanto. Ha avuto una vita felice Sauro, fatta di valori, di soddisfazioni, di una famiglia unita che, essendo rimasto orfano ad appena sei anni, è senza dubbio una delle cose che lo ha reso più felice.
Ora che se n'è andato, lasciamo spazio alle emozioni che mai devono essere trattenute, anche alle lacrime per il dolore del suo distacco ma, avendogli in tantissimi voluto un sincero e genuino bene, anche per la felicità di sapere che ha avuto una bella vita ed una morte serena e senza soffrire.
L'ultimo respiro lo ha fatto in un ospedale in montagna, quella montagna che in vita aveva spesso evocato e cantato perchè è lassù che il valore dell'antifascismo ha fatto sbocciare la nostra democrazia, laddove, come disse Piero Calamandrei, "è nata la nostra Costituzione", lassù dove cresce il fiore del partigiano che lui ha annaffiato per tutta la sua vita.
Ciao Sauro. Anzi, bella ciao....
Marco Mainardi
Tutte le notizie di GoBlog